08 luglio 2012

Una Samp a tutto mondo.

Sono passati pochi giorni dalla presentazione di Ciro Ferrara, nuovo allenatore della Sampdoria, e già tutto l'ambiente blucerchiato è proiettato al mercato estivo, che dovrebbe portare facce nuove per garantire all'allenatore una squadra di tutto rispetto, in grado di salvarsi senza troppi patemi. Del resto, questo è sostanzialmente l'obiettivo dichiarato dalla proprietà e dall'allenatore per questa stagione, salvo poi tentare di migliorarsi negli anni successivi.
Ferrara ha chiaramente affermato che ha una preferenza per i giocatori italiani, ma non ha neanche escluso la presenza in squadra di giovani stranieri da lanciare. Quindi, la Sampdoria tenta di nuovo la strada dell'"internazionalismo", dopo averla incominciata a percorrere l'anno passato, con gli acquisti di Sergio Romero e Renan Garcia a puntellare la squadra che ha ottenuto la promozione dalla B alla A. A confermare quest'orientamento, c'è anche la ricerca dell'allenatore, che ha portato a cercare il tecnico oltre i confini nazionali, con le offerte (ahimé, rifiutate) da Pochettino, Benitez e Deschamps.

La presentazione di Ciro Ferrara, 45 anni, pochi giorni fa con Edoardo Garrone.


Ma quali sono stati i grandi colpi esteri della Sampdoria nella sua storia? Vi sono stati alcuni grandi campioni che hanno vestito la maglia blucerchiata: proviamo a citarne solo alcuni, una sorta di top-five, giusto per non fare una lunga lista.
Il primo della lista è senz'altro Ernesto "Tito" Cucchiaroni: per lui, non vale solo il discorso delle capacità tecniche o di quanto rese in campo. Il giocatore argentino visse la realtà doriana per ben cinque stagioni, contribuendo al quinto posto della stagione 1960/1961, allora miglior risultato nella breve storia della Samp. Grazie al suo dribbling sull'ala sinistra ed alle magie di un altro campione come Lennart Skoglund, il Doria raggiunse un risultato storico; Tito Cucchiaroni è rimasto così nel cuore dei tifosi da meritarsi l'onore dell'omonimo nome di un importante gruppo di tifosi blucerchiati, formatosi nell'annata 1968/1969. Per lui, sono 40 in 148 partite con la maglia sampdoriana.
Il secondo storico campione di cui parlo non può che essere Trevor Francis. Siamo negli anni '80, la Samp è recentemente tornata in A sotto la guida di Paolo Mantovani come presidente e non vede l'ora di togliersi qualche sfizio e crescere con il proprio progetto. Per farlo, viene chiamato il 28enne bomber, comprato dal Manchester City, in cui era arrivato dopo due Coppe Campioni vinte con lo storico Nottingham Forest di Brian Clough. Insomma, come comprare oggi un Wayen Rooney. Colui che aveva regalato la prima di queste due Coppe (con un suo gol) al Forest arrivò a Genova dopo un Mondiale deludente con l'Inghilterra; ripagherà i tifosi blucerchiati con 17 gol in 68 presenze e con il titolo di capocannoniere in Coppa Italia nella stagione 1984/1985, l'anno in cui arriva il primo trofeo blucerchiato dell'era Mantovani. Lascerà ricordi indimenticabili, come la doppietta che stese la Milano nerazzurra in quel di San Siro.
Il terzo della lista è un uomo di cuore, uno che alla Sampdoria si è affezionato: parlo di Toninho Cerezo, mediano brasiliano tutto samba, corsa e piedi buoni. Dopo tre anni spesi nella capitale sponda giallorossa, Cerezo decide di trasferirsi a Genova: saranno sei stagioni straordinarie. I suoi sei campionati con la maglia doriana addosso coincidono perfettamente con l'epopea di Vujadin Boskov, con il quale vincerà due Coppe Italia, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Italiana ed uno scudetto, non contando poi le occasioni sfiorate in Coppa delle Coppe ed in Coppa dei Campioni contro il Barcellona di Crujff. I suoi gol segnano momenti indelebili nella memoria di molti in quegli anni: suo il gol che sbanca la Milano rossonera nell'anno del tricolore e suo il gol d'apertura al Lecce, nel giorno che sancisce il titolo di campione d'Italia per la squadra blucerchiata. Per lui, 210 presenze e 25 gol.
Il quarto moschettiere della lista è un signore che a Genova è stato di passaggio, ma che ha lasciato un ricordo fantastico nella mente di molti: Boskov lo definiva "cervo che esce di foresta". Parlo ovviamente di Ruud Gullit, arrivato nell'autunno del 1993, stanco di un rapporto logoro con il mister del Milan Fabio Capello e desideroso di dimostrargli che è ancora u un giocatore decisivo. L'ex Pallone d'Oro sarà fondamentale per la Samp: nel 1993/1994, il Doria arriva terzo in campionato grazie ai suoi 15 gol in 31 partite e vince la Coppa Italia, l'ultimo trofeo per la società blucerchiata; egli sarà costretto ad un breve ritorno al Milan, ma tornerà poi a Genova per i primi sei mesi del 1995, realizzando altri nove gol e creando ricordi splendidi nella mente dei tifosi sampdoriani.
L'ultimo, ma non ultimo per classe ed importanza, è "la Brujita" ("La Strega", in riferimento ad un cartone animato argentino), soprannome di Juan Sebastian Veron. Magari, per altri, Veron viene dopo altri campioni che hanno vestito la nostra maglia, ma quello che l'argentino mi ha fatto vedere in due anni di Sampdoria è stato fantastico. Ero piccolo, ma le sue magie superavano la mia mancanza di conoscenze e mi catturavano più di quanto avrei potuto capire. Il suo gol al Perugia rimane uno dei più belli della storia della Samp e la sua carriera post-Samp dimostra quanto è stato importante: Parma, Lazio, Manchester United, Chelsea, Inter ed Estudiantes, tutte grandi squadre con le quali ha vinto qualcosa (tranne con i blues di Londra). Gli è mancato qualcosa con la Nazionale albiceleste, ma è stato un grande anche per la Samp.
Senza contare altri grandi giocatori che hanno vestito i nostri magici colori: Boghossian, Briegel, Liam Brady, Karembeu, Katanec, Laigle, Mihajlovic, Mychajlyčenko, Ocwirk, Platt, Seedorf, Skoglund, Souness e Luis Suarez.

Trevor Francis, indimenticato bomber blucerchiato.


Non sono tutte rose e fiori però nel passato degli stranieri alla Sampdoria. Anche qui proviamo a fare una cernita dei casi più eclatanti, lasciando fuori anche alcune chicche che molti tifosi doriani ricorderanno, ricordando che le delusioni possono essere rappresentate sia da giocatori totalmente deludenti, sia da qualcuno che ha avuto una buona carriera e dal quale ci si aspettava qualcosa in più. Delusioni che si concentrano negli anni '90.
Il primo della lista è Angel "Matute" Morales: arriva nel 1997 a Genova, con l'intento dichiarato di sostituire (almeno tecnicamente) Roberto Mancini, quindici anni di storia e trofei sampdoriani, migrato alla Lazio per vincere qualcosa e ricongiungersi con il suo Sven-Goran Eriksson. Il risultato sarà estremamente deludente: escludendo un gol rifilato alla Juve di Lippi e la stima di Menotti, l'argentino deluderà tutte le attese con nove presenze ed appena un gol, prima di essere ceduto al Merida nel mercato invernale di riparazione. Insomma, il "10" di Mancini sembrerà profanato.
Il secondo di questi strani casi della vita è quello di Oumar Dieng: reduce da una vittoria in Coppa delle Coppe con il rinomato Paris Saint-Germain, viene acquistato dalla Samp con la speranza di integrarsi bene nella retroguardia blucerchiata. La trattativa è talmente pubblicizzata da svelare che il 24enne franco-senegalese è stato strappato alla concorrenza di altri grandi club europei; probabilmente, questi ultimi staranno ancora ridendo. Il ragazzo gioca 15 partite in due anni, peraltro molte di queste sono spezzoni, neanche da ricordare: nel 1998, verrà ceduto all'Auxerre e vagherà poi per il calcio turco, togliendosi qualche soddisfazione. Ma lontano da Genova.
Il terzo caso di studio è quello di Lee Sharpe: un caso decisamente pesante. Già, perché il ragazzo di Halesowen aveva giocato per otto anni con la maglia del Manchester United ed arriva alla Samp a 27 anni: non proprio un vecchiardo da pensionare. Eppure, il ragazzo non convince, nonostante nello United abbia conteso il posto ad un certo Ryan Giggs. Non che la cosa stupisca: è l'annata 1998/1999, quella della retrocessione. E se entrano i gol di Ganz all'ultimo minuto, ci basta poco per capire che la delusione riguardante Sharpe è un caso più che verosimile. L'ex Man Utd gioca tre partite, quanto basta per capire che non può essere utile alla causa: a Marzo saluta baracca e burattini, volando via da Genova in direzione Bradford. Un peccato.
Il quarto monumento dell'imprevedibilità calcistica è rappresentato da Zoran Jovicic: anche qui, sulla scia di Sharpe, parliamo più di peccato che di "sola". Già, perché il buon Zoran le doti le aveva tutte: durante gli anni alla Stella Rossa, si era messo in luce grazie a tanti gol e buone prestazioni, capaci di garantirgli un titolo di capocannoniere e due Coppe di Yugoslavia. La Samp ci prova e lo compra per ? miliardi nell'estate del 1998, anche perché ormai Jovicic è nel giro della nazionale yugoslava e rischia di costare troppo negli anni a venire. Sembra l'inizio di una proficua avventura per entrambi: sarà solo l'inizio del calvario. Jovicic vedrà pochissimo il campo, causa gli innumerevoli infortuni che lo colpiranno, già prima dell'inizio dell'avventura blucerchiata, con l'infortunio nel Marzo del 1998 e la rinuncia forzata ai Mondiali di Francia del 1998, nei quali probabilmente sarebbe stato ricompensato con i galloni di titolare nell'attacco della sua nazionale. Infortuni che non lo lasceranno per tutti i quattro anni vissuti a Genova: 10 gol in 49 presenze sono il contributo massimo che questo sfortunato bomber poté offrire alla causa doriana.
Infine, il più recente caso di arrabbiatura per il tifoso medio della Samp: Ruben Olivera. Arriva alla Samp nell'estate del 2006 dalla Juve, dove gioca poco ma è sempre decisivo per le sorti della squadra; il desiderio di dimostrare di poter essere continuo lo spinge a Genova, sponda blucerchiata. Tutte le aspettative sul suo conto saranno deluse: il rendimento di Olivera con la maglia della Samp sarà uno di quei rari casi in cui il tifoso spera che il giocatore non giochi neanche al parco. Il buon Ruben riuscirà ad avere una delle peggiori media voto di tutto il campionato italiano, risultando il peggior acquisto della stagione 2006/2007. Stagione già di per suo interlocutoria, ma che Olivera contribuirà a colorare con un'espulsione a San Siro per doppia ammonizione, causa parastinchi messi male, e con un'altra cacciata in Coppa Italia che gli costerà cinque giornate di squalifica. Neanche Novellino può fare qualcosa per lui: 20 presenze, zero gol e tanta, tanta approssimazione.
E tutti questi casi non sono soli: i nomi di Cordoba, Dichio, Lassissi, Yanagisawa o Zivanovic ricordano quelli che si possono definire "bidoni", mentre i nomi di Klismann, Oman-Biyik e Signori semplicemente lasciano rimpianto, perché non riuscirono ad esprimersi al massimo nella piazza doriana, nonostante fossero grandissimi giocatori. Su tutte, va segnalata anche la presenza nei ranghi della squadra del figlio del Colonnello Gheddafi durante la stagione 2006/2007.

Oumar Dieng: il suo passaggio alla Samp è stato traumatico per molti tifosi.


E adesso si ricomincia. Nella squadra che, con molti italiani in squadra, ha sfiorato una qualificazione alla Champions nel 2005 e ne ha raggiunta un'altra nel 2010; nonostante ciò, è giusto tentare di integrare con qualche giocatore dal profilo straniero. Speriamo che Sensibile e Ferrara scelgano bene: la rivelazione è sempre preferibile al bidone o alla meteora. Del resto, la storia ce lo insegna.

Sergio Romero, 25 anni: con lui, l'internazionalità è tornata alla Samp l'anno scorso.

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