24 gennaio 2017

Correre ai forconi.

Premessa: cosa vi aspettavate da questo campionato? Di fare meglio dell'anno passato, certo. Ma di quanto? Perché vedendo le griglie pre-stagione e la nostra rosa, viene da chiedersi dove avreste collocato la Samp. Leggo di esoneri per Giampaolo - come a ottobre, ma è un'altra storia - e di cambi, ma la domanda è: chi può migliorare questa squadra? La sconfitta di Bergamo e l'ultimo periodo non lasciano spazi d'interpretazione.

Due punti nelle ultime sei gare per la Samp targata Giampaolo.

Come ho già detto più volte negli ultimi mesi, al duello di giugno Giampaolo-Pioli, la mia preferenza sarebbe andata all'attuale allenatore dell'Inter. Dobbiamo però cominciare a entrare nella possibilità che lo stesso Pioli si sia tirato indietro: dopo un anno e mezzo abbastanza positivo alla Lazio, ora sta facendo bene con l'Inter (25 punti da quando è arrivato) e la Samp - questa Samp - sarebbe stata un salto indietro per la sua carriera.
Diverso il discorso per Marco Giampaolo: Genova è una piazza tranquilla. O almeno dovrebbe esserlo, se non fosse che la Samp ha cambiato dieci allenatori nelle ultime sei stagioni (la retrocessione del 2010-11 ha fatto più danni di quanti ne immaginavamo). Tuttavia, lo svizzero ha scelto noi proprio perché l'impressione è che si potesse impostare un determinato progetto, fatto di giovani e pazienza.
Il rendimento dell'ultimo periodo (due punti in sette partite, arrivati da pareggi interni contro Udinese ed Empoli: ouch) è deficitario e a esso va aggiunta la figura barbina di Roma. Ha ragione Giampaolo sull'affermare come il 4-0 finale sia stato troppo severo verso una Samp capace di giocarsela nella prima mezz'ora, ma il punto è che bisognerebbe evitare di crollare ogni volta che si subisce uno o due gol, lasciando mentalmente la gara.
Gli episodi non stanno aiutando. Non ne abbiamo la controprova, ma nelle gare contro Roma, Milan, Napoli e Atalanta sono volati via dei punti che oggi metterebbero la Samp più in alto. E forse con meno pressioni, come nell'ottimo periodo avuto tra ottobre e novembre, quella striscia che ha salvato Giampaolo. La posizione del tecnico non è in bilico, ma certamente verrà rivista.
Colpa di chi? In parte sua, non c'è dubbio. Su 24 partite da allenatore della Sampdoria, Giampaolo non si è mai schiodato dal suo fidato 4-3-1-2: un integralismo incredibile, mai visto in tanti anni di Samp. Neanche Atzori e la difesa a tre erano durati così tanto. Se da una parte va dato l'onere intellettuale delle armi al tecnico blucerchiato, dall'altro c'è da chiedersi se una salvezza quasi conquistata non debba spingere a cercare altre soluzioni.

Paradossalmente la partita più brutta di questo periodo nero.

Ma le colpe di Giampaolo finiscono in un'altra domanda: sicuri che la Samp 2016-17 sia più forte dell'Empoli 2015-16? Se guardiamo la qualità media della rosa e dei panchinari (specie davanti), la risposta sembrerebbe sì. Ma nei ruoli-chiave - centrali, terzino sinistro, mezzala, trequartista - il confronto sembra offensivo per i toscani che l'anno scorso chiusero il campionato al 11° posto con 46 punti (più o meno lo stesso obiettivo della Samp odierna).
Nessuno dei trequartisti utilizzati - Álvarez, Bruno Fernandes, Praet - ha eguagliato la stagione di Saponara. Né Regini, né Pavlovic sono o saranno mai Mario Rui. Tonelli in questa Samp giocherebbe titolare domani mattina su una gamba, nonostante la stagione di Skriniar e Silvestre sia tutt'altro che disprezzabile. E soprattutto Praet finora non è la copia di Zielinski, nonostante le sue premesse fossero migliori di quelle del polacco in Toscana.
Ecco, questo è quello che manca: le riserve dell'Empoli 2015-16 erano Livaja, Krunic, Dioussé, Zambelli, Costa. Magari Pucciarelli non era Muriel, ma i giocatori si adattavano meglio a un certo tipo di gioco. Qui ci sono invece tanti progetti di giocatori che devono maturare e non sappiamo neanche quanti di loro rimarranno a fine anno. Pereira partirà già ora, si cercherà di monetizzare Muriel e poi chissà.
Viene quasi da chiedersi cosa fare a fine anno. Si potrebbe decidere dopo una domanda: «Mister, crede che la rosa sia migliorata dopo il suo lavoro?». Se la risposta di Giampaolo fosse no, allora è giusto separarsi. Ma subentra una seconda questione: lasciare la vecchia strada per quale? Non è che il panorama italiano pulluli di Guardiola.
La scuola nostrana sta rifiorendo con Conte, Sarri, Spalletti, Montella, Di Francesco. Tuttavia, questi sono nomi irraggiungibili. Allora bisognerebbe partire da un allenatore in costruzione: i nomi ci sarebbero - Oddo e De Zerbi, per farne due - ma anche qui si tratta di costruire. Insomma, il problema sono le scelte degli allenatori e dei dirigenti o è la pazienza che è finita dai tifosi dopo sei anni? Correre ai forconi non servirà.

Marco Giampaolo, 49 anni, in una posa che onestamente mi ricorda Jep Gambardella ne "La grande bellezza".