04 settembre 2018

Che domenica bestiale.

Un risultato inaspettato, ma meritato. Una debacle di una squadra tra le candidate allo scudetto, che però non spiega tutti i suoi problemi. Una fantastica serata per un gruppo che ha rinnovato parecchio, ma che ha giocato un'ottima gara. Una Sampdoria ordinata e cinica abbatte il Napoli per 3-0, con il risultato che espande i meriti della compagine di Giampaolo.

Le due squadre riunite a centrocampo nel pre-gara per ricordare le vittime di Ponte Morandi.

La Sampdoria si presenta alla prima in casa commemorando le vittime di Ponte Morandi e con diversi cambiamenti: dentro Ekdal e Saponara dal 1', così come c'è l'esordio di Tonelli, che prende il posto di Colley. Il Napoli comincia le sue rotazioni: dentro Verdi e Diawara, fuori Callejon e Hamsik. Tutto normale per chi giocherà tante gare.
Al 1', subito occasione per il Napoli: lancio al millimetro di Allan e Insigne sbuca alle spalle di Tonelli, anticipando Audero con un lob. Peccato che il pallonetto sia troppo lento e Andersen possa rimediare senza affanni. Gli ospiti hanno il pallino del gioco, ma in pochi minuti si ritrovano incredibilmente sotto nel punteggio.
Al 10', su corner del Napoli, la squadra azzurra si fa trovare scoperta: Defrel aggancia il pallone e appoggia per Linetty, che lancia il contropiede. Appena ricevuta la palla sulla linea di centrocampo, Saponara cambia lato di prima e serve Defrel, che fatica nel controllo, ma poi spara un gran destro di controbalzo per battere Ospina: 1-0.
In vantaggio a sorpresa, la Sampdoria non cambia la sua attitudine: ordinata uscita della palla, passaggi corti e squadra stretta, con il difetto di essere deboli sui lati. Il Napoli tenta di impensierire Audero, ma né un sinistro di Milik né una punizione di Insigne impensieriscono il portiere blucerchiato. E anzi, arriva il raddoppio.
Al 31', palla perfetta di Ekdal per la corsa di Bereszynski, che mette in mezzo un pallone rasoterra. Quagliarella aggancia e realizza di non avere spazio per il tiro, scaricando la sfera sul vicino Defrel: il francese esita, ma alla fine calcia e trova pure la fortunata definizione di Albiol, che spiazza di fatto il portiere: doppietta e 2-0.
Il primo tempo finisce così, con l'ammonizione del neo-entrato Ramirez per fallo su Allan: purtroppo l'infortunio di Saponara l'ha costretto ad alzare bandiera bianca nei primi 45'. Ancelotti punta su due cambi per la ripresa, sostituendo gli evanescenti Insigne e Verdi per una trazione migliore, inserendo Mertens e Ounas nella ripresa.
Purtroppo per gli ospiti, i cambi producono qualcosa, ma non il cambiamento di cui avrebbero bisogno. Le occasioni migliori arrivano da un colpo di testa di Milik (parato centralmente da Audero), da una carambola Andersen-Audero su un cross di Ounas (fuori) e da un tiro rasoterra di Mertens (anche questo salvato agevolmente).
Nella girandola di ammonizioni e sostituzioni, arriva non solo il gol che chiude la gara, ma un vero e proprio capolavoro. Su un cross debole di Bereszynski, al minuto 74, è Quagliarella a gelare Koulibaly e Ospina con un tacco dalle sembianze quasi animali: come un granchio, il 27 avvolge la palla nel suo tacco e segna uno dei gol dell'anno.
La partita finisce sostanzialmente lì. La Sampdoria si chiude dietro e completa i cambi, mentre il Napoli ci prova per altre due volte: il destro di Milik finisce fuori di poco, mentre l'assist dello stesso polacco trova Mertens a centro area, ma non basta anticipare Audero in uscita, perché il numero 14 mette la palla alta.

L'umiltà di Fabio Quagliarella, uno che non esulta perché gli amori vengono prima delle emozioni istantanee.

Audero 6.5; Bereszynski 7, Andersen 7, Tonelli 7.5, Murru 6.5 (dal 13' s.t. Sala 5.5); Barreto 6.5, Ekdal 7.5 (dal 38' s.t. Ronaldo Vieira s.v.), Linetty 7; Saponara 6.5 (dal 35' p.t. Ramirez 5.5); Defrel 8, Quagliarella 7.5

Al di là dello scarto - che mi è sembrato esagerato: la produzione di xG è stata la stessa tra le due squadre -, la vittoria della Sampdoria è stata iper-meritata. Una prestazione di squadra, che ha dimostrato come gli aggiustamenti rispetto a Udine abbiano funzionato. E soprattutto come alcuni elementi siano fondamentali per questa squadra.
Come detto già dopo la prima gara, Ekdal è un buon interprete per il ruolo di regista: non è Torreira, ma ha eleganza, calma e raziocinio sufficiente per giocare in quella posizione. Tonelli ha esordito con una prestazione super, mentre Saponara - nonostante un problema muscolare che l'ha costretto all'uscita dopo 35' - ha mostrato altri buoni spunti dopo Udine.
Problemi? Continuo ad avere qualche dubbio su Audero e Murru. Il portiere ha mostrato ancora una volta talento nell'uno contro uno, ma il suo gioco di piede non è lontanamente vicino a quello di Viviano e bisognerà lavorarci. Per il terzino, invece, rimane il problema dei suoi buchi difensivi, non sfruttati adeguatamente dal Napoli nei primi 45'.
La coppia d'attacco, invece, sembra aver carburato. Al di là del capolavoro di Quagliarella, Defrel si muove, corre tanto e sembra esser tornato il giocatore che a Cesena mi aveva stupito. Nota di merito anche per Rolando Vieira: entrato nel finale, il ragazzo è un diamante grezzo. Molto duro nei contrasti (forse troppo), ma buona visione di gioco.
E il Napoli? Abbiamo capito una cosa, che avevo già intuito durante il calciomercato estivo: ho il dubbio che Verdi e Insigne non possano giocare insieme, ma solo alternarsi. Entrambi amano impostare il gioco e far gravitare il pallone attorno a sé, ma non è possibile nel 4-3-3 del Napoli, con Callejon che sembra ancora più importante che nella gestione Sarri.
Ora c'è la pausa, con la Sampdoria che ha colto un successo importante: al ritorno dallo stop internazionale, la squadra giocherà contro un Frosinone ancora senza un gol all'attivo e soprattutto fanalino di classifica con un punto. La speranza è di spingere e guadagnare un'altra vittoria, specie dopo una domenica bestiale come questa.

La squadra festeggia il 3-0 finale sotto la Gradinata Sud.

29 agosto 2018

Inizio amaro.

Un'ora di pieno sonno e una preoccupante involuzione, dovuta a molteplici motivi: si va da quella che è sembrata una scarsa condizione alla difficoltà di integrare nuove soluzioni in un progetto tattico che è sempre uguale, ma che richiede nuovi eroi. La Sampdoria di Udine è stata tutta nella mezz'ora finale, ma non è bastata ad evitare la sconfitta per 1-0 in Friuli.

Marco Giampaolo, 51 anni, somatizza bene la sconfitta di Udine.

La Sampdoria si presenta a Udine con il solito 4-3-1-2: senza due-tre pezzi fondamentali del passato, Barreto è il regista per questa gara, mentre Colley, Audero, Jankto e Defrel sono alla prima assoluta in A con la Doria. Dall'altra parte, Julio Velázquez è reduce dal 2-2 di Parma e conta su De Paul e Machis per supportare Lasagna.
Il primo tempo è stato un dominio dei friulani. Già al 3' Audero tenta un'uscita avventurosa, ma fortunatamente Lasagna non lo punisce da 45-50 metri. Appena tre minuti più tardi, è Fofana a provare la conclusione dopo una respinta su angolo, ma ancora Audero si rende protagonista, evitando il peggio.
Ma al 9' l'Udinese passa in vantaggio: palla in diagonale da Fofana a De Paul, con l'argentino che finta di servire Samir sul taglio. Bereszynski segue correttamente il taglio dell'avversario ed è allora Andersen che dovrebbe uscire sull'argentino, ma il danese esita. Colley prova a coprire al posto suo, ma è tardi: Audero non può nulla ed è 1-0.
I padroni di casa non si fermano qui: palla in profondità per Lasagna, ma Audero è miracolo in uscita. Altri tre minuti e al 18' il portiere della Samp pone un altro mattoncino per salvare la squadra, stavolta su un colpo di testa di Behrami. E al 25' una sponda di Lasagna serve Machis, che corre alle spalle di Murru: un salvataggio con la faccia dell'estremo difensore doriano evita il 2-0.
Fortunatamente, il secondo tempo è diverso. L'Udinese rallenta e non è più lo tsunami dei primi 45', anzi la Samp sfiora il pareggio con una gran giocata di Defrel: servito da Quagliarella, l'ex Roma punta Nuytinck e lo salta parzialmente, quanto basta per trovare lo spazio affinché parta un tiro mancino. Purtroppo la palla finisce sul palo.
Dopo una girandola di sostituzioni e ammonizioni, la Samp deve aggiustare il tiro in campo per trovare il pareggio. Il merito è del cambio tra uno spento Jankto e il neo-arrivato Ekdal, sistemato nel ruolo di regista al posto di Barreto, con il paraguayano di nuovo mezzala. Subito Bereszynski impegna Scuffet al 70', ma il meglio deve arrivare.
Al 76' Kownacki sfiora il palo con un suo tiro da dentro l'area, mentre Linetty ha due conclusioni che per poco non centrano il pareggio: prima il pallone sfiora il secondo palo, poi il polacco impegna Scuffet in una parata complicata. E nel finale è Ekdal a essere contrato da Behrami a un passo dall'1-1. Purtroppo è l'ultima chance.
Infatti, l'Udinese ha persino un paio di occasioni nel finale per raddoppiare: Teodorczyk al 91' salta sia Murru che Andersen, ma non trova la porta di fronte ad Audero. E due minuti più tardi è Mandragora a impegnare il portiere della Sampdoria, costretto al corner. Finisce 1-0 per l'Udinese: forse meritatamente, ma il pareggio non era lontano.


Audero 6; Bereszynski 5.5, Andersen 5.5, Colley 5.5, Murru 5; Linetty 6, Barreto 4.5 (dal 24' s.t. Ekdal 6.5), Jankto 5; Ramirez 5 (dal 13' s.t. Saponara 6.5); Defrel 6, Quagliarella 5.5 (dal 27' s.t. Kownacki 6).

C'è un primo problema enorme da risolvere ed è quello del regista. Un problema che scorporato su due piani: se sostituire Torreira è semi-impossibile, mettere Barreto in quel ruolo dal 1' è stato un suicidio. Ekdal ha sicuramente rappresentato una soluzione migliore e chissà che persino il giovane Rolando Vieira non possa fin da subito essere un'opzione preferibile al paraguayano.
Il secondo ostacolo è il terzino sinistro: contro Machis, Murru è sembrato inadeguato, proprio come l'anno scorso, nonostante Strinic non ci sia più e lui abbia avuto la certezza di fare il titolare fin dal ritiro. La speranza è che Junior Tavares lo scavalchi nelle gerarchie, ma i 12 milioni messi a bilancio la scorsa estate pesano tutti. Ognuno di loro.
E davanti? Davanti il reparto sembra spoglio, vista l'età di Quagliarella e la poca fiducia in Caprari. Tuttavia, Defrel è sembrato pimpante e reattivo, sfiorando persino il suo primo gol in blucerchiato. Sopratutto il duo di trequartisti sembra nettamente migliorato, visto che Ramirez ha le sue prove incolori, ma Saponara è entrato bene nella ripresa.
Sull'Udinese non ho molto da dire: nel pre-campionato l'ho messa tra le papabili per la retrocessione, nonostante le prime due giornate di campionato e la buona rosa dal centrocampo in su provino altro destino per i friuliani. Julio Velázquez sta lavorando bene, ma ho timore che il reparto difensivo - soprattutto Scuffet - costeranno punti cruciali al club bianconero.
E ora? C'è il Napoli, una squadra che non battiamo da otto anni: l'ultima volta fu il 16 maggio 2010, il giorno dell'approdo in Champions League. Eppure anche la sola strada per tornare in Europa League - con questa squadra, questa condizione e meccanismi da raffinare - sembra lontanissima. Questo è stato un inizio amaro, speriamo che il proseguimento sia migliore.

Julio Velázquez, 36 anni, alla prima vittoria da allenatore in Serie A.

20 agosto 2018

Stagione che viene, eroi che trovi.

L'estate è finita (o quasi). La durata ristretta del calciomercato - grazie a Dio: non solo per ragioni logistiche, ma proprio di sopravvivenza lungo il caldo estivo - ha permesso alle squadre di Serie A di tracciare un bilancio al momento della prima giornata. E sebbene le tremende vicende del crollo di Ponte Morandi abbiano rinviato l'esordio della Sampdoria in campionato, si può tirare le somme prima della fine di agosto.

Marco Giampaolo, 51 anni, e una barba che cresce parallelamente alle difficoltà sul mercato.

A giugno avevo scritto che la Sampdoria difficilmente avrebbe potuto colmare la distanza che l'ha separata dall'Europa, ma c'erano delle cose da sistemare e dei legittimi dubbi. Come se la sarebbe cavata Osti senza la stampella Pecini? Chi sarebbe rimasto e chi sarebbe andato via? Quanto l'arrivo di Sabatini avrebbe condizionato il tutto in salsa sudamericana? E quali giocatori avremmo perseguito per la terza annata targata Giampaolo?

MERCATO IN USCITA - Voto 7-
(voto agosto 2017: 8,5)

Alla fine dello scorso campionato, la necessità era di liberarsi di alcuni pesi morti, in senso economico e tecnico (quindi non funzionali al progetto). Mentre si è fatta un po' di pulizia e si è usata la collaborazione con la Vis Pesaro per dare ad alcuni giovani minuti in Lega Pro, comunque alcuni punti sono clamorosamente mancati.
Vasco Regini e Jacopo Sala sono ancora a Genova, certificando come l'uscita dei due sia ormai virtualmente impossibile: il primo per motivi tecnici, il secondo per motivi economici (l'operazione con l'Hellas Verona del gennaio 2016 è una spada di Damocle sulle spalle della Samp). Rimangono in rosa, a disposizione di un tecnico che non credo conti su di loro.
Qualcun altro, invece, è andato via. Finalmente Ricky Álvarez è partito per il Messico - sfruttando la rescissione e firmando con l'Atlas -, mentre Matias Silvestre ha deciso di giocarsi le sue carte a Empoli, dove potrà fare da chioccia. Dispiace per la partenza di Emiliano Viviano, che ha trovato una chance unica di andare allo Sporting Lisbona per virtualmente chiudere la carriera.
Ci sono invece addii che erano annunciati, a partire da quello più grosso: Lucas Torreira ha salutato Genova dopo un biennio straordinario, accompagnato da un Mondiale da meritato protagonista. E quando finalmente l'Uruguay l'ha lasciato esprimere, l'Arsenal ha pagato 30 milioni di euro per averlo. Peccato per la clausola: per me, Lucas ne valeva 45-50 di milioni.
Allo stesso modo, si è scelto di lasciar andare Gian Marco Ferrari, ritornato al Sassuolo di fronte a una cifra impossibile per il riscatto. Se in fase di costruzione è stato utile, ha mostrato troppe debolezze nella seconda parte della stagione. Peccato anche per Ivan Strinić, ora ai box per un problema al cuore, ma passato al Milan dopo aver giocato la finale del Mondiale: per sei mesi, è stato il miglior terzino visto al Doria nell'ultimo lustro.
Diverse le operazioni di piccola taglia: sono curioso di vedere come si evolveranno le carriere di Michele Rocca e Giacomo Vrioni (rispettivamente in prestito a Livorno e Venezia), mentre ci saluta Andrés Ponce, trasferitosi all'Anzhi dopo tante premesse non rispettate. Allo stesso modo, Federico Bonazzoli ha una chance unica in un ambiente tranquillo come Padova.
Dopo tanta attesa, Valerio Verre è (giustamente) andato in prestito a Perugia, dove potrà giocarsi meglio le sue carte; lo stesso vale per Leonardo Capezzi a Empoli. Andrea Tozzo avrà un avanzamento di carriera in prestito all'Hellas Verona, mentre David Ivan - ve lo ricordate il gol al Palermo? - è finito alla Vis Pesaro. Ouch.
Chiusa finale su due pupilli personali e sulla cessione principale. Lorenzo Šimić e Filip Đuričić non faranno parte della Samp 2018-19: IMHO, due grandi errori. Šimić ha fatto discretamente a Empoli e Ferrara, ma Giampaolo non l'ha giudicato adatto al suo gioco (è rimasto in prestito alla Spal); il serbo ha vissuto quattro mesi straordinari a Benevento e ora dispenserà calcio a Reggio Emilia, sempre sotto De Zerbi.
Il finale è per Duván Zapata. Personalmente la cessione non mi trova in disaccordo: la cifra è consistente (14+12 = 26, ben più di quelli pagati al Napoli nell'agosto 2017), così come la sensazione che Giampaolo non fosse pienamente convinto dal centravanti. E neanche cederlo all'Atalanta è il problema, bensì non avere in mano un vero sostituto alla fine del mercato.

Duván Zapata, 27 anni, partito a sorpresa verso Bergamo.

MERCATO IN ENTRATA - Voto 6+
(voto agosto 2017: 7+)

Se da una parte le partenze sono state limitate (Praet e Bereszynski sono rimasti, invece pensavo sarebbero partiti), dall'altra le entrate sono state diverse, sebbene nessuna faccia urlare al colpo del secolo. Un paio ci si avvicinano - per necessità tecniche -, ma servivano tre colpi: un terzino sinistro, un regista per il post-Torreira e un altro centravanti. Diciamo che non siamo vicini a questo scenario.

Partiamo dai piccoli colpi: Vid Belec è rimasto con l'impressione di fare il secondo, ma sarà il terzo, perché la Sampdoria ha firmato Rafael - svincolato dal Napoli dopo quattro anni con tante ombre - come back-up. Gabriele Rolando è tornato dopo un ottimo anno a Palermo, ma parte da quinto terzino: un peccato. 
Bene invece il ritorno alla base di Maxime Leverbe, che era stato seguito dal Cagliari e che potrebbe essere il quarto o quinto centrale. Dipende come consideriamo Alex Ferrari, che per me è un esterno di fascia destra, quindi in competizione con Sala e Bereszynski: un giocatore volenteroso, che potrebbe essere utile in qualche momento della sstagione.
Per sostituire Viviano, la Sampdoria ha scelto Emil Audero: personalmente avrei evitato un affare di compra y recompra con la società più forte dello scenario italiano, ma il portiere di scuola Juventus ha fatto benissimo a Venezia e chissà che non si confermi a Genova.
Perché il mercato in entrata è stato appena sufficiente? Perché i giocatori sono arrivati, ma non sembrano aver colmato i tre buchi di parlavo a inizio paragrafo. Partiamo da davanti: ho apprezzato molto Grégoire Defrel tra Cesena e Reggio Emilia, ma il giocatore visto l'anno scorso a Roma - 20 presenze, una rete (su rigore) - non può valere 18,5 milioni di riscatto a fine anno.
Una vera e propria rapina a mano armata, inspiegabile per lo stato del francese, che comunque - nel sistema di Giampaolo - credo possa far bene. Serviva un regista per il post-Torreira? Saltato il ritorno di Obiang, si è puntato su un mix: da una parte l'esuberante gioventù di Rolando Vieira (arrivato dal Leeds per 6,5 milioni), dall'altra la solida esperienza di Albin Ekdal (che ho visto piuttosto in forma al Mondiale e non è costato praticamente nulla, quindi bene).
Per rinnovare parzialmente la difesa, due azzardi o scelte esotiche (lo scopriremo a fine campionato): Omar Colley è un difensore molto fisico, arrivato dal Genk e che va idealmente a sostituire Silvestre. Dovrebbe giocarsi il posto con Andersen, così come Júnior Tavares dovrebbe giocarselo con Murru: una scelta sudamericana in pieno stile Sabatini, ma forse sarebbe servito un terzino dal profilo molto più solido.
Ci sono però anche delle note positive. La prima è Jakub Jankto: la Sampdoria ha prelevato un giocatore stanco di rimanere a Udine, ma che può beneficiare dal passaggio tra le mani di Giampaolo. Dopo aver giocato da esterno in Friuli, l'obiettivo è trasformarlo in una mezzala: trucco già riuscito con Praet, perché non con lui?
Ma soprattutto Giampaolo riabbraccerà due pretoriani del suo anno a Empoli (costo complessivo dei riscatti a 16,5 milioni di euro): il primo è Lorenzo Tonelli, che è finalmente arrivato alla Sampdoria dopo 18 mesi di inseguimento a Napoli, dove la sua figura è stata poco valorizzata. Il tutto nonostante la presenza di Sarri: una cosa che non riuscirò mai a spiegarmi.
L'altro arrivo - al fotofinish - è quello di Riccardo Saponara, che ha giocato la miglior stagione della sua carriera sotto Giampaolo. Il 4-3-1-2 è tagliato per la sua presenza e sacrificare Ramírez qualche metro più avanti - piuttosto che passare al 4-3-2-1 - è la maniera giusta per far convivere tutti in pace. E personalmente non vedo l'ora di rivedere il giocatore ammirato a Empoli.

Si comincia domenica prossima, quando la Sampdoria sarà impegnata a Udine contro una squadra dai mille punti di domanda. Noi ne abbiamo di meno, ma la tensione tra Osti e Giampaolo, l'1-0 striminzito contro la Viterbese in Coppa Italia e un tecnico scontento per il mercato non depongono a favore del 2018-19, che rischia di essere una stagione incolore per la Sampdoria.

Lorenzo Tonelli, 28 anni, ha firmato per la Sampdoria dopo un anno e mezzo di inseguimento.

05 giugno 2018

Sulla riva del fiume.

Si ride, si scherza e si sogna. Oddio, sognare fa male: in questo biennio (soprattutto nella stagione appena conclusa), abbiamo visto come volare vicino al sole ci riduce come un novello Icaro del calcio contemporaneo. Però è giusto che la Sampdoria si faccia una domanda: quali sono le prospettive del prossimo futuro? Perché in questi giorni c'è un filo di confusione.

Dawid Kownacki, 21 anni, un giocatore su cui impostare il futuro.

Partiamo da quello che c'è stato, da una verità inconfutabile. Non fatevi ingannare dalla vittoria contro la Juventus, dalla partenza monstre di questo campionato o dalle strisce positive di quello passato: la nostra realtà è questa, quella di chi deve combattere per sopravvivere e può permettersi al massimo la parte sinistra della classifica.
Se l'anno scorso è stato una discreta indicazione in tal senso, quest'anno l'ha confermato. Paradossalmente, ero più preoccupato quest'anno, dopo aver perso diversi giocatori, piuttosto che nell'estate 2016, quando il fallimento del "progetto" Montella aveva generato un vuoto di panchina e un grosso punto interrogativo sul futuro.
Viene anche da chiedersi quale debba essere il giudizio sull'operato di Marco Giampaolo e sui suoi due anni alla guida del Doria. La risposta è semplice: nonostante il difetto dell'integralismo (un giorno qualcuno morirà di 4-3-1-2 e fantasia), l'allenatore abruzzese ha fatto un buon lavoro, portando la squadra due volte al 10° posto.
Non che manchino i difetti, eh. Il rendimento lunatico della squadra fa parte di un gruppo con un'età-media bassa (soprattutto al primo anno), ma dev'essere anche superato a lungo andare. Non possiamo permetterci il luna park emozionale, perché se ti dicesse bene è il 16 maggio 2010... ma se ti dicesse male, è il 15 maggio 2011.
Non ero così spaventato dall'eventuale partenza di Giampaolo. Ho sempre pensato che una novità ci avrebbe fatto bene, specie in una Serie A così livellata verso il basso, dove rischiare la retrocessione è un'impresa. Persino il Chievo più brutto degli ultimi anni e un Cagliari inguardabile sono riusciti a confermarsi nel campionato appena concluso.
E poi c'è la valorizzazione del parco tecnico, che conduce alla politica di player trading intrapresa negli ultimi anni. Politica verso cui sono favorevole, perché non c'è alternativa: la classe media non esiste più - a meno che non ti chiami Atalanta e il tuo progetto tecnico sia a prova di bomba - e bisogna pur sopravvivere in una qualche maniera.
Guardiamo ai lati positivi: siamo partiti dal luglio 2014, quando due giocatori di proprietà della Sampdoria hanno presenziato alla finale del Mondiale (Shkodran Mustafi da una parte, Sergio Romero dall'altra) e ci ritroviamo quattro anni più tardi con ben cinque giocatori che andranno a giocarsi Russia 2018 (e tre che forse l'avrebbero meritato e sono rimasti esclusi). Non è poco in questo mare di incognite.

La partita non contava nulla, ma le parole di Giampaolo nel post-gara non lasciano intravedere nulla di buono.

E poi? E poi ci sono comunque i dubbi, che permangono sulle nostre teste. Perché la dirigenza è in ristrutturazione, perché Daniele Pradè si sta per accasare all'Udinese e perché la possibile partenza di Riccardo Pecini - vero asso nella manica della Sampdoria dei tempi recenti - in direzione Empoli rischia di essere una botta dalla quale sarebbe difficile riprendersi.
Già, perché l'iper-lodato d.s. Carlo Osti è sempre lo stesso che ha condotto campagne acquisti con poca prospettiva senza un attento lavoro di scouting a sostenerlo. Ricordiamoci che la sua prima campagna acquisti ha annoverato l'acquisto di Fornasier, De Vitis, Gianluca Sansone, Barillà e il primo Petagna: non brillantissimo, ecco. 
Quindi attenzione, perché il mercato è il campo in cui ci giochiamo una serena sopravvivenza e non bisogna lavorarvi a cuor leggero. Lo stesso mercato da cui arriveranno delle necessità, perché la lista dei partenti rischia di esser lunga, a partire da quel Lucas Torreira che sembra non solo incamminato verso una grande carriera, ma che è già lontano da Genova.
A lui potrebbero aggiungersi Dennis Praet (la clausola da 26 milioni è una sicurezza, ma il mercato è gonfiato e qualcuno ci proverà), Emiliano Viviano (Sporting Lisbona, Parma e Bologna han già bussato), Bartosz Bereszynski (in un'epoca senza terzini, il polacco vale oro) e persino Gianluca Caprari (che ha deluso e dovrebbe ripartire altrove).
E cosa serve di preciso a questo club, qualora tutte queste pedine si muovessero? Beh, non servono solo i sostituti, i cui nomi potrebbero far piacere e produrre ulteriori plusvalenze: se arrivassero Skorupski, Zajc, Sensi, Widmer e un Bruno Petković (quest'ultimo per dare più spazio a Kownacki), sarei più che contento.
Poi ci sono anche le necessità immediate. Un vero terzino sinistro, visto che l'unico buono ha firmato per il Milan a costo zero e gli altri tre di questa stagione - Murru, Regini e Dodô - non ne facevano uno buono ASSIEME. Un regista, che non può esser come Torreira, ma deve andare in quella direzione, giocando sul corto.
Prioritaria è la dismissione di asset dannosi dal punto di vista tecnico, come Sala, Álvarez e soprattutto Regini, magari scegliendo anche un capitano più prestante. O di quelli economicamente pesanti a lungo termine: Barreto e Silvestre possono rimanere se accettano un ruolo minore, altrimenti è giusto che partano.

P.S. Una chiusura finale la voglio dedicare all'ipotesi De Zerbi, circolata per un mesetto alle voci di un Giampaolo verso Napoli (e che mi avrebbe fatto piacere vedere al "Ferraris"). Oggi l'ex tecnico del Benevento riparte da Sassuolo, una buona piazza per mettere in piedi un laboratorio tattico, nonostante Iachini abbia garantito loro un altro anno in A. Vedremo nell'estate 2019 che valutazioni faremo.

Lucas Torreira, 22 anni, probabilmente saluterà: è stato comunque bellissimo.

15 maggio 2018

Titoli di coda (con rimproveri).

Nulla di nuovo, nessuna vera sorpresa: la Sampdoria cade in casa nell'ultima al "Ferraris" per 2-0, contro un Napoli dal motore a giri ridotti. Non è bastata la motivazione di alcuni, un avversario meno pericoloso o la possibile chimera europea: la Sampdoria chiude il proprio rendimento casalingo al terzo posto, ma lo fa con una sconfitta.

Vasco Regini, 27 anni, e Allan, 27, a duello per il pallone.

La Sampdoria ha di fatto chiuso il proprio campionato con la sconfitta contro il Sassuolo: la zona Europa League è lontana e il pareggio di qualche ora prima tra Atalanta e Milan ha reso tutto ancora più difficile. L'unico obiettivo è l'ottavo posto, raggiungibile con una vittoria: un traguardo che accorcerebbe la prossima stagione di una gara.
Purtroppo ci sono diversi infortuni e assenze da affrontare, soprattutto davanti: così, davanti a Ramírez, vengono schierati Caprari e Kownacki dal 1'. E persino Viviano deve dare forfait poco prima dell'inizio: al suo posto c'è Belec. Nessuna sorpresa tra il Napoli, che fa partire Hamsik dalla panchina e conferma i soli tre davanti.
La Sampdoria non si fa praticamente vedere nel primo tempo: è solo e sempre Napoli, con un possesso continuo, seppur a un ritmo meno costante del solito. Al 5' incredibile svista di Gavillucci e della Var: corner e tocco di Andersen, che libera Mertens davanti alla porta. Il belga realizza, ma a sorpresa il gol viene annullato.
Se il tocco fosse stato di Albiol, il fuorigioco di Mertens sarebbe stato gigantesco e l'annullamento corretto. La cosa che mi ha stupito di più, però, è stato che neanche con la Var si è presa la decisione corretta: ci può essere qualche minimo dubbio, ma il tocco è di Andersen e il gol è regolare. Niente da fare, però: si rimane sullo 0-0.
Sono diversi i tentativi dalla distanza da parte degli ospiti: Belec deve rispondere a più riprese su Allan, Zielinski, Insigne e anche su un colpo di testa di Albiol. La Sampdoria ne esce indenne e anzi sfiora il vantaggio: su corner, Ferrari stacca di testa e colpisce la parte superiore della traversa. L'intervallo, però, non cambierà l'inerzia della gara.
Mentre i cori discriminatori sul Vesuvio continuano e la società blucerchiata cerca di contenere i danni, la gara sembra riequilibrarsi un filo. Sia Kownacki che Praet impegnano la difesa del Napoli, mentre Insigne spera di segnare dalla distanza. Dopo una combinazione con Mertens, sembra fatta, ma Belec nega al capitano del Napoli il vantaggio.
E allora ci vuole l'ingresso di Milik per sbloccare la contesa: 60" dopo l'entrata sul terreno di gioco, il polacco viene servito indisturbato al limite dell'area. Il suo mancino è un arcobaleno che finisce la sua corsa sotto l'incrocio: frustrato dopo tanti salvataggi, Belec calcia via il pallone. L'attaccante polacco risponde ai cori con una linguaccia sotto la Sud e viene ammonito.
Gavillucci è persino costretto a interrompere la gara perché la Sampdoria provi a calmare i suoi tifosi, dopo tanti avvertimenti a Regini e tramite lo speaker dello stadio. 5' e ci si rimette in campo, giusto per vedere il 2-0 di Albiol, lasciato solo di incornare su calcio d'angolo. La gara finisce lì e per la Sampdoria sono dei titoli di coda molto amari.

Si fa fatica a vedere un'occasione per i padroni di casa.

Belec 7; Bereszynski 5.5, Andersen 6, Ferrari 5.5, Regini 5 (dal 35' s.t. Strinic s.v.); Praet 5.5, Torreira 5.5, Linetty 6; Ramírez 5; Caprari 5 (dal 24' s.t. Zapata 5.5), Kownacki 6 (dal 41' s.t. Álvarez s.v.).

Non sappiamo se questa gara è stata l'ultima di Marco Giampaolo di fronte ai suoi tifosi, ma di certo ha rappresentato l'ideale chiusura di un cerchio iniziato due anni fa a Empoli, nella sua prima gara da allenatore blucerchiato, proprio contro la squadra che l'aveva appena rimesso nel circolo che conta. In ogni caso, è stato un biennio pieno di soddisfazioni.
E il Napoli? Arriverà secondo, mentre noi continuiamo il nostro regime negativo contro i partenopei: tra casa e trasferta, non vinciamo dal 16 maggio 2010, giorno della grande festa per l'ingresso nei preliminari di Champions. Un altro zero su sei contro la squadra di Sarri, il secondo di fila (l'ultimo punto è dell'agosto 2015, con il 2-2 al "San Paolo").
Se sulla partita non c'è molto da dire, vorrei prendermi un attimo per parlare dei cori. Non è qualcosa di nuovo (ricordo che ne scrissi già nel maggio 2017, in occasione di un altro Samp-Napoli di fine campionato), non è nemmeno qualcosa di originale: veramente vorremmo augurare il peggio? E se qualcuno intonasse un coro sull'esondazione del 2011 a Genova?
Non saremmo contenti, non c'è dubbio. E chiederemmo (giustamente) l'intervento di chi di dovere. Penso che la Sampdoria - come società - abbia fatto quello che doveva: la discesa in campo di Ferrero non avrebbe cambiato nulla sul pensiero dei tifosi, ottenebrati dal famoso gemellaggio tra partenopei e genoani. Ma c'è un pensiero di fondo.
Ripeto, lo scrissi già l'anno scorso... ma perché il Napoli non ha abbandonato il campo? Non sarebbe stato un segnale più forte delle minacce di Sarri di parlarne nel post-gara? In fondo, il Napoli non si giocava nulla: perdere 3-0 a tavolino, ma mandare un segnale incisivo avrebbe fatto molto di più per questo problema.
Un'altra occasione persa, proprio come quella per la Sampdoria: le prospettive di questo campionato erano di metà classifica, quindi una firma sul possibile 9° posto finale l'avrei messa già ad agosto. Però così sa di occasione persa: lo striscione della Sud è giustificato di fronte a una squadra che ha avuto anche otto punti di vantaggio sulla settima ed è riuscita a stare in zona Europa League per 2/3 di questo campionato.
Ora non rimane che l'ultima gara a Ferrara, dove una SPAL disperata si giocherà tutto contro di noi. Mi auguro che la squadra di Semplici possa rimanere in A, se non altro perché nelle trasferte di Genova sono stati derubati nonostante la Var. E gli spallini hanno mostrato - assieme al Benevento - il calcio più interessante delle squadre in lotta per la salvezza.
In fondo, noi abbiamo regalato punti a Benevento, Reggio Emilia, Udine, Bologna, Cagliari, Crotone e in entrambe le trasferte di Verona. Sarebbe quasi ingiusto negarli alla squadra di Ferrara. Ormai scorrono i titoli di coda e i rimproveri non sono solo culturali, ma anche su quello che questa stagione avrebbe potuto rappresentare.

Massimo Ferrero, 66 anni, scende in campo per calmare i tifosi e i loro cori discriminatori.

07 maggio 2018

È finita.

È stato bello finché è durato, ma negli ultimi tempi si era trasformata in un'agonia: la corsa europea della Sampdoria si conclude a Reggio Emilia, dove i blucerchiati hanno perso 1-0 contro il Sassuolo. Un risultato limpido per una gara abbastanza blanda dal punto di vista del ritmo e certamente giocata dagli ospiti senza la necessaria determinazione.

La delusione dei giocatori a fine gara: un'altra sconfitta, ancora in trasferta.

La Sampdoria si presenta a Reggio Emilia teoricamente caricata dalla larga vittoria per 4-1 in casa, contro un derelitto Cagliari. La zona Europa League rimane a portata, seppur il calendario non sia tutto facile. Proprio per questo è necessaria una vittoria sul campo del Sassuolo, che - visti i risultati del pomeriggio - con tre punti si assicurerebbe la permanenza in A.
Devo essere schietto: non mi è mai successo di non annotare nessuna azione da gioco per la mia squadra del cuore. Invece, la gara di ieri pomeriggio è stata una spiacevole prima volta. Gli ospiti non si sono mai fatti vedere, se non per qualche giallo o per la girandola di sostituzioni (nella ripresa ha esordito in A Ognjen Stijepović, classe '99 montenegrino).
La Sampdoria non ha fatto un tiro in porta e ne ha contati solo due in generale, di cui ricordo solo un sinistro tremendo di Torreira da 25 metri, finito nella curva del Sassuolo. I neroverdi non hanno imposto chissà quali ritmi, ma già presentandosi in campo hanno fatto il loro. E poi, un Politano in stato di grazia aiuta nella corsa salvezza.
Il Sassuolo ha cercato la porta senza troppa convinzione nella prima frazione: Viviano ha dovuto salvare su Berardi e ha guardato inerme diversi tiri dalla distanza. Politano e soprattutto Adjapong sono andati vicini al bersaglio grosso, ma il primo tempo si è concluso a reti inviolate.
Nella ripresa, il canovaccio è stato identico: nonostante l'ingresso di Ramírez prima (passando a un 4-3-1-2 più offensivo) e Caprari poi, la Sampdoria non ha prodotto assolutamente nulla. Di contro, il Sassuolo ha continuato sulla falsa riga dei primi 45': qualche conclusione, ripartenze veloci affidate a Politano e speriamo che gli dèi del calcio ce la mandino buona.
L'episodio-chiave è arrivato al 68': pressing neroverde su Torreira a 30 metri dalla porta degli ospiti, palla recuperata e Duncan serve in profondità Politano, che spara un bolide sul primo palo. Viviano difende malissimo la porta e di fatto lascia il pertugio necessario per l'1-0 dei padroni di casa. Da lì, non accadrà più nulla e il Sassuolo si assicura un altro anno nella massima serie.

Gli xG di questa gara (via Understat). La Sampdoria non ci ha nemmeno provato.

Viviano 5; Bereszynski 5.5, Silvestre 5, Andersen 5.5, Sala 5; Barreto 5 (dal 1' s.t. Ramírez 5), Torreira 5, Linetty 5.5; Praet 5.5 (dal 39' s.t. Stijepović s.v.); Kownacki 5.5, Quagliarella 5 (dal 21' s.t. Caprari 5).

Per cui... è finita. Stavolta per davvero. La corsa europea della Sampdoria si può dire tranquillamente conclusa sul campo dove non si vince (quasi) mai: su sette precedenti, abbiamo portato a casa i tre punti solo nel marzo 2014. 
E lo facciamo con l'ennesima debacle in trasferta: se in casa siamo da zona Champions (terzi con una gara da giocare, +1 sull'Inter, +5 sulla Roma), fuori siamo quasi da zona retrocessione (14° a pari merito con Cagliari e SPAL, ma con una peggiore differenza reti).
Sul Sassuolo, non c'è molto da salvare, se non la vittoria che scaccia matematicamente lo spettro della retrocessione. Iachini ha fatto un buon lavoro, nonostante gli emiliani abbiano il peggior attacco della A: è stato un anno di normalizzazione rispetto al calcio eccitante che Di Francesco aveva mostrato e Bucchi promesso di mantenere.
E noi? Noi... non ci siamo nemmeno presentati a Reggio Emilia. La Sampdoria ha chiuso con una produzione di 0,03 xG, il Sassuolo - per la seconda volta da quando è in A - non ha preso nemmeno un tiro in porta in una gara casalinga e nemmeno l'entrata di Ramírez e Caprari ha cambiato qualcosa nello scenario desolante visto al Mapei Stadium.
Sono rimaste due gare e l'unica consolazione sarebbe evitare il nono posto, che ci costringerebbe a un ulteriore turno di Coppa Italia. Purtroppo la Fiorentina è a +3 e la prossima gara della Sampdoria sarà contro un Napoli ferito e in dissoluzione, contro cui però non vinciamo al Ferraris dal 2010... la messa è finita, andate in pace.

Beppe Iachini, 54 anni, sei punti su sei contro la Sampdoria quest'anno.

23 aprile 2018

Dori-exit.

Un'altra comparsata, senza arte né parte. Una domenica assolata, felice solo per i padroni di casa e funesta per gli ospiti. La Sampdoria perde malamente a Roma per 4-0 contro la Lazio, che continua a volare verso la Champions League e conferma di essere il miglior attacco della Serie A. Noi? Quando c'è il gap, sembriamo fermarci al primo ostacolo.

La Lazio rimane una delle migliori squadre di questo campionato, ma...

Una Sampdoria rinfrancata dal successo sul Bologna arriva a Roma per vincere e cercare di spezzare una maledizione: se la Roma ha concesso un paio di vittorie, con la Lazio si fa fatica all'Olimpico. Anche Giampaolo deve battere Inzaghi per continuare la corsa all'Europa; una Lazio difficile da maneggiare, reduce da un incredibile successo per 4-3 a Firenze.
La prima mezz'ora dà l'impressione che la Sampdoria, con l'episodio giusto, possa passare. La Lazio fatica a costruire qualcosa negli ultimi 25 metri e si affida un paio di occasioni casuali: una svirgolata di Torreira, un colpo di testa alto di Leiva. Gli ospiti rispondono con un gran destro di Barreto, respinto lateralmente da Strakosha.
Proprio in quel momento - quando un episodio potrebbe far girare la gara -, la Lazio segna: cross di Radu al 31' e Strinic non segue il taglio di Milinkovic-Savic, lasciandolo solo per l'incornata dell'1-0. Viviano sembra in ritardo e i padroni di casa sono in vantaggio.
Da lì, la Sampdoria sparisce per il resto del primo tempo. Viviano salva in quattro occasioni su Marusic, Felipe Anderson, Immobile e Milinkovic-Savic, mentre ci vuole Ferrari per fermare un tiro di Leiva nei pressi della linea. Poco male, perché al 42' è 2-0: de Vrij è abbandonato a sé stesso e deve solo insaccare di testa il corner di Felipe Anderson.
La Sampdoria da incubo del finale di primo tempo dà dei leggeri segnali di vita. I tanti cambi - tutti nei primi 20': Kownacki, Quagliarella e Linetty per Caprari, Zapata e Ramírez - non cambiano di tanto l'inerzia. Certo, Zapata sfiora il palo con un gran destro e Strakosha deve stoppare un tiro di Kownacki, ma niente di più.
Al contrario, una Lazio a regime ridotto sfiora il 3-0 due volte con Caceres: l'uruguayano in versione offensiva va vicino al gol prima di testa, poi con una deviazione fortunosa. Non fa nulla, però, perché il 3-0 arriva all'84': bell'azione di Milinkovic-Savic, che legge il taglio in area piccola di Immobile e lo serve. Andersen è distratto e lo svantaggio diventa triplo.
Basta poco per far crollare psicologicamente la Sampdoria, che cede anche in concentrazione: tre minuti più tardi, Ferrari passa il pallone con troppa leggerezza, Nani lo intercetta e il portoghese lancia in profondità Immobile. Il 17 di casa, di fronte a Viviano, è letale e segna il gol numero ? in campionato. Finita un'altra giornata di (poca) passione.

Giampaolo dice che il punteggio sia esagerato, ma le ingenuità si pagano.

Viviano 5.5; Bereszynski 5.5, Andersen 6, Ferrari 5, Strinic 4.5; Barreto 6, Torreira 5, Praet 5.5; Ramírez 5 (dal 20' s.t. Linetty 6); Caprari 5 (dal 7' s.t. Kownacki 6), Zapata 5 (dal 14' s.t. Quagliarella 5.5).

Come giudicare questa prestazione? Una passeggiata (non di salute). Una terribile figura, soprattutto considerando l'atteggiamento in campo. Come contro la Juventus a Torino, l'impressione è che se la Sampdoria fosse stata più precisa e volenterosa, avrebbe potuto mettere in difficoltà una squadra più forte, ma con il pilota automatico inserito.
La Lazio è sì una delle migliori realtà di questo campionato, ma nella prima mezz'ora non ha dato l'impressione di voler spingere. Trovati i due gol, la squadra di casa ha sostanzialmente gestito il vantaggio senza correre quasi nessun pericolo. I due gol di Immobile nel finale son serviti più a lui che alle due squadre, con la contesa già decisa.
E c'è un altro dato personale pericolo per Giampaolo: in quattro gare - tra il 2016 e il 2018 - contro la Lazio di Simone Inzaghi, la Sampdoria del tecnico abruzzese ha incassato quattro sconfitte su altrettante partite. 2-1, 7-3, 2-1, 4-0: due sconfitte onorevoli in casa, due disastri in trasferta (in totale, cinque gol fatti e 15 subiti!).
L'unica notizia buona venuta fuori dalla gara di ieri pomeriggio riguarda i giovani: Kownacki è entrato ancora una volta a gara in corso, ma sembra che si stia meritando un maggior minutaggio per l'anno prossimo. Lo stesso vale per il danese Andersen, che si è perso Immobile sul 3-0, ma che per il resto ha giocato un'ottima gara, risultando il migliore.
E ora? Ci si riprova. Tolti gli impegni con Lazio e Juventus, alla Sampdoria l'unica gara difficile che rimane è quella contro il Napoli della 37° giornata (poi Cagliari, Sassuolo e SPAL). Lo stesso Napoli che affronterà la Fiorentina; il Milan ha la finale di Coppa Italia, nonché lo scontro diretto contro l'Atalanta, mentre quest'ultima mi sembra la favorita per il sesto posto.
Crederci? Magari potessi, ma non ne ho voglia. E per primi non sembravano averne la voglia i giocatori. C'è un Mondiale alle porte e l'ipotesi del settimo posto sembra far accapponare la pelle a tutti: un po' perché un'altra Vojvodina la si vorrebbe evitare, un po' perché l'estate è bella e il mare pure. La Dori-exit sembra l'unica soluzione desiderata.

I tifosi blucerchiati sempre presenti, anche allo Stadio Olimpico di Roma.

16 aprile 2018

Sparring partner.

Col senno di poi, è facile chiedersi se sarebbe potuta andare diversamente. Se avremmo potuto evitare una terza sconfitta di fila, per altro pesante nel punteggio: dopo il 5-0 del maggio 2016 e il 4-1 subito nell'ottobre dello stesso anno, la Sampdoria esce nuovamente sconfitta dallo Juventus Stadium, stavolta per 3-0. La corsa per l'Europa rimane ancora aperta.

La Juventus festeggia il 2-0, il gol che ha virtualmente chiuso la gara.

La Sampdoria si presenta allo Stadium nella speranza di un colpaccio dopo il grande successo dell'andata: il 3-2 di Genova è una delle uniche due sconfitte accumulate dalla Juventus in questo campionato (l'unica fuori casa). Per riprovarci, Ramírez gioca dietro al duo Quagliarella-Zapata, mentre dietro i terzini sono da brivido.
Pronti, via e si capisce perché: al 3' cross di Matuidi, con Regini che inspiegabilmente stringe al centro per marcare un già osservato Mandzukic. Cuadrado è solo e calcia male, ma centra Ferrari, che rischia di causare un autogol. La Sampdoria risponde solo al 20', quando un'incornata di Quagliarella su corner costringe Buffon a mettere in corner.
La Juventus pressa poco e non spinge tanto, sembra piuttosto bloccata. Mandzukic costringe Viviano a respingere un tiro-cross in corner, poi il croato non sfrutta una brutta uscita di Viviano sul susseguente angolo. La svolta arriva al 42': Pjanic si fa male e deve uscire, lasciando così spazio a Douglas Costa. Un cambio che segnerà la gara.
Tempo due minuti e il brasiliano mette l'assist dell'1-0, con Ferrari che perde Mandzukic in maniera maldestra. La Sampdoria potrebbe pure pareggiarla: su corner di Torreira, una spizzata porta la palla sul piede di Zapata al centro dell'area, ma il colombiano non ha un riflesso incisivo e Buffon para la sfera senza problemi.
Al ritorno dagli spogliatoi, Quagliarella ha lasciato spazio a Kownacki, che ha subito un guizzo: palla rubata a Chiellini e subito servizio per Ramírez, che però spreca malamente davanti a Buffon, calciando a lato. La Juventus non ci mette molto a punirci e a chiudere la gara.
Douglas Costa si ritrova semi-solo nel vertice alto dell'area piccola: potrebbe tirare, ma in CINQUE (!) lo chiudono. Il peccato è che Cuadrado e Howedes sono soli in area, quindi il brasiliano opta per l'assist e l'ex Schalke 04 realizza il 2-0 che chiude la gara. Seconda presenza in campionato e primo gol per il campione del Mondo 2014.
La gara è chiusa, nonostante Zapata provi a solleticare le mani di Buffon. E anzi, Douglas Costa ha ancora in serbo un numero: servito sulla linea del fallo laterale, corre e salta di netto Ferrari, poi punta Regini e salta anche lui, prima di servire Khedira a centro area. Il 6 bianconero deve solo insaccare il 3-0 per far sì che il resto sia accademia.
Certo, Cuadrado impegna Viviano dalla distanza e lo stesso brasiliano - funambolico ieri - sfiora il 4-0, ma è Zapata nel finale a mangiarsi il gol della bandiera su un'incredibile disattenzione di Howedes. Il tedesco serve di petto Buffon per il retropassaggio, ma Zapata s'infila sulla traiettoria: peccato che il colombiano centri il capitano della Juventus in uscita. Niente da fare.

Dopo aver finalmente sconfitto la Juventus e Allegri nella gara d'andata, Giampaolo non ha potuto nulla.

Viviano 5.5; Sala 5, Silvestre 5.5, Ferrari 5, Regini 5; Barreto 5 (dal 35' s.t. Verre s.v.), Torreira 5.5, Praet 5.5; Ramírez 5 (dal 15' s.t. Caprari 5); Quagliarella 6 (dal 1'. s.t. Kownacki 6), Zapata 5.5

Partiamo da una considerazione sul campionato: se la Juventus è vicina al suo settimo titolo di fila, non è solo perché ha una squadra forte e profonda. Non è solo per il suo straordinario allenatore (un giorno Allegri ci mancherà). Ma è sopratutto perché due dei cinque giocatori più forti della Serie A giocano per i bianconeri. E ieri l'abbiamo visto.
Vogliamo parlare di Douglas Costa? Proviamoci. Che crack ha preso la Juventus? Quanto saranno pochi i 40 milioni di riscatto alla luce di quello che il brasiliano può fare nell'attuale livello del nostro campionato? Un'operazione simile a quella del Liverpool con Salah. Ieri tre assist, ma sopratutto la sensazione che non avremmo mai potuto fermarlo.
Per noi le notizie positive non sono tante: una, di sicuro, è il rientro di Kownacki nella rotazione di Giampaolo. Il polacchino era un po' sparito dalle gerarchie dell'attacco, ma è stato bello vederlo allo Stadium, dove si è fatto notare nonostante una gara tutta in salita. Mi auguro che l'anno prossimo possa avere ancora spazio rispetto alla sua prima annata italiana.
Un discorso diverso, invece, va fatto per la linea difensiva. Fermo restando che spendere 14 milioni di euro per due terzini e ritrovarsi Regini titolare in questo momento del campionato è un FALLIMENTO, vorrei concentrarmi su Ferrari. Sono per il riscatto qualora rimanesse Giampaolo, ma a cifre diverse: non 15 milioni, ma 10.
Infine, il calendario. Cosa ci aspetta ora? Innanzitutto la sfida in casa contro un Bologna salvo e ormai tranquillo. Una gara che però significherà parecchio per la Sampdoria, che teoricamente rimane persino a tiro dal Milan, ma non ha più scontri diretti da sfruttare. Una squadra che deve sperare negli scivoloni altrui e ha un calendario complicato. Una sparring partner, proprio come allo Stadium.

Douglas Costa, 27 anni, tre assist e premio di MVP della gara.

04 aprile 2018

La sorpresa.

Inattesa, dopo il primo tempo quasi immeritata. La ripresa, però, ha certificato una minima reazione, anche di carattere e di qualità nel finale di gara. La Sampdoria viola l'Atleti Azzurri d'Italia e batte per 2-1 l'Atalanta di Gasperini, incassando un successo sorprendente. Se sarà un segnale di ripresa o solo un caso fortuito, ce lo dirà il tempo.

Marco Giampaolo, 50 anni, può sorridere: prima vittoria in trasferta da gennaio.

La Sampdoria si presenta a Bergamo con la consapevolezza che una reazione sia necessaria. Se non altro per i tifosi, arrivati numerosi in Lombardia: Giampaolo sceglie dal 1' Andersen in difesa e Capezzi a centrocampo (complice la squalifica di Torreira). Gasperini cambia poco rispetto al successo di qualche giorno prima contro l'Udinese.
La partita è piuttosto blanda nel primo tempo, con l'Atalanta che è la squadra a controllare il possesso del pallone. Castagne ha una buona occasione di fronte a Viviano al 14', ma sparacchia a lato. Due tiracci di Caprari e Cristante fanno da intermezzo, ma il brivido arriva al 37', quando Petagna centra la traversa su un corner battuto dai padroni di casa.
La prima svolta per gli ospiti è nel cambio Álvarez-Ramírez, arrivato poco prima del vantaggio blucerchiato: palla geniale di Praet per Bereszynski, ma Castagne chiude tutto, deviando la palla verso l'area. C'è Toloi, che però scivola e Caprari ne approfitta, saltando il brasiliano e battendo Berisha in uscita: 1-0 a sorpresa.
Non solo, però, perché la Sampdoria va vicina pure al raddoppio: al 45', una velenosa punizione di Ramírez trova il miracolo di Berisha, che salva volando sotto l'incrocio. Si va all'intervallo sorprendentemente in vantaggio, ma ci si aspetta la reazione dell'Atalanta, che però non sarà così efficace come si pensa.
La girandola di cambi modifica l'assetto dei padroni di casa, che si sbilanciano e probabilmente si assestano su un 4-2-3-1, con il giovane Barrow largo a destra. Al centro non si sfonda, ma non serve, perché al 66' l'Atalanta pareggia in maniera fortunosa: palla in mezzo da punizione, rimpallo e Toloi è il più lesto a calciare, trovando l'1-1.
La Sampdoria, però, non si scompone. Paradossalmente, è l'Atalanta a sparire in maniera graduale, trovando giusto un tiro di Cristante in posizione pericolosa, mandato però alto. Invece la Sampdoria fa girare il pallone e trova nel duo Ramírez-Praet la guida per imporsi.
All'80', la traversa ferma un colpo di testa di Caprari, che svetta su un cross di Ramírez. Poco male, perché tre minuti più tardi gli ospiti si trovano di nuovo in vantaggio: passaggio indietro su Haas, incomprensione con Masiello e Zapata sfila alle sue spalle, beffando Berisha con un vellutato pallonetto sull'uscita del portiere. 2-1 e grande festa.
Nel finale non succede praticamente nulla: l'Atalanta - ormai scomposta e spezzettata - butta in mezzo tutto quello che può, ma la difesa ospite regge bene e permette a Giampaolo di portare via tre punti preziosi in ottica europea.

Dennis Praet, 23 anni, lotta per il pallone con Alejandro Gómez, 30.

Viviano 6; Bereszynski 7, Andersen 6.5, Ferrari 6.5, Murru 5.5 (dal 21' s.t. Regini 6); Praet 7, Capezzi 6.5, Linetty 6.5; Álvarez 5 (dal 39' p.t. Ramírez 6.5); Caprari 6 (dal 39' s.t. Verre 6), Zapata 6.5

La Sampdoria è stata sorprendente, soprattutto in alcuni elementi: se su Praet e Bereszynski non dovremmo più esser stupiti (il belga si sta silenziosamente trasformando in un campione: ieri partita da maestro), Capezzi e Andersen hanno fatto bene. Essenziale e ordinato il primo, senza sbavature eccessive il secondo (che speriamo possa esser utilizzato di più).
L'Atalanta è sembrata più molle del solito, come se fosse stanca dalla vittoria di sabato contro l'Udinese. Ha lasciato sei punti in due gare contro la Sampdoria, che sorprende, perché i blucerchiati ne hanno fatti 12 in quattro partite, se comprendiamo anche l'altra avversaria diretta per un possibile accesso in Europa League, ovvero la Fiorentina.
Tuttavia, non illuda questa vittoria estemporanea a Bergamo: il problema trasferta rimane. La Sampdoria è 4° per rendimento in casa (con le stesse gare, +4 sulla Roma e +5 sulla Lazio), ma è 14° in trasferta. Ha vinto la prima gara fuori dal "Ferraris" da gennaio e non è sembrata la migliore versione dell'Atalanta, per quanto la Sampdoria della ripresa si sia fatta apprezzare.
Qualcuno ha fatto parallelismi tra la gara di ieri pomeriggio a Bergamo e la vittoria in rimonta a Udine nel gennaio 2010, senza Cassano e che di fatto spezzò una brutta striscia negativa. Da lì la squadra volò in Champions League, giocandosi i preliminari. Non ci sono gli stessi traguardi, né la stessa sostanza: volerei più basso.
Intanto c'è il derby sabato sera, con il Genoa che sembra ormai al sicuro da qualunque pericolo retrocessione dopo il 2-1 all'ultimo minuto contro il Cagliari. Con i 34 punti in classifica, i rossoblu possono giocare la stracittadina a mente sgombra, ma Giampaolo ha un'ottima tradizione: se riuscisse a proseguirla, sarebbe un'altra gradita sorpresa.

Andrea Petagna, 22 anni, sbuffa: solo quattro gol in questo campionato.

02 aprile 2018

Pasquetta in anticipo.

Mi è sempre piaciuta la Pasquetta. Un'occasione per stare con i tuoi amici dopo essersi (teoricamente) abbuffati con i parenti il giorno prima. Ma persino io - in qualunque occasione spesa con i miei pari - non mi sono mai impegnato poco quanto la Sampdoria nell'ultima trasferta. A Verona, il Doria perde 2-1 e si fa rimontare da un Chievo comunque nei guai.

I tifosi blucerchiati, sempre presenti in largo numero a Verona.

La Sampdoria si presenta a Verona conscia che c'è bisogno dei tre punti per riprendere la marcia europea. Dopo le pesanti sconfitte contro Crotone e Inter, si spera che la pausa abbia riconsegnato ai tifosi una squadra più reattiva: la difesa scelta è condizionata da turnover, mentre davanti Caprari viene schierato nella posizione di trequartista.
Il Chievo - reduce da una crisi di risultati - parte bene, con Stepinski che tenta il tiro verso la porta di Viviano. Ma è un falso allarme, perché il primo tempo è tutto a marca ospite. Al 5' Torreira trova Caprari in profondità: sul primo tiro - costretto a tirare di controbalzo - Sorrentino è presente, poi il 9 ospite spreca sulla respinta e si fa di nuovo stoppare.
Al 20' ancora Sampdoria: Caprari in profondità per Zapata, che opta per il cucchiaio su Sorrentino in uscita. Quello che sembrava un tiro diventa un assist per Quagliarella, che però in rovesciata non riesce a chiudere a porta sguarnita.
Poco importa, perché al minuto 26 la Sampdoria passa: rigore per contatto tra Zapata e Gobbi. A velocità normale è lampante, ma al replay ho avuto ancora qualche dubbio. Dal dischetto va Quagliarella, che spiazza Sorrentino per il gol numero 18 in campionato.
Il Chievo non reagisce e allora gli ospiti ci provano ancora al 29', quando Praet semina il panico nella difesa di casa e mette in mezzo: Tomovic anticipa Quagliarella, ma quasi rischia l'autogol. Si va al riposo con la consapevolezza che un secondo gol avrebbe chiuso la gara.
Si può sempre trovare nella ripresa, no? No, perché la Sampdoria non torna in campo. Allora persino un Chievo spuntato si può far coraggio e provare a spingere, tanto da trovare il pareggio al primo tiro in porta: al 61' Castro punisce Viviano di testa. Il problema è che sul cross di Giaccherini né Murru, né Linetty stringono sul 19 gialloblu per marcarlo.
La Sampdoria reagisce parzialmente con un destro di Torreira da 25 metri, messo in angolo da Sorrentino. Ma la reazione finisce lì, perché ancora Castro ci prova due volte dalla distanza, prima costringendo Viviano alla parata e poi sfiorando il palo alla sua destra. 
La caporetto è alle porte, perché al 79' il Chievo va in vantaggio: il neo-entrato Hetemaj mette in mezzo, Inglese non la tocca e Viviano non è abbastanza reattivo per modificare la traiettoria della palla. Il VAR revisiona tutto, ma il gol è buono.
Sul 2-1 e con un assetto che francamente fatico a capire - sono usciti Quagliarella e Zapata per due trequartisti, Ramírez e Álvarez, quindi in area non c'è nessuno -, la Sampdoria trova un guizzo finale. Caprari serve in profondità l'argentino, il cui mancino viene però stoppato da Sorrentino. Finisce 2-1 ed è l'ennesima figuraccia di un marzo tremendo.

Perché le disgrazie non vengono mai da sole.

Viviano 5; Sala 5.5, Silvestre 5.5, Regini 5, Murru 5.5; Praet 6.5, Torreira 6, Linetty 5.5; Caprari 5.5; Quagliarella 6.5 (dal 28' s.t. Álvarez 5.5), Zapata 6 (dal 12' s.t. Ramírez 5.5).

Diciamo che è finita qui? Diciamo di sì. Certo, ci sarebbero le gare contro Atalanta e Genoa a poter dimostrare il contrario, ma con un calendario difficile - bisogna anche giocare i ritorni contro Juventus, Napoli e Lazio - e quest'attitudine non si va certo da nessuna parte. La Sampdoria vista in trasferta quest'anno è stata atterrente
E il Chievo? All'andata non meritava di perdere 4-1, ma si è presa la rivincita per la santa Pasqua, visto che la squadra di Maran mi è sembrata allo sbando. A differenza della gara di Genova, quando la Sampdoria soffrì gli scaligeri per mezz'ora abbondante, il Chievo è apparso in difficoltà, smembrato, quasi confuso su come creare qualcosa.
Se volete poi un altro campanello d'allarme, guardate il rendimento in trasferta contro le squadre attualmente impegnate nella lotta per non retrocedere. Sconfitta 3-2 a Benevento, sconfitta 2-1 a Verona contro il Chievo, pareggio 0-0 contro l'Hellas, pesante disfatta per 4-1 a Crotone. Dobbiamo ancora giocare contro Spal e Sassuolo, ma...
La verità è che questa squadra non è pronta per giocare in Europa. Non è pronta per stare nelle prime sei del campionato, perché la sensazione è che il settimo posto - con tanto di stagione anticipata, come successo nel 2015 - non sia ben voluta. E poi le altre disfatte in trasferta - 3-0 a Bologna, 4-0 a Udine - dovrebbero farci mettere una pietra sopra il sogno europeo.
Io personalmente l'ho messa dopo la trasferta di Milano contro il Milan, quando una Sampdoria inerme perse 1-0 e sostanzialmente non creò nulla contro la sua diretta rivale europea. E non mi aspetto nulla di diverso dal recupero di Bergamo, dove l'Atalanta - una squadra con una struttura più profonda - è pronta a prendersi nuovamente l'Europa. Probabilmente.

Fabio Quagliarella, 35 anni, al gol numero 18 in campionato.

12 marzo 2018

Mantello invisibile.

Un disastro su tutta la linea. Una giornata da dimenticare, calcisticamente parlando. Nel giorno che celebra il ricordo di Davide Astori (scomparso tragicamente il 4 marzo scorso a Udine), la Sampdoria decide sostanzialmente di non presentarsi a Crotone, lasciando il campo ai padroni di casa: il 4-1 è il giusto specchio non tanto di quanto prodotto in campo, quanto delle intenzioni generali.

Le due squadre raccolte a centrocampo prima dell'inizio della gara in ricordo di Astori.

Pronti, via e la gara inizia malissimo. Una Sampdoria contratta lascia al Crotone occasioni facili, come quella al 5': sul rinvio di Cordaz, l'ex Ferrari assume l'uscita di Viviano e sbaglia il retropassaggio di testa: Trotta ne approfitta e calcia sull'uscita del portiere ospite, che riesce a toccar il pallone per spedirlo in corner.
Sul susseguente angolo, i padroni di casa  trovano l'1-0: un rimpallo fa capitare la palla sui piedi di un decentrato Trotta, che si è trovato un suo spazio in area di rigore. Nessuno lo marca e Sala stringe troppo tardi sull'attaccante avversario, che calcia con forza: Viviano non vede neanche la palla e i calabresi passano in vantaggio.
In un quarto d'ora, la Sampdoria non crea nulla e così il Crotone ci riprova. Prima Nalini si fa vedere con un tiro a lato, poi è lo stesso numero 9 di casa a guadagnarsi un penalty: il rigore è contestabile, ma Sala si fa saltare in corsa sul rinvio del portiere e trattiene l'attaccante avversario. Difficile dire qualcosa contro tale disattenzione.
Dagli undici metri, Viviano para il quarto penalty stagionale, ipnotizzando Trotta (dopo Politano, Rodriguez e Florenzi). Sulla respinta, però, giunge Stoian per il raddoppio a porta praticamente sguarnita: qui c'è qualcosa da dire, perché il Var avrebbe notato come Stoian è già con un piede in area al momento della battuta.
Gol irregolare, ma il 2-0 è la fotografia esatta per una Sampdoria assente. Ancora Nalini impegna Viviano al 28' e Giampaolo decide di bocciare un Ramírez assente: dentro Zapata e Caprari sulla trequarti. Ma il Crotone segna il 3-0 al 37': Benali impegna Viviano e sulla respinta Trotta batte il numero 2 blucerchiato.
Inizialmente il gol viene annullato, ma dopo la revisione al Var è chiaro come Trotta sia in gioco: doppietta per l'attaccante (gol numero nove in A) e soprattutto Sampdoria già sulla via del ritorno per Genova. Incredibile come gli ospiti non si siano neanche presentati in campo nei primi 45' e la ripresa non presenterà un altro canovaccio.
Il Crotone testa ancora gli ospiti, con Nalini che sfiora il 4-0 dopo aver ridicolizzato Sala sulla fascia. La girandola di cambi produce poco altro: la Sampdoria reagisce parzialmente, prima con Quagliarella (tiro alto), poi con la rete di Zapata al 69'. Bravo il colombiano a farsi spazio in area, battendo Cordaz con il sinistro.
Le speranze di rimonta vengono affossate in due mosse: prima Cordaz ferma Quagliarella con un miracolo al 74', poi il Crotone segna il 4-1 all'85'. Anzi, lo segna la Sampdoria: su contropiede, Simy si presenta davanti a Viviano. Il miracolo del portiere doriano - palla sul palo - viene rovinato da un'incomprensione con Silvestre, che gli calcia addosso sulla respinta: 4-1 e gara finita.

Oppure siamo analfabeti da trasferta. Chi può dirlo?

Viviano 5.5; Sala 4 (dal 12' s.t. Praet 6), Silvestre 4.5, Ferrari 5, Murru 5; Barreto 5, Torreira 5 (dal 9' s.t. Capezzi 5.5), Linetty 5; Ramírez 4.5 (dal 30' p.t. Zapata 6); Quagliarella 5, Caprari 4.5.

Partiamo da un dato notevole: la maledizione Crotone. Se contiamo le due sfide in A e l'ultima in B, la Sampdoria ha segnato due reti e perso due volte su tre a Crotone. Non solo: il Crotone non ha mai perso in casa in cinque gare contro la Sampdoria e ha eguagliato il miglior successo in A (4-1, come contro l'Empoli nel dicembre 2016).
La beffa diventa ancora più grande se si pensa che la sconfitta di Crotone è avvenuta per mano di Walter Zenga, l'ex che si sta rifacendo una reputazione in Calabria. La sua squadra è dotata di un discreto tasso tecnico per una contendente alla salvezza e si è coperta bene, sfruttando gli episodi giusti. Niente di più, ma è bastato ieri.
Lo spirito assente della Sampdoria preoccupa. Preoccupa soprattutto in trasferta, dove la Sampdoria ha raccolto solo 12 punti in 13 gare. Pochi, pochissimi se si vuole andare in Europa. Sulle prestazioni individuali non c'è molto da dire, ma quella di Sala conferma un dato: il ragazzo non può giocare da terzino destro. Né ora, né mai.
Il calendario propone l'Inter la prossima settimana, poi la pausa e infine un trittico decisivo: Chievo in casa, recupero con l'Atalanta a Bergamo e derby. Al 99%, dopo queste quattro gare, sapremo che ne sarà della nostra voglia di Europa League. Che poi, viste queste prestazioni, c'è voglia di raggiungere questo traguardo? O il mantello invisibile ci nasconderà ai più un'altra volta?

Marcello Trotta, 25 anni, realizza il primo dei suoi due gol della giornata.