30 dicembre 2013

Uno sguardo al futuro.

Che dire: il 2013 non sarà certo ricordato tra i più brillanti anni dell'Unione Calcio Sampdoria. Se nel 2012 erano arrivate una promozione all'ultimo secondo e la brillante vittoria nel derby, nonostante le difficoltà, non si può dire altrettanto del 2013. E' un anno che ha fatto registrare i blucerchiati nella maniera più anonima possibile: poche vittorie, tanta rabbia e preoccupazione per il futuro, l'ennesimo cambio di allenatore e la sensazione che non ci saranno miglioramenti nel breve futuro. Il progetto va avanti, ma non si è capito ancora quale senso o forma stia prendendo. Mi sento comunque di tentare un riassunto sui cinque momenti che hanno veramente segnato l'anno che sta per finire in casa Samp.

Arrivederci, Juve, ciao. | Se c'è un volto che i tifosi bianconeri non riescono a dimenticare, è quello di Mauro Icardi. L'argentino ha timbrato tre volte contro la Juventus durante lo scorso in campionato (più una con la nuova maglia dell'Inter nel settembre scorso): due a Torino, una al ritorno al Ferraris. L'impresa di Torino, ottenuta in dieci (espulsione ingenua di Berardi per doppio giallo) e in svantaggio (rigore di Giovinco) rappresenta uno dei punti più alti della recente storia blucerchiata. Solo l'Inter di Stramaccioni, all'epoca, era riuscita a violare la nuova casa bianconera. Tanta sofferenza, ma una vittoria notevole per il neo-arrivato, Delio Rossi. Al ritorno, a Juve campione d'Italia e noi salvi, è stata una partita normale: la squadra di Conte è stata sconfitta nuovamente dal Doria, stavolta grazie ai gol di Eder, De Silvestri e ancora Icardi. Per altro, le due vittorie della Samp contro i futuri bicampioni d'Italia costituiscono un fun-fact: è la prima volta che i blucerchiati, nella loro storia, battono per due volte quelli che poi vengono laureati come campioni della Serie A.

Mauro Icardi, 20 anni e quattro gol alla Juve nel 2013 (di cui tre con la Samp).

L'ultimo saluto al presidente. | Riccardo Garrone ci lascia la notte del 21 gennaio scorso, dopo aver lottato a lungo contro una dura malattia. Per omaggiarlo, non si poteva far meglio di quanto fatto vedere nella gara contro il Pescara: 6-0 agli abruzzesi, cinque gol di Icardi e il primo sigillo di Pedro Obiang con la maglia blucerchiata. Lo spagnolo sfoggia una maglietta con scritto "Grazie": in quel momento, almeno per me, la partita era finita con quello splendido momento. Forse il più gratificante dell'intero anno blucerchiato: altro non potrebbe essere per ringraziare l'uomo che, dieci anni fa, ha determinato la sopravvivenza della Samp. Ha fatto alcuni errori, ma il suo bilancio è positivo se valutato nel quadro generale dei suoi undici anni di presidenza.

Udine maledetta. | E' ormai maggio, ma la Samp non è ancora certa della salvezza. Non matematicamente, almeno. Eppure si sente che la trasferta di Udine, contro una squadra lanciata verso l'Europa, possa esser la finestra per chiudere la partita. La Samp effettivamente si salverà, ma la gara in Friuli fa capire come la squadra abbia la testa staccata; anche in quei casi in cui ci mette qualcosa di suo (il palo di Sansone ancora trema), non è fortunata. Se poi ci mettete le poco fortunate prestazioni di un Romero discontinuo (il regalo sul gol di Muriel è ancora nella testa di molti), capite come la trasferta friulana doveva essere forse il più grande campanello d'allarme per il riparo della squadra durante il calciomercato estivo.

Sergio Romero, 26 anni, qui battuto da Muriel nel 3-1 subito dall'Udinese a maggio.

Derby da dimenticare. | Se c'è una cosa certa riguardo la stagione in corso, è che il derby di ritorno andrà giocato con ben altro approccio. Quanto visto in quello d'andata, beh, ha lasciato un bel boccone amaro a qualunque tifoso blucerchiato. Il 3-0 subito dal Genoa nella stracittadina del 15 settembre scorso è stato netto, forse esagerato per quanto visto in campo, ma ha dimostrato come la squadra stesse vivendo male la pressione della sfida genovese. Forse, in questo quadro, la sosta prima della gara non ha aiutato la Samp. I gol di Antonini, Calaiò e Lodi - tre che non hanno certo impressionato in questa prima parte di stagione con la maglia rossoblu - hanno ulteriormente sottolineato la caduta. Dal canto suo, seppur in gara secca, Delio Rossi è riuscito a farsi imbrigliare da Liverani, poi cacciato dopo poche settimane: forse è proprio questo il segnale più chiaro di quanto il tecnico avesse perso un po' il polso della squadra.

La terapia serba. | Tuttavia, il campionato del tecnico riminese è finito dopo la gara contro la Fiorentina: prima della sosta per le nazionali di novembre, il k.o. del Franchi è costato la panchina a Delio. A quel punto, la Samp si è presa molto tempo per aspettare l'obiettivo numero uno, ovvero Sinisa Mihajlovic. Mi sono detto sempre scettico sulle capacità del serbo di tirarci fuori dai guai, ma per ora sta facendo ottimamente il suo lavoro. Nove punti nelle cinque gare da tecnico blucerchiato sono un buon biglietto da visita. La speranza è che non vada come con Rossi, quando il periodo gennaio-marzo fu ottimo, per poi sciogliersi come neve al sole nei restanti otto mesi della sua gestione. A questo punto, solo il futuro ci dirà se la scelta è stata azzeccata. Anche in questo quadro, però, sarà importante sopratutto sfoltire la rosa e rafforzarla con un paio di innesti (terzino sinistro? un vero esterno d'attacco, se non si vogliono usare Wszolek e Rodriguez?).


Adesso si ripartirà nuovamente il 6 gennaio. Come l'anno scorso, ci sarà la sfida con una grande del nostro calcio sul loro terreno. Nel 2013, la Samp violò lo Juventus Stadium con due reti di Mauro Icardi, in inferiorità numerica e in rimonta. Per il 2014, si inizia con la trasferta al San Paolo di Napoli contro la compagine allenata da Rafa Benitez. Stastisticamente, la trasferta partenopea è una delle più brutte degli ultimi anni: la Samp deve ancora segnare un gol nell'impianto degli azzurri da quando questi ultimi sono tornati in A. Vedremo se si riuscirà SUBITO a rendere questo nuovo anno un po' più frizzante. Buon 2014 a tutti, specie se blucerchiati. Magari con uno sguardo al futuro che riporti fiducia ad un ambiente che sta vivendo decisamente troppi "ups & downs".

Eder, 27 anni, sicuramente uno dei migliori blucerchiati in questo 2013.

23 dicembre 2013

Pareggi e regali.

Consoliamoci così: poteva finire peggio. La prima Samp "brutta" di Mihajlovic esce superata dal Parma sul piano del gioco, ma non su quello del risultato: l'1-1 finale non racconta abbastanza la superiorità degli ospiti nel secondo tempo di fronte ad una Samp impallata. Ma va bene così: ora arriva il Natale ed il calciomercato. E così, dopo che i ducali ci hanno sostanzialmente regalato il pareggio con i loro errori sotto porta, ora si spera in qualche regalo da gennaio. Di uno possibile, Cassano, se ne parla anche fin troppo.

L'abbraccio pre-gara tra Roberto Donadoni, 50 anni, e Sinisa Mihajlovic, 44.


La Samp fa qualche cambio forzato rispetto alla squadra che ha violato il Bentegodi dopo tre anni e mezzo: Gabbiadini è squalificato. Ci si sarebbe aspettati Pozzi al centro dell'attacco: invece, ecco Eder di nuovo centravanti e Sansone nel terzetto di mezze punte dietro al brasiliano. Continua l'assenza di Costa, con Regini confermato al suo posto. Poche novità anche nel Parma, con l'assenza di Cassano che fa rumore (squalificato anche lui): Nicola Sansone riuscirà a non farlo rimpiangere. Anche Acquah in mezzo al campo è una novità, con Marchionni ed il prolifico Parolo ad affiancarlo.
La gara, nella prima frazione, è decisamente poco divertente: tanti gialli e molta lotta in mezzo al campo, con gli ospiti migliori nella gestione del pallone. La prima occasione vera arriva al 20': bellissima punizione di Gianluca Sansone dai 25 metri, ma Mirante c'arriva con un balzo e mette in corner. Un quarto d'ora dopo risponde anche il Parma: sempre un Sansone, ma stavolta è Nicola a sfiorare la traversa della porta difesa da Da Costa con un gran destro. Parolo tenta un paio di conclusioni, ma è il preludio al vantaggio blucerchiato: punizione di Krsticic ed un rimpallo mette Eder in condizioni di concludere a rete. Il vantaggio, con il settimo gol del brasiliano in A, è un premio forse immeritato, ma mostra la concretezza blucerchiata. Del resto, Mihajlovic ha dato un'impostazione molto tosta a questa squadra.
Al ritorno in campo, nessun cambio: la ripresa, però, è un'altra storia. La Samp praticamente non rientra sul terreno di gioco, lasciando palla e campo agli ospiti. E neanche l'entrata di Wszolek per Sansone sembra dare gli effetti sperati. Al 63', infatti, ecco il pareggio degli emiliani: corner di Palladino (entrato per uno spento Biabiany) e Lucarelli svetta da solo in area, battendo Da Costa. Da lì, la gara diventa un monologo dei ducali. Amauri ha un paio di buone occasioni, ma prima Regini e poi Da Costa sventano il lavoro del centravanti degli ospiti. La migliore chance per i gialloblu, però, è con Sansone: il numero 21 del Parma converge in area, salta De Silvestri e scaglia un gran destro, che costringe Da Costa al miracolo. La Samp, dal canto suo, avrebbe anche l'occasione per raddoppiare: bella palla in verticale per Eder, ma l'attaccante blucerchiato prima spara su Mirante, poi sbuccia la respinta e manda fuori. A quel punto, rimane solo il Parma in campo: prima Sansone spreca davanti a Da Costa, poi Obiang lo anticipa per un soffio con un prodigioso recupero, proprio quando l'attaccante degli emiliani è ad un passo dalla porta blucerchiata. Si chiude così una gara difficile per i padroni di casa: Mihajlovic ha fatto un buon lavoro, ma il 2014 dovrà aprirsi con qualche rinforzo, se si vuole la salvezza il più in fretta possibile.

Il pareggio di Alessandro Lucarelli, 36 anni, che realizza di testa l'1-1 finale.

Da Costa 7 - Praticamente fondamentale: salva a più riprese la porta blucerchiata dall'eventuale capitolazione.
De Silvestri 5 - A differenza delle ultime gare, spinge poco e soffre la vivacità di Nicola Sansone.
Mustafi 6 - Bene, roccioso come solito.
Gastaldello 6 - Amauri gli dà pochi grattacapi: i pericoli vengono più da centrocampisti e fasce avversarie.
Regini 5.5 - Finché c'è Biabiany, se la cava.
Palombo 5.5 - In fase d'interdizione non benissimo, meglio quando c'è da impostare.
Obiang 5.5 - Malino: continua a non essere un gran momento per lui. Parolo fa quello che vuole. Certo, il salvataggio nel finale su Sansone vale mezzo punto.
Krsticic 5 - Mette la punizione da cui scaturisce l'1-0, ma fa ben poco per farsi notare. E forse, sul pareggio di Lucarelli, poteva essere più reattivo sul palo.
Soriano 5.5 - Anche per lui non è una gran giornata.
Sansone 6 - Finché è in campo, crea grattacapi con il suo buon sinistro.
Eder 6.5 - Ennesimo gol e record di marcature in Serie A eguagliato. Peccato per aver mancato il 2-1 nel momento migliore degli ospiti: sarebbe stata una mazzata.

Wszolek 6 - Tanta buona volontà del polacco, peccato che sia entrato per il migliore delle tre mezzepunte.
Pozzi s.v. - Entra in campo per l'assalto finale, ma non vede un pallone.
Bjarnason s.v. - Tre minuti per far sudare un po' la maglietta.

Un merito a Mihajlovic va dato: quello dell'onestà intellettuale. A fine gara, il serbo non si è nascosto dietro un dito, ma ha ammesso che il Parma meritava di vincere e che il pareggio è forse troppo per la Samp vista ieri al Ferraris. Intanto, si parla di Cassano: forse la lezione del 2010 non è servita a molti tifosi blucerchiati e quindi ieri allo stadio campeggiavano molti striscioni in favore del ritorno del barese. Vedremo se tale evento avrà luogo: memore di quanto accaduto, mi auguro nei rinforzi e sopratutto di un buon mercato in uscita (a che serve prendere Cassano quando hai ancora 31 giocatori in rosa?). I giocatori buoni si trovano ovunque, ricordiamocelo. Buon Natale a tutti.

La gioia per l'1-0 di Gianluca Sansone, 26 anni, ed Eder, 27.

16 dicembre 2013

Di cinismo e concretezza.

Chi pensava che Chievo-Samp sarebbe stata spettacolo solo perché le due squadre erano reduci da momenti positivi, si è sbagliato di grosso: il match di ieri è stata una lotta di calci più che di calcio. Tanti ammoniti, gioco spezzettato e poche (clamorose) occasioni. La Samp, tuttavia, si porta via tre punti grazie alla zuccata di Eder e spera di allontanarsi sempre più dalla zona pericolosa. E Mihajlovic si sta guadagnando tanto rispetto da chiunque abbia seguito la Samp negli ultimi mesi.

Sinisa Mihajlovic, 44 anni: otto punti in quattro gare con la Samp.

I blucerchiati, reduci dalla terza vittoria in campionato contro il Catania domenica scorsa, arrivano a Verona con qualche problema di formazione. Mancano Costa e Pozzi, entrambi acciaccati, sebbene il numero 9 riesca almeno a farcela per la panchina. Dentro quindi Regini e Krsticic, con Soriano spostato sull'esterno sinistro ed Eder in posizione di centravanti. Nel Chievo, Corini deve rinunciare a Dramé per squalifica e al suo posto mette Sardo sull'esterno difensivo mancino. Davanti, l'ex Estigarribia fa compagnia a Thereau e Sestu per il tridente d'attacco.
Pronti, via e al 4' il Chievo ha la chance più importante di tutta la gara: palla in profondità di Sestu, Thereau si presenta davanti a Da Costa, calciando però addosso al brasiliano. Dopo dieci minuti, un contatto tra Frey e Gabbiadini lascia più di un dubbio vicino l'area clivense; neanche il tempo di discuterne che lo stesso numero 11 blucerchiato si ritrova lanciato da Mustafi in area, ma non sfrutta bene il lancio del compagno. Si arriva così quando le lancette segnano il 16': corner di Palombo, Eder stacca di testa e batte Puggioni per l'1-0. Nell'occasione, malissimo Frey in marcatura. Sesto gol per l'attaccante brasiliano del Doria in questo campionato. Da lì in poi, il baricentro blucerchiato s'abbassa troppo ed il Chievo ha maggior spazio d'impostazione, ma un colpo di testa centrale di Thereau è il massimo sforzo dei padroni di casa in un brutto primo tempo.
Alla ripresa, nessun cambio per le due compagini. Tuttavia, la Samp ha l'occasione per chiudere una gara monotona: su retropassaggio di Dainelli, Gabbiadini s'inserisce e s'invola verso Puggioni. L'attaccante blucerchiato salta anche il portiere del Chievo, ma spara alto con lo specchio totalmente libero. Errore clamoroso, che rischia di oscurare quanto di concreto fatto dalla Samp durante la gara. Anche perché gli ospiti hanno dovuto rinunciare a Eder, uscito per infortunio e sostituito da Bjarnason. Intanto, Corini si gioca le carte Pellissier e Paloschi pur di pervenire al pareggio. La verità, però, è che il Chievo impensierisce solo dalla distanza e neanche con tanta continuità: il destro di Hetemaj da 25 metri costringe Da Costa alla respinta in tuffo. Allo stesso modo, sarà Lazarevic ad impegnare ancora il portiere blucerchiato, senza però impensierirlo. Il pericolo più grande per la porta degli ospiti nella ripresa è una deviazione sbilenca di Pellissier, che però non trova la porta. A fine gara, è anzi la Samp che ha una buona occasione per il 2-0, ma Sansone cincischia troppo davanti alla porta di Puggioni. Finisce 1-0 per i blucerchiati, che si portano a casa un'altra vittoria scaccia-crisi prima dell'ultima gara pre-sosta natalizia.

Il disappunto di Dario Dainelli, 34 anni: prima sconfitta del Chievo sotto Corini.

Da Costa 6.5 - Di lavoro ne ha veramente poco: qualche conclusione dalla distanza su cui buttarsi in tuffo e la chiusura fondamentale su Thereau. C'è sempre.
De Silvestri 6.5 - Estigarribia neutralizzato alla perfezione, Lazarevic gli fa passare qualche difficoltà, ma lui se la cava. Esce dolorante dal campo: speriamo non sia nulla di grave.
Mustafi 6 - Un pochino impreciso nei passaggi.
Gastaldello 6.5 - Gran bella gara la sua: si spinge persino in avanti in qualche occasione.
Regini 6 - Le gambe lunghe non lo aiutano nel duello con Sestu.
Palombo 7 - Decisamente uno dei migliori sul campo: tanta sostanza e nessun lancio a memoria. Mette anche l'assist per Eder per l'1-0 decisivo.
Renan 6 - Bene il primo tempo, malino il secondo.
Gabbiadini 5.5 - Si mangia un gol clamoroso che grida vendetta: lui non può sbagliare certe occasioni. Non può fare gol alla Del Piero e poi sparare alto a porta vuota.
Krsticic 6 - Tanta battaglia per il serbo, costretto a fronteggiare il tenace centrocampo clivense.
Soriano 7 - Un po' nervoso, rischia il rosso. Tuttavia, la sua gara - giocata sull'esterno sinistro - è esempio di intelligenza tattica e dedizione. Che la Samp abbia riscoperto un patrimonio?
Eder 6.5 - Segna il gol decisivo per la gara, ma è costretto ad uscire per un acciacco. In ogni caso, la posizione da centravanti non gli dona troppo.

Bjarnason 5.5 - Un po' invisibile. Ha una buona occasione, ma cincischia troppo.
Sansone 5.5 - Vedi Bjarnason. Nel finale potrebbe chiudere la partita, ma anche lui aspetta e si fa recuperare dalla difesa avversaria.
Rodriguez s.v. - Torna a giocare in campionato, peccato che lo faccia nel finale e ancora da terzino.

E ora la Samp attende il Parma per chiudere prima di Natale. La gara contro il Chievo ha dimostrato che si può andare ovunque, con il giusto cinismo e la concretezza appropriata. I blucerchiati non sono più arruffoni o, almeno, non sembrano più esserlo. Mancherà l'"amico" Cassano, ammonito (guarda un po') proprio quand'era diffidato e in vista dell'ennesimo ritorno al Ferraris con la terza maglia diversa in tre anni. Meglio così: per la Samp, sarà più facile pensare al campo e meno ai sentimenti.

Roberto Soriano, 22 anni, e Eder, 27: l'MVP ed il match-winner della gara.

09 dicembre 2013

Finalmente.

Ci voleva proprio. Finora, negli scontri diretti, per la Samp erano stati quasi unicamente dolori. Se escludiamo la vittoria all'ultimo secondo di Livorno, i blucerchiati avevano per lo più buttato punti negli incroci con le altre contendenti alla salvezza. Invece, oggi al "Ferraris", la squadra di Mihajlovic ha fatto il suo dovere, seppur con un primo tempo alla camomilla. Il 2-0 agli etnei segna finalmente l'uscita dalla zona retrocessione: non sarà molto, ma è un primo passo verso una condizione più tranquilla.

Sinisa Mihajlovic, 44 anni, fa proseguire la risalita della Samp in campionato.

La Samp, reduce dall'ottima vittoria in Coppa Italia contro l'Hellas, rimette in campo i suoi titolari senza alcuna eccezione: la squadra è la stessa che ha strappati un pari all'Inter la settimana precedente. Molto più prudente il Catania di De Canio, che schiera un 5-4-1 ben coperto e fa i conti con le assenze: fuori Andujar e l'ex Maxi Lopez, davanti il solo Leto (che, per altro, è in realtà un esterno sinistro). Insomma, i presupposti - visti anche i rispettivi momenti delle due squadre - vedono una Samp nettamente favorita. In realtà, il primo tempo è solo un grosso sbadiglio tra l'inizio della gara e l'intervallo. I padroni di casa tengono il possesso palla, ma creano veramente poco per impensierire gli ospiti. Dal canto loro, i siciliani - ultimi in classifica - non si scoprono troppo e si fanno vedere al massimo con un sinistro di Leto dalla distanza, largo di non molto. Intanto, le conclusioni di Gabbiadini dalla distanza sono il maggior pericolo per la porta di Frison, che tuttavia non è molto impegnato nei primi 45'.
Tornati in campo nella ripresa, il canovaccio della partita finalmente cambia. I blucerchiati sono più determinati e mettono maggior pressioni ai siciliani, che cominciano a faticare nel tenere il campo. La dimostrazione lampante arriva al 54': De Silvestri si fa largo con un bel contrasto e mette in mezzo un pallone sul quale un Eder volante insacca di testa. Capitombolo per il brasiliano, ma grande festa per lui, alla quinta rete stagionale con la maglia blucerchiata. Di questo passo, il record massimo di marcature in A per lui - sette l'anno scorso - rischia di essere abbattuto. Nonostante i cambi, il Catania non fa quasi nulla per rendersi pericoloso: neanche l'entrata in campo di Maxi Lopez cambia le sorti del match. Le possibilità di pareggiare sono quasi nulle, tanto che Da Costa non deve mai sporcarsi i guanti. Anzi, è Eder ad impensierire nuovamente Frison, finché il brasiliano non lascerà il posto a Wszolek nel finale di gara.
Poi, al minuto 77, la gara viene chiusa: lancio di Palombo che pesca Gabbiadini in posizione regolare, aiutato dalla sbagliata tattica del fuorigioco da parte del Catania. A quel punto, il numero 11 blucerchiato s'invola verso la porta, rientra sul sinistro e scaglia un magnifico siluro a giro, che va insaccarsi sull'incrocio del secondo palo. Una rete bellissima, che vede il ritorno al gol dell'attaccante, a secco da tre giornate. Nel finale, lo stesso Gabbiadini potrebbe incrementare il proprio bottino personale, ma le due occasioni capitategli non sono sfruttate a dovere. Specie quando ruba il pallone a Spolli e si presenta solo davanti a Frison, l'ex Atalanta e Bologna manca il 3-0. Poco importa: i tre punti sono arrivati e va bene così. Il "dentro o fuori" da vincere a tutti i costi è stato vinto e, di questi tempi, non è certo poco per una squadra che ha l'unico obiettivo di salvarsi.

Eder, 27 anni, al quinto gol stagionale con la maglia blucerchiata in A.

Da Costa s.v. - Non fa praticamente un intervento in tutta la gara.
De Silvestri 6.5 - Biraghi difetta d'esperienza e allora "Lollo" può sprigionare tutta la sua spinta sull'azione dell'1-0.
Mustafi 6.5 - La solita roccia. Si sta sparando un anno fantastico: spero per lui che possa continuare così.
Gastaldello 6.5 - Leto non gli crea chissà quali problemi.
Costa 6.5 - Dovrebbe fronteggiare Castro, che però si sposta troppo al centro: domenica tranquilla.
Obiang 6.5 - Meglio delle altre gare. Se poi aggiustasse anche la mira quando si prepara alla conclusione...
Palombo 6.5 - Nonostante il tanto correre, si lascia ricordare sopratutto per l'apertura per il 2-0 di Gabbiadini.
Gabbiadini 6.5 - Corre molto, tira tanto, ma alla fine trova solo un gol. E che gol!
Soriano 6.5 - Anche oggi attivo su tutto il fronte d'attacco; quando entra Krsticic, trova anche la forza di sacrificarsi a sinistra.
Eder 7 - Il migliore di giornata. Se poi smettesse anche di lamentarsi ad ogni fallo subito, sarebbe osannato in ogni dove blucerchiato.
Pozzi 5.5 - L'unico che mi sento di rimandare. A sua parziale discolpa, la Samp del primo tempo è veramente poco attiva e non vede un pallone decente.

Krsticic 6 - Il meglio l'ha dato contro l'Hellas: deve solo gestire il possesso palla a centrocampo.
Regini s.v. - Con Costa infortunato, è il cambio più logico.
Wszolek s.v. - Entra per la passerella finale.

Finito il ciclo delle ex, Mihajlovic ora può concentrarsi su quello che sarà un altro scontro da salvezza: la prossima settimana, infatti, la Samp sarà ospite del Chievo al "Bentegodi". I gialloblu sono stati letteralmente resuscitati da Eugenio Corini, che era stato vicino alla panchina della Samp dopo la cacciata di Delio Rossi. I numeri sono piuttosto chiari: quattro gare sotto Corini tra Serie A e Coppa Italia, quattro vittorie, nove gol fatti ed uno subito. Insomma, il "Céo" sembra rigenerato dalla cura del tecnico che, proprio l'anno scorso, salvò il Chievo dalla retrocessione. Per altro, Corini iniziò proprio con una vittoria sulla Samp. Speriamo di potergli restituire finalmente il favore, anche se con un anno di ritardo. Sarebbe importante, se non addirittura fondamentale uscire con tre punti da un altro scontro diretto.

Manolo Gabbiadini, 22 anni, ha chiuso la gara con un gran gol ed il 2-0 finale.

06 dicembre 2013

Un'altra storia.

Non c'è niente da fare: sembra proprio un'altra storia. Lo scetticismo permane, ma il risultato di ieri sera conferma che la Samp sembra aver imboccato una strada migliore. 4-1 all'Hellas - che continua a far fatica negli ultimi tempi - ottenuto con le riserve e che porta la società blucerchiata all'Olimpico il 9 gennaio, dove affronterà la Roma. Sono arrivati gli ottavi di Coppa Italia, ma sopratutto tanta convinzione. Perdonatemi il verbo "sembrare", ma è giusto esser scettici dopo mesi difficili.

Birkir Bjarnason, 25 anni, ieri ha realizzato il primo gol con la Samp.

La Samp torna in Coppa Italia dopo la vittoria di agosto contro il Benevento, quando Gabbiadini decise la sfida con i suoi primi due gol in blucerchiato. Nel Doria, tante facce finora viste poco o per nulla: Fiorillo capitano nonché titolare, più i reintegri di Maresca e Poulsen, l'esordio stagionale di Rodriguez e Fornasier. C'è anche Petagna davanti, con Sansone, Bjarnason e Wszolek a supporto. L'Hellas, dopo la sconfitta a Firenze, fa riposare qualcuno, ma alcuni titolari ci sono. Dopo una traversa colpita da Donadel su calcio piazzato, la Samp passa al 14': bel cross di Poulsen in mezzo, Wszolek colpisce di testa, ma centra un difensore. Sulla respinta in piena area, il sinistro di Sansone non lascia scampo a Mihaylov. L'1-0, per altro, dura poco: su un retropassaggio errato di Cirigliano, Petagna raccoglie e tenta di battere l'estremo difensore gialloblu. La sua respinta giunge sui piedi di Bjarnason e al 20' la Samp è sul 2-0. Sembra chiusa, ma l'Hellas comincia a macinare gioco, con diverse conclusioni da parte di Longo, il più attivo fra gli ospiti.
Dopo l'intervallo, la ripresa comincia con un copione ben diverso: le riserve blucerchiate sembrano lentamente scomparire, mentre l'Hellas prende campo e confidenza. Mandorlini si gioca tutto, inserendo Martinho, subito decisivo: il cross del brasiliano trova Longo, che batte capitan Fiorillo con un sinistro al volo di rara bellezza. 2-1 e tutto riaperto. A quel punto, il tecnico dei veneti si gioca anche la carta Toni, ma non basta. L'episodio chiave è all'81': su corner per gli ospiti, Petagna interviene in maniera scomposta. Dal replay sembrerebbe spalla dubbia, ma i giocatori dell'Hellas circondano l'arbitro. Nel mentre, però, si dimenticano dell'azione che prosegue. Donati perde la palla e Krsticic gliela ruba, involandosi verso la porta. Il 3-1 del serbo chiude la gara e suggella il sodalizio tra lui e Mihajlovic, per cui il numero 10 blucerchiato rappresenta il fulcro del suo progetto tecnico-tattico. Il 4-1 finale, con il gol di Renan (il secondo in quattro giorni, dopo non averne mai segnato uno in due anni di Samp) chiude la contesa e regala la Roma ai blucerchiati. La sfideranno ad inizio gennaio, negli ottavi di Coppa Italia, all'Olimpico.

Renan Garcia, 27 anni, ancora a segno: secondo gol in quattro giorni.

Fiorillo 6; Rodriguez 5.5, Fornasier 6 (dal 35' s.t. Mustafi s.v.), Regini 6.5, Poulsen 6; Maresca 6.5 (dal 19' s.t. Eramo 6), Renan 6; Wszolek 7, G. Sansone 6.5 (dal 15' s.t. Krsticic 6.5), Bjarnason 6; Petagna 5.5 - già pubblicate su SampNews24

Passato quest'ostacolo, la Samp è pronta ad affrontarne un altro. Si torna in Serie A e si affronta il Catania: una sfida fondamentale quella del "Ferraris". Il primo di due "dentro o fuori" nel giro di una settimana, visto che la domenica successiva si andrà a Verona per affrontare il Chievo, rigenerato dalla cura Corini (tre vittorie consecutive tra campionato e Coppa Italia, otto gol fatti ed uno subito). Intanto, a Torre del Grifo, c'è aria di forte contestazione; un'aria condivisa dalla Samp fino all'arrivo di Mihajlovic, che intanto ha ridato un po' di cattiveria ai giocatori. Sul gioco e sull'impatto che il serbo avrà a lungo durata, mi permetto di mantenere i miei dubbi. Anche la testa dei giocatori, martoriata nell'era Rossi di questa Serie A, dovrà superare il test di durata, se si vorrà ottenere la salvezza.
Intanto, ieri sera, abbiamo rivisto qualche faccia che non vedevamo da tempo. Maresca è sembrato fisicamente indietro, ma ha avuto un paio di spunti interessanti: speriamo che questo, comunque, non blocchi la crescita di Gentsoglou, che ha fatto bene nei pochi spezzoni giocati. Dentro Poulsen dopo tanto tempo, con il danese che non ha demeritato. Con il tempo che passa, potrebbe rivelarsi utile. Petagna ha molto da imparare, specie in continuità ed altruismo (sul secondo gol, c'è da ringraziare la respinta di Mihaylov). Fornasier, all'esordio tra i professionisti in assoluto, non ha demeritato. Tuttavia, c'è da ammettere che il giovane ex United avrà bisogno di un prestito, perché deve ancora fare strada.
Infine, il discorso cade su Mati Rodriguez, bollato ingenerosamente come pacco da molti che hanno osservato ieri la partita. Innanzitutto, c'è da chiedersi perché l'emozione valga per Fornasier e la scarsa condizione fisica per Maresca, ma entrambe non siano prese in considerazione nel valutare la prova di un ragazzo alla seconda partita in un anno alla Sampdoria. Seconda nota a margine: Rodriguez ha fatto le sue fortune da esterno destro nel 3-5-2, se non a volte da centrocampista destro nei tre dietro la punta. Ecco: ieri ha giocato terzino, con risultati scarsi, facilmente prevedibili da chi conosca un po' la storia professionale del ragazzo. Quando è entrato Martinho, poi, le difficoltà sono aumentate. Ma questo non può rappresentare il chiodo sulla bara dell'avventura in blucerchiato di "Maticrack": speriamo di vederlo più avanti. E speriamo che sia tutta un'altra storia anche per lui.

La festa blucerchiata dopo uno delle quattro marcature di ieri sera contro l'Hellas.

01 dicembre 2013

Colpo di pistola.

Beh, forse il vento sta leggermente girando. Forse il sinistro scagliato da Renan al minuto 89 di Inter-Samp oggi a "San Siro" non è solo il segno che i nerazzurri non sono lo squadrone che l'inizio di campionato sembrava dimostrare. Forse è anche il segnale che la Samp possa girare la difficile condizione psicologica che attraversa. Anche oggi, i blucerchiati rischiavano di uscire con zero punti contro una squadra non certo in  buona condizione; invece, il brasiliano ha tirato fuori il jolly. Ma ci vorrà di più di questo.

Javier Zanetti, 40 anni, e Sinisa Mihajlovic, 44, si scambiano il cinque a fine gara.

La Samp, dopo l'incredibile beffa subita contro la Lazio al "Ferraris" domenica scorsa, si presenta di nuovo con il 4-2-3-1, ma in variante offensiva. Torna Eder e Mihajlovic lo schiera insieme a Pozzi e Gabbiadini, con Soriano a sostituire lo squalificato Krsticic. Insomma, il tecnico serbo non rinuncia alla sua identità neanche di fronte all'Inter di Mazzarri, che cerca di accelerare il passo in campionato. Senza attaccanti, continua il 3-5-1-1 con Alvarez alle spalle di Palacio, uomo pericoloso per i colori blucerchiati.
Pronti, via e la Samp comincia più spigliata di quanto qualcuno si aspettasse al cospetto di Erick Thohir, nuovo presidente dell'Inter, alla prima da numero uno nerazzurro a "San Siro". E' sopratutto il tiro dalla distanza di Gabbiadini ad impegnare Handanovic. Poi, al 17', ecco il puntuale episodio che rischia di decidere la gara: proprio Gabbiadini, in posizione inedita di terzino destro, deve difendere su Alvarez. Una, due finte e l'attaccante blucerchiato ci casca; sul cross dell'argentino, Costa buca e Guarín ha tutta la libertà di colpire per l'1-0 dei padroni di casa. L'Inter si fa rivedere dalle parti di Da Costa con Jonathan e Cambiasso, ma tende a gestire una Samp imprecisa, che con Pozzi prova a spaventare Handanovic. Nel finale, gli ospiti perdono capitan Gastaldello, con Regini che entra al suo posto, costretto ad uscire per infortunio.
Nella ripresa, iniziata senza cambi, è ancora l'Inter a rischiare di segnare il 2-0: Guarín centra il palo con un destro potente e Da Costa non può nulla. Ciò nonostante, i nerazzurri spariscono dal campo per la successiva mezz'ora, nel vano tentativo di gestione del risultato. Mai errore fu più grave: la Samp si riorganizza e immediatamente spaventa i tifosi di casa, con il gol annullato a Pozzi per fuorigioco dell'assist-man Eder. Insomma, gli ospiti ci sono e cercano di fare la gara, visto che l'Inter sta lì, senza colpo ferire. Ancora Handanovic deve togliere le castagne dal fuoco, stavolta su punizione di Eder: una battuta centrale, che però rischia di mettere in difficoltà lo sloveno, costretto all'angolo. 
La girandola dei cambi, dovuta anche ad una partita maschia, non cambia molto. Nell'Inter dentro Kovacic, Belfodil e sopratutto Mudingayi, per coprire ancor meglio il centrocampo; nella Samp, in campo il recuperato Sansone e Renan, che non vedeva il terreno di gioco da un po' di tempo. Quando i titoli di coda sembrano in arrivo, ecco il colpo di scena finale: su una respinta della difesa nerazzurra, il brasiliano scaglia un gran sinistro dai 25 metri, sul quale Handanovic non può arrivare. Primo gol ufficiale con la maglia della Samp e prima marcatura in A per il 27enne centrocampista: mai scenario avrebbe potuto esser migliore. Nel finale, la paura del contraccolpo c'è, ma la Samp resiste e porta a casa un punto più che meritato. Del resto, è lo stesso Mazzarri ad aver ammesso, a fine gara, l'ottima prova da parte dei blucerchiati. Forse ottima è troppo, ma il succo è sostanzialmente di quelli da bere con grande soddisfazione.

Fredy Guarín, 27 anni, scaglia in porta l'1-0 momentaneo per l'Inter.

Da Costa 6; De Silvestri 6, Mustafi 6, Gastaldello 6 (dal 42' p.t. Regini 5.5), Costa 5; Palombo 5.5, Obiang 4.5 (dal 40' s.t. Renan 7); Gabbiadini 5.5, Soriano 6.5, Eder 5.5; Pozzi 5.5 (dal 27' s.t. G. Sansone 5.5) - già pubblicate su SampNews24

Nonostante la buona prova, mi scuserete se non mi unisco ai cori di giubilo. Le prestazioni delle prime due partite della gestione Mihajlovic intanto dimostrano una cosa: i giocatori non stavano più con Delio Rossi. Chissà se non c'è mai stato feeling e solo la striscia iniziale di buoni risultati tra gennaio e marzo aveva effettivamente cementato il gruppo. Intanto, qualche intervista di questi giorni e l'impegno profuso dai ragazzi contro Inter e Lazio sembra dimostrare questo punto. Il secondo è che la Samp, comunque, rimane una squadra spuntata davanti e distratta dietro. Il gol subito oggi è l'ennesima ingenuità da terza categoria che, in A e lottando per la salvezza, bisognerebbe evitare. Anche perché - spiace per Mazzarri - l'Inter non sembra più lo squadrone di inizio campionato. Forse, semplicemente, non lo era mai stato, ma era partita bene: ora, con Icardi e Milito out e con un cumulo di centrocampisti ad attaccare, neanche Palacio può fare miracoli. Se poi Renan tira fuori il jolly dell'ultim'ora, il pareggio è d'obbligo.
Difficile commentare anche le parole di Mihajlovic, che è soddisfatto. Sul piano dell'atteggiamento, posso capirlo. Sul piano del gioco, invece, l'impressione è che la Samp giochi parecchio sbilanciata (oggi in campo almeno tre attaccanti per tutta la gara, anche dopo il cambio Pozzi-Sansone), ma con un'impostazione ben arretrata. Per altro, Eder e Gabbiadini non sembrano a pieno agio nel ruolo di esterni dietro la punta. Un conto è farlo nel 4-3-3, dove tre uomini coprono le tue scorribande; un altro è quando devi cantare e portare la croce, con Obiang in condizioni pessime e Palombo non in giornata splendida. Insomma, bisognerà riprensare a questo: Eder, Sansone, Gabbiadini sono tutte seconde punte. Sì, persino lo splendido Manolo si sta rivelando un errore del mercato estivo non in quanto a prestazioni, bensì come equivoco tattico. Comprato come prima punta da 15 gol, nessuno si sta accorgendo come il suo baricentro sia sempre lontano dalla porta; vuoi per tentare la conclusione dalla distanza o partecipare meglio al gioco, Gabbiadini non è mai in area.
In questo senso, un piccolo consiglio voglio darlo al caro Sinisa: butti dentro - IN OGNI GARA - uno tra Wszolek ed il desaparecido Rodriguez. Entrambi sono esterni veri, anche se il polacco ha una maggiore propensione offensiva, mentre l'argentino giocherebbe più avanti del solito. Per altro, schierare "Maticrack" dietro la punta gli garantirebbe numerosi spazi per offendere: chissà di non ritrovarsi la soluzione ai propri problemi in casa. Intanto, anche Renan timbra il cartellino del primo gol ufficiale con la Samp. Il brasiliano potrebbe essersi conquistato qualche spazio per le prossime gare. Con un colpo di pistola nei titoli di coda.

Renan Garcia, 27 anni, scaglia il sinistro dell'1-1 finale: primo gol ufficiale con la Samp.

24 novembre 2013

Ci vuole testa.

C'è chi se la prenderà con l'arbitro per i troppi minuti di recupero. Chi con Petagna, che ha cercato di recuperare a tutti i costi quel pallone. Chi con Da Costa e la sua incapacità di coprire bene il primo palo e chi con Costa e Mustafi, colpevoli di mancanze nell'occasione. Ma il gol al 94' di Cana è un altro spartiacque psicologico nella stagione blucerchiata: alla prima partita sotto Mihajlovic, stava arrivando la vittoria, ma la Samp l'ha letteralmente buttata contro una Lazio inguardabile. Ed i timori continuano.

Pawel Wszolek, 21 anni, e Abdoulay Konko, 29, si contendono il pallone.

La Samp, al ritorno dalla pausa per le nazionali, torna con parecchie novità. Un nuovo tecnico, Sinisa Mihajlovic, che torna a Genova dopo 15 anni. Un nuovo modulo, il 4-2-3-1, con più copertura. Palombo torna a centrocampo, Wszolek è titolare, mentre Pozzi diventa il cardine dell'attacco, con Gabbiadini spostato a destra. La Lazio, dal canto suo, si presenta con la formazione degli ultimi tempi: senza Klose, 4-4-2 con il giovane Keita accanto a Floccari. E la Lazio conferma il profilo basso durante la prima frazione, nella quale non fa che mantenere un certo possesso palla, che però rimane sterile. La Samp, dal canto suo, pressa come mai aveva fatto in questa prima parte di stagione e prova a fermare sul nascere l'estro di Candreva e Keita, apparsi in forma recentemente. Se Obiang manca la porta dalla distanza, la centra bene Pozzi al 35', su assist di Gabbiadini. Peccato che il potente destro del numero 9 blucerchiato trovi la respinta di Konko. Allo stesso modo, Marchetti bloccherà una punizione insidiosa di Gabbadini. Gli ospiti trovano il risultato massimo con un destro alto di Konko da buona posizione.
Nella ripresa, nessun cambio, ma la partita subisce subito un cambio di direzione. Krsticic, già ammonito, va con il piede a martello per contrastare Ledesma, prendendo la caviglia del capitano laziale. Risultato: rosso diretto e spogliatoi per il serbo. Forse l'espulsione diretta è una sanzione eccessiva, ma anche con il doppio giallo non sarebbe andata diversamente per il centrocampista della Samp. Da quel momento in poi, nonostante la girandola di cambi (fuori Candreva nella Lazio!), la musica non cambia. Anzi, è la Samp - in inferiorità numerica - a spingere di più. I capitolini potrebbero passare, ma Perea centra il palo da pochi passi (e in fuorigioco clamoroso), con Da Costa battuto.
Dieci minuti dopo, la Samp passa con una delle poche azioni pericolose della partita: Soriano centra la traversa con un rimpallo, ma sul rimbalzo è sempre l'italo-tedesco a metterla dentro. Primo gol in Serie A per il numero 21 blucerchiato, nonostante ci fosse un rigore netto per trattenuta di Konko su Pozzi nell'azione del vantaggio. La partita scorre lentamente fino alla fine, quando ormai Mihajlovic sembra aver colto la prima vittoria sulla panchina blucerchiata. Invece, su un lungo rinvio di Marchetti, Floccari piazza una bella sponda e lancia Cana in profondità. In proiezione offensiva, il centrale salta Costa e batte Da Costa sul primo palo: è una doccia fredda ed immeritata per i padroni di casa, che vedono altri punti sfuggire via. Ora, con le vittorie di Sassuolo e Chievo, si fa tutto più difficile.

Vladimir Petkovic, 50 anni, e Sinisa Mihajlovic, 44, a colloquio al "Ferraris".

Da Costa 6; De Silvestri 6.5; Gastaldello 6.5, Mustafi 6, Costa 6.5; Obiang 6, Palombo 6.5 (dal 47' s.t. Maresca s.v.); Gabbiadini 6.5, Krsticic 4.5, Wszolek 5.5 (dal 13' s.t. Soriano 7); Pozzi 6.5 (dal 37' s.t. Petagna s.v.) - già pubblicate su SampNews24

La partita di oggi ha ben illuminato ciò di cui parlavo nell'ultima articolo prima della gara contro la Lazio. L'addio e l'esonero forzato di Delio Rossi è una condizione necessaria, ma non sufficiente alla risalita: la verità è che questa squadra, come ha dimostrato anche oggi, è un manipolo di ragazzi dalla fragilità psicologica impressionante. Semmai ce ne fosse stato bisogno, questa gara - insieme a quella contro il Sassuolo - illumina perfettamente l'attuale dimensione blucerchiata. Una squadra che si deve salvare, con un tecnico non eccezionale e che lo deve fare con delle qualità non certo sopra alla media dei suoi avversari. Tanto per dirne una, il vituperato Sassuolo si è portato a casa sette punti nelle ultime tre gare, di cui due di queste giocate in trasferta. La Samp, queste dimostrazioni di forza, non le ha ancora portate a casa, ahimè: su questo c'è poco da dire.
Se poi si torna alla gara di oggi, direi che il suo andamento fotografa benissimo l'attuale momento blucerchiato. Contro una squadra che è sembrata più in crisi che mai, la Samp ha gestito bene il primo tempo, giocando leggermente meglio dell'avversario, ma difettando nelle conclusioni a rete. Poi, dopo l'espulsione di Krsticic, i ragazzi c'hanno messo il massimo impegno. Sembrava che quasi la Lazio non avesse l'uomo di vantaggio; tanto è vero che Soriano ha portato in vantaggio il Doria. Proprio lui, l'uomo che più di tutti aveva bisogno di un parziale riscatto. A partita ormai messa in cassaforte, con la Lazio sulle gambe e poco pericolosa, è arrivato l'ennesimo pata-trac stagionale. E' bastato un pallone casuale per mettere in ginocchio la Samp. Ed è proprio questo a preoccuparmi: psicologicamente, questi ragazzi sono debolissimi. E' come se la retrocessione in B non avesse fortificato molti di loro, anzi: molti sembrano tali e quali a quelli che soffrirono i primi mesi in cadetteria. I più giovani, quelli che potevano aprire la strada ad una nuova stagione, deludono o comunque non sono tra i migliori. Obiang e Krsticic su tutti sono l'esempio massimo in tal senso.
Insomma, ci sarà da pedalare. Oggi, per come è andata la gara, dovevano esser tre punti senza se e senza ma. Invece, siamo di nuovo a piangere sul latte versato, come al solito. Ora si andrà a "San Siro", con Mazzarri che non vede l'ora di proseguire la sua marcia verso un posto in Europa. Per la Samp, non sarà sufficiente giocare una buona gara, ma tenere la concentrazione per 90' e più sarà il vero traguardo. Altrimenti, qualunque apporto di Mihajlovic sarà pressoché nullo. Come quello di molti altri sin qui. Ci vuole testa, altrimenti sarà difficile salvarsi.

Il pareggio di Lorik Cana, 30 anni, arriva solo al 94': 1-1 il finale.

17 novembre 2013

Delio o non Delio, questo è il problema.

Alla fine, è accaduto: l'esonero di Delio Rossi non poteva più aspettare. Così, l'ex Lazio, Fiorentina e Palermo è stato sollevato dall'incarico dal presidente Garrone, con il beneplacito del d.s. Osti e dell'a.d. Sagramola. L'uomo da progetto («E' lui il vero fulcro di questo progetto», ci si ripeteva ad agosto-settembre) ora non è più necessario. Anche perché, forse, un progetto vero non c'è e quindi si può fare a meno di Rossi. Con l'arrivo di Mihajlovic, la musica potrebbe cambiare? Cerchiamo di capirlo insieme.

Delio Rossi, 53 anni, saluta Genova: è stato un amore in chiaroscuro.

Delio Rossi, classe 1960, ha fatto molto, se non di tutto per cercare di aggiustare le sorti della squadra. Ha provato una marea di giocatori (tranne forse i redivivi Poulsen e Rodriguez: prima o poi dovranno giocare), cambiato quattro-cinque moduli e combattuto più forte che poteva. Ma non è bastato. E a questo c'è una semplice spiegazione: forse la squadra non ha la qualità necessaria per giungere all'obiettivo prefissato, ovvero la salvezza tranquilla di cui tanto si parla, ma che nessuno ha ancora visto in questo anno e mezzo. Se proprio devo attribuire una colpa a Rossi, è quella di non aver detto nulla sulla qualità della squadra: il tecnico probabilmente sapeva bene che avrebbe fatto fatica. E non ha di certo alzato l'asticella delle aspettative. Ricordate quando ad agosto disse: «Ce la giocheremo con altre dieci squadre per la salvezza»? Purtroppo, siamo noi ad esser rimasti indietro. E il fatto di non aver obiettato sulla qualità della squadra è la sua unica grande colpa: un bel "coup de theatre", come le dimissioni a fine calciomercato, avrebbero potuto dare un segnale all'ambiente. Ma capiamo benissimo come rinunciare ad un'entrata fissa sia complicato e comunque Rossi ha tentato di fare il suo dovere al meglio.
Purtroppo, impegno a parte, ci sono anche i numeri a condannare l'ormai ex tecnico della Samp: da quando è arrivato a gennaio, la percentuale di vittorie durante la sua gestione è del 24,2%, corrispondente a otto successi sulle trentatré partite in cui ha allenato la squadra blucerchiata in Serie A. Veramente troppo poco per sperare di scamparla. Certo, la società ha sbagliato a tenere il tecnico in corsa a Firenze: cosa speravano? Che Delio resuscitasse una squadra sfilacciata e piena di assenze contro la Fiorentina al "Franchi"? Troppa grazia. Ma la colpa più grave di Rossi è quello di non aver dato gioco o un'identità chiara al lato tecnico del club: guarda caso, l'unica volta che ciò si è verificato è quando la Samp ha attraversato un ottimo periodo tra gennaio e marzo scorso. Lì, c'era una formazione chiara, il 3-5-2. In quel caso, c'erano undici titolari fissi. Questo lo starting-eleven consueto: Romero; Gastaldello, Palombo, Costa; De Silvestri, Obiang, Krsticic, Poli, Estigarribia; Eder, Icardi. Poi i vari Rossini, Mustafi, Sansone davano il loro contributo, ma c'era una situazione tecnica chiara. E tale chiarezza non si è più ripetuta né sul finire dello scorso campionato, né in questa prima parte di stagione. 24 giocatori utilizzati e cinque moduli diversi hanno sancito la confusione del tecnico, forse scontento della rosa.

Edoardo Garrone, 51 anni: sarà lui a scegliere il nuovo allenatore.

Detto di Rossi, è partita la caccia al successore sulla panchina blucerchiata. Si sono fatti maree di nomi: Edoardo Reja, che ha tanta esperienza in A; Davide Ballardini, fino a poco tempo fa scomodo avversario dall'altra parte della Lanterna. Fino ad arrivare a Zdenek Zeman, che personalmente avrei considerato di buon occhio, visto che ha il merito di valorizzare veramente i giovani. Inoltre, se finirà come penso, sarebbe stato ottimo per ripartire da lidi meno nobili (così come Fulvio Pea, finito anche lui nella girandola del toto-candidati del post-Rossi). Tuttavia, il candidato principale è Sinisa Mihajlovic, reduce dalla poco elettrizzante esperienza di non esser riuscito a portare la Serbia neache ai play-off mondiali. Ex cuore blucerchiato, come Rossi è stato allenatore della Fiorentina prima di venire qui e la Lazio sarà la prima avversaria al "Ferraris", avendo già avuto qualche flirt con l'ambiente biancoceleste (ne è stato giocatore). E per ironia della sorte, il serbo potrebbe rimpiazzare Delio Rossi, dopo che quest'ultimo aveva rimpiazzato il serbo alla Fiorentina nel novembre 2011. Corsi e ricorsi storici che fanno girare la testa.
Ma il forse il problema risiede altrove: c'è chi, usando un'iperbole, afferma come neanche Guardiola o Mourinho riuscirebbero a salvare questa squadra. Forse, invece, si possono considerare alcuni aspetti più concreti per far capire come la sfiducia sembri grande. Due sopratutto vengono alla mente e riguardano due gare di questa stagione. Dato numero uno: la Samp, nonostante il Milan più scarso che mi venga in mente degli ultimi quindici anni, è riuscita ad andare a Milano per perdere senza fare neanche un tiro nello specchio della porta avversaria. E soffrendo, di fronte ai rossoneri sconquassati di quest'anno, che si presenta ora nella parte destra della classifica. Ma chi volesse una prova più tangibile, prenda la gara contro il Sassuolo. Sei 1-0 e hai giocato un buon primo tempo: è bastata la frittata di Costa per mandare in palla l'intera squadra. Una serie di errori ha portato al 3-1 degli ospiti e all'espulsione del numero 3 blucerchiato. Ciò nonostante, la Samp ha tirato fuori la forza per rimontarla e portarsi sul 3-3. Quando tutto sembrava a posto, De Silvestri - ma poteva essere chiunque altro - ha buttato tutto all'ortiche con un errore stupido, dovuto alla stanchezza. 4-3 per i neroverdi e sconfitta che è costata la panchina a Delio Rossi; già, perché se Delio avesse vinto contro gli emiliani, non lo avrebbero mai cacciato dopo un'eventuale sconfitta a Firenze.
Sopratutto, quella partita dimostra la pecca più grave della Samp di quest'anno: la testa. La squadra, ancor prima che tecnicamente, è debole mentalmente. Non riesce a giocarsela in maniera serena. Quando è in vantaggio, fatica a tenerlo: ho citato la gara contro il Sassuolo, ma potrei parlare di quella con il Bologna, contro il Torino o a Livorno. Insomma, il mix di inesperienza (squadra molto giovane), di mancanze tecniche e della sparizione di alcuni punti fermi dell'anno scorso (cercasi Obiang e Krsticic) sta mandando lentamente la Samp in B. E se queste complicanze rimarranno, non basterà certo un Mihajlovic qualsiasi a tirarci fuori. Delio o non Delio, questo è il problema.

Sinisa Mihajlovic, 44 anni, è vicino al ritorno a Genova, sponda blucerchiata.

11 novembre 2013

Il futuro è una trappola.

Doveva essere sconfitta e sconfitta è stata. L'umiliazione è stata evitata solo nel risultato, perché in campo c'è stata una sola squadra, almeno fino al 75'. La Fiorentina batte la Samp per 2-1 al "Franchi", ma il risultato è bugiardo: chiunque abbia visto la partita sa come sono andate le cose. Da una parte c'era una compagine capace di nobilitare il calcio con il suo gioco; dall'altra, un manipolo di uomini che non è riuscito a creare molti problemi ad una delle migliori squadre del nostro campionato. E ora Delio Rossi è vicino all'addio.

Delio Rossi, 53 anni, vicinissimo all'esonero: si attende il sostituto.

Dopo la debacle interna con il Sassuolo, il mister blucerchiato è costretto a giocarsi la permanenza sulla panchina della Samp contro un avversario difficile: la Fiorentina di Vincenzo Montella. Come chiedere ad un cieco di vedere ciò che ha davanti agli occhi o altrimenti verrà giustiziato. A quel punto, l'allenatore torna sul prudente 3-5-2, con Gentsoglou a centrocampo e l'emergenza difesa: assenti Costa e Gastaldello, Palombo torna al centro, mentre Regini va a coprire il settore sinistro. La Fiorentina, reduce dalla matematica qualificazione ai 16esime di Europa League, riporta in campo Giuseppe Rossi come unica punta, seguito da Cuadrado e Joaquin.
Non ci vuole molto per capire che i padroni di casa disporranno degli ospiti come meglio credono: i viola cominciano a far girare palla e la Samp può far bene poco, se non aspettare un qualche errore. Tuttavia, gli errori li commettono subito i blucerchiati. Prima la difesa lascia Borja Valero da solo davanti alla porta, con lo spagnolo che fortunatamente spara alto. Poi arriva il pata-trac: su corner, Berardi trattiene vistosamente (e inutilmente) Aquilani. Rigore generoso, ma non è la prima volta che l'ex Brescia commette queste ingenuità. Sul dischetto, Giuseppe Rossi spiazza Da Costa per l'1-0 viola. Sette minuti, arriva il chiodo sulla bara della Samp: palla a "Pepito", Palombo si dimentica di marcarlo e Rossi piazza la palla nel sette di Da Costa. 2-0 e la gara sembra sigillata in favore della squadra di Montella. Anche perché la Samp ci prova solo con un flebile sinistro di Gabbiadini ed una botta dalla distanza di Obiang: troppo poco.
Al ritorno dall'intervallo, il canovaccio è peggiorato: gli ospiti ormai non trovano neanche il minimo pressing e la Fiorentina si diverte a farci girare la testa. Cuadrado e Mati Fernandez provano ad impensierire Da Costa dalla distanza, ma trovano il portiere blucerchiato pronto. Insomma, i viola si divertono, ma sembrano una bella donna allo specchio: consapevole di esserla, la Fiorentina non sferra il colpo decisivo. La Samp cambia Gentsoglou e Berardi per Wszolek e Gavazzi, passando al 4-4-2 e sperando in un mezzo miracolo. E' il polacco la chiave di volta della partita: la sua vivacità sulla fascia fa tremare i padroni di casa. Prima crea un'occasione, poi al 74' gli ospiti accorciano le distanze: ripartenza di Eder ed assist per Gabbiadini, che batte un Neto impreparato sul primo palo. A quel punto, la Fiorentina comincia a temere per il risultato e si ritrae in difesa. Con l'ingresso anche di Nicola Pozzi per Gabbiadini, gli ospiti cominciano a pensare all'incredibile rimonta. E' proprio il numero 9 blucerchiato a fornire a Wszolek una buona occasione, ma il polacco sfiora il palo con la sua conclusione. Nel finale, su corner, è sempre il centravanti di Santarcangelo di Romagna a mancare di poco il 2-2 con un suo colpo di testa. Insomma, la Samp avrà pure poca qualità, ma ci mette il cuore nel finale. Finisce 2-1 per i viola, ma il risultato è bugiardo su quanto avvenuto in campo. E poteva essere persino più bugiardo, se la Samp avesse avuto un pizzico di fortuna.

Giuseppe Rossi, 26 anni, ha chiuso la gara con un'altra doppietta delle sue.

Da Costa 6 - Dargli particolari colpe stasera sarebbe sbagliato. Dove può, è attento.
Mustafi 5.5 - Il meno peggio della retroguardia blucerchiata: come al solito.
Palombo 5 - Si dimentica Rossi sul 2-0.
Regini 5.5 - Fa fatica a sinistra, ma si fa notare persino davanti.
De Silvestri 5.5 - Anche lui non sembra al massimo della propria forma.
Obiang 5 - L'unico pericoloso dalla distanza, ma in campo non riesce a contrastare il centrocampo viola.
Gentsoglou 6 - Peccato per il fatto che sia macchinoso: nel primo tempo ha personalità e dà brio alla manovra. Poi Rossi lo toglie...
Krsticic 5 - Altra prova deludente del serbo: sembra proprio perso.
Berardi 4.5 - Già non è adatto a giocare da esterno nel 3-5-2, poi se lo metti a sinistra... in più, causa anche il rigore dell'1-0.
Eder 5.5 - Molto volenteroso, ma apparte il passaggio per Gabbiadini del 2-1 non c'è nulla.
Gabbiadini 6 - Sufficienza solo per il gol: continua ad essere un mezzo fantasma.

Wszolek 6.5 - Entra e crea molto scompiglio. Per poco non sfiora anche il 2-2: con un nuovo modulo (4-3-3?), forse potrebbe risultare decisivo.
Gavazzi 5.5 - Non fa certo peggio di Berardi.
Pozzi 6.5 - In 10' costruisce una potenziale palla-gol per Wszolek e sfiora il pareggio: è in formissima.

Ora c'è la sosta per le nazionali, ma al ritorno potremmo non trovare più Delio Rossi. Il tecnico blucerchiato era a forte rischio esonero prima della gara di Firenze e l'allarme rimane: le decisioni verranno prese con calma, ma ci sono vari nomi che circolano. Mihajlovic il favorito, Pea, Corini e Zeman tra i possibili outsider e lo spettro Colomba sugli spalti (l'ex tecnico del Padova ha seguito la Samp nelle ultime tre gare dallo stadio: se non è questo un segnale...). Intanto, la partita di Firenze ha visto la doppia mandata di Rossi: Giuseppe ha condannato la Samp, Delio probabilmente saluterà Genova. E chissà cosa accadrà nelle prossime ore. Attenzione, però: in questa Samp, il futuro è una trappola.

Eder Citadin Martins, 26 anni: ieri un altro assist, seppur inutile.

04 novembre 2013

Colpiti ed affondati.

«Poteva andarci peggio», avrà mormorato qualcuno a qualche secondo dalla fine di Samp-Sassuolo. E in una stagione in cui tutto va storto, è successo esattamente quanto qualcuno aveva tentato di scongiurare. Dopo una grande rimonta di cuore, i blucerchiati buttano via una gara fondamentale nel proseguo della stagione e regalano la prima gioia assoluta in trasferta agli uomini di Di Francesco. Un 4-3 che fa male, al morale ed alla classifica della Samp.

Lorenzo De Silvestri, 25 anni, stende Diego Farias, 23: è il rigore del 4-3.

Dopo la pessima prova di Verona, ci si aspettava un'altra verve da questa Samp. Cambiano parecchi uomini: dentro Gentsoglou, Krsticic e Pozzi, spostato Gavazzi a sinistra e c'è anche il ritorno di De Silvestri. Il 3-4-1-2 vede il centrocampista serbo a fare il trequartista, magari per infastidire un po' il giro-palla del Sassuolo. Gli emiliani, dopo la sconfitta con l'Udinese, cambiano parecchio: out Zaza per squalifica, davanti il tandem è formato da Berardi e Floro Flores. Il primo tempo è sostanzialmente alla pari. se la Samp tiene un buon possesso palla, il Sassuolo costruisce qualche azione pericolosa. Floro Flores ha la palla per l'1-0 grazie ad una disattenzione di Gastaldello, ma Da Costa salva. Poco dopo, è la Samp a passare al 19': : punizione di Krsticic, sponda aerea di Costa e Pozzi è sul secondo palo per metterla dentro. Il "Ferraris" giubila il numero 9 blucerchiato, mentre Krsticic mette in difficoltà Pegolo poco dopo su punizione. A quel punto, la Samp rischia un'altra volta, in maniera clamorosa: brutta diagonale di Gavazzi, che lascia solo Gazzola. L'esterno neroverde batte Da Costa, ma non Gastaldello, che salva sulla linea.
Si chiude il primo tempo e la ripresa sarà scoppiettante, seppur non positiva per i colori blucerchiati. Quando tutto sembra scorrere sui binari della prima frazione, un errore spezza la partita: sul cross di Longhi, Costa sbaglia il tempo e manca il pallone. Alle sue spalle c'è pronto Berardi, che stoppa e batte Da Costa in uscita per l'1-1. Una botta non da poco, tanto che basta qualche minuto per cambiare definitivamente la gara. Su una ripartenza del Sassuolo, Floro Flores pesca Berardi: il giovane talento degli ospiti affronta Costa e lo costringe al fallo da rigore. Rosso per il difensore e penalty per i neroverdi, che sempre Berardi trasforma. Sotto 2-1 e in dieci uomini, la Samp non vuole morire. Su una bella iniziativa di De Silvestri, la spizzata di Pozzi mette Eder davanti a Pegolo ed il brasiliano segna il 2-3: qualche segno di speranza per i tifosi blucerchiati, che comunque stentano ad esultare.
Il finale è da ricovero. La Samp ci riprova, stavolta dalla distanza con Eder: una deviazione spiazza Pegolo e per poco non manda il Sassuolo all'inferno. Rossi le tenta tutte, inserendo Soriano, Petagna e Wszolek per Krsticic, Pozzi e Gavazzi. Proprio il polacco crea lo spunto giusto per un corner; su questo, De Silvestri prima centra la traversa di testa, poi ribadisce in rete sulla respinta. 3-3 e "Ferraris" impazzito: sembra una rimonta da libro "Cuore" e non è detto che non si trasformi in una clamorosa vittoria. Quando il tifoso medio si sente fomentato al massimo delle sue forze, arriva l'ennesima mazzata della giornata. Prima Alexe sfiora il gol del 4-3, sparando alto sull'ennesima iniziativa del funambolico Berardi. Poi entra Diego Farias: il tifoso blucerchiato trema, ricordando quanto il brasiliano fece in un famoso Nocerina-Samp di due anni fa. E infatti Farias, neo-entrato e fresco di gambe, salta Mustafi e punta alla porta: De Silvestri, esausto, lo butta già in un'ingenuità fatta di stanchezza e fragilità psicologica. A quel punto, Berardi si prende il pallone con la tripletta di giornata e la gara si chiude lì. Un disastro, specie considerando che la Samp perde contro una diretta avversaria, in una giornata in cui probabilmente si poteva portare a casa la terza vittoria del campionato.

L'esultanza di Nicola Pozzi, 27 anni, dopo il momentaneo 1-0.

Da Costa 5.5; Mustafi 5, Gastaldello 5.5, Costa 4.5; De Silvestri 5.5, Obiang 5, Gentsoglou 5.5, Gavazzi 5 (dal 32' s.t. Wszolek 6); Krsticic 5.5 (dal 20' s.t. Soriano 5); Eder 6, Pozzi 6.5 (dal 28' s.t. Petagna 5) - pagelle già pubblicate su SampNews24

Adesso, il ciclo più importante di partite che attendeva la Samp è finalmente concluso. Prima della pausa per le nazionali, ai blucerchiati e a Delio Rossi è stato richiesto che facessero nove-dieci punti tra Livorno, Atalanta, Hellas e Sassuolo. Missione raggiunta a metà: sei punti su quattro gare contro avversarie dirette per la salvezza non sono granché, specie pensando che la Samp aveva già un pesante deficit, dovuto ad una partenza orrenda (tre punti in sette gare, nessuna vittoria).
Ora ci si chiede quale possa essere il destino di Delio Rossi: il suo stipendio da un milione e 200mila euro l'anno sembra altamente ingiustificato di fronte alla confusione tecnica che sta dimostrando. Undici formazioni diverse in undici giornate sembrano uno scherzo: è come se il tecnico blucerchiato non sapesse esattamente quali pesci prendere. Sono ben 24 i giocatori provati in questi primi due mesi di Serie A e, apparte i perenni esclusi Rodriguez e Salamon, non mi viene in mente nessuno che possa rigirare questa barca. Ci sono stati giocatori sugli scudi, altri meno pronti, ma nessuno in grado veramente di cambiare la partita. L'esempio massimo è Andrea Costa: finora era stato positivo, ma anche lui ha dovuto subire la sindrome della giornata storta, regalando praticamente la vittoria al club emiliano (rigore più espulsione è come uno scaccomatto a scacchi).
E ora arriva un periodo tremendo: si affronteranno in sequenza la Fiorentina al "Franchi", la Lazio e l'Inter a "San Siro". Non proprio il massimo per chi cerca di salvarsi. E' chiaro che, se si vuole cambiare, questo è il momento propizio: meglio prendere qualche sberla, ma dare tempo al nuovo allenatore di capirci qualcosa. Del resto, il tifoso medio sampdoriano non si aspetta molto da queste gare: da queste, l'anno scorso la Samp di Ferrara e Rossi raccolse appena un punto. L'importante è cercare di non imbarcare troppo: il rischio di finire colpiti ed affondati un'altra volta è davvero molto, molto alto.

Domenico Berardi, 19 anni: prima tripletta in Serie A e cinque gol in campionato.

27 ottobre 2013

Finalmente il merito.

Difficile dirlo, ma finalmente è arrivato tutto ciò che i tifosi volevano da questa stagione: una vittoria meritata, senza subire gol e la prima gioia al "Ferraris". Samp-Atalanta è questo: una gara sofferta nel primo, ma che nel secondo ha cambiato nettamente direzione e ha portato i blucerchiati al trionfo. Ora, a quota 9, il futuro sembra meno grigio, anche se non bisogna smettere di lavorare. Intanto, il vituperato Sensibile ha modo di farsi ricordare grazie alle gesta del prode Shkodran Mustafi.

Manolo Gabbiadini, 22 anni, decisamente deludente contro la sua ex squadra.

Reduci dalla vittoria all'ultimo respiro di Livorno, Rossi ripropone una Samp simile a quella vista in Toscana: 3-4-1-2, con Bjarnason dietro la coppia Eder-Gabbiadini, il recupero di Mustafi in difesa e Palombo riproposto a centrocampo. A sinistra, senza Gavazzi, Regini vince il ballottaggio su Barillà, apparso poco brillante contro i granata. Di contro, l'Atalanta è reduce da tre vittorie consecutive e ha voglia di sognare ancora: senza Lucchini e Bonaventura, Brienza è il cursore di sinistra del centrocampo degli ospiti. Davanti Moralez accompagna Denis. Il primo tempo vede la Samp sostanzialmente nulla: apparte un tiraccio di Gabbiadini dalla distanza, i blucerchiati sembrano impacciati ed incapaci di creare una qualsiasi azione pericolosa. Tutt'altra storia per l'Atalanta, che nonostante le assenze si mostra pericolosa e sopratutto in controllo del gioco. La mossa a sorpresa è Raimondi esterno offensivo di sinistra: è lui ad avere le occasioni più pericolose della prima frazione. Prima spara alto da due passi su assist di Denis, poi trova la traversa a fine primo tempo su un bel lancio di Cigarini: Da Costa è battuto, ma il legno grazia la Samp. Una Samp che rientra tra i fischi assordanti del suo pubblico, desideroso di vedere ben altre prestazioni dopo la vittoria miracolosa di Livorno.
Il piglio di Rossi negli spogliatoi, il cambio Gentsoglou-Palombo ed un diverso schieramento sul campo portano la Samp a dominare la ripresa. Le parti si rivoltano completamente: i blucerchiati sono padroni del pallone e l'Atalanta fatica a far circolare la sfera come nei primi 45'. Prima è Gabbiadini a sfiorare la porta con un bel sinistro al volo su assist di Eder, poi è il brasiliano a scaldare le mani di Consigli. L'ex Cesena è scatenato: offre sul destro di Obiang un rigore in movimento, ma lo spagnolo è impreciso e consente al portiere dell'Atalanta il miracolo di giornata. Quando la sfida sembra vederci benissimo (come al solito), arriva il vantaggio: corner di Eder, incornata di Mustafi e Cigarini tenta di evitare la rete blucerchiata con un fallo di mano. Il pallone finisce comunque dentro e scoppia un parapiglia: l'arbitro sembra intenzionato al rosso più rigore, ma alla fine torna su più miti consigli e decide di assegnare il giallo a Cigarini ed il gol ai padroni di casa. Primo gol in Serie A per Shkodran Mustafi, 21 anni e tanta voglia di emergere.
Quando la Samp è ormai padrone della gara e gli ospiti sembrano scomparsi dal campo, arriva anche l'espulsione del giovane Nica a chiudere la partita: entrataccia da dietro e per l'arbitro l'intervento del terzino nerazzurro è troppo scomposto per non esser sanzionato con il rosso. Ancora Eder e Gabbiadini provano ad impensierire Consigli dalla distanza, ma alla fine la Samp essenzialmente decide di gestire la gara. Nel finale, Denis ha un rigore in movimento per pareggiarla, ma la fortuna è dalla parte dei padroni di casa e così i blucerchiati portano a casa la prima vittoria stagionale tra le mura amiche. Sofferta, in chiaroscuro, ma meritata e conquistata con un ottimo secondo tempo.

Andrea Costa, 27 anni, contrasta tenacemente German Denis, 32.

Da Costa 6; Mustafi 7.5, Gastaldello 6, Costa 7; De Silvestri 6, Obiang 6, Palombo 4.5 (dal 1' s.t. Gentsoglou 6.5), Regini 6.5; Bjarnason 5; Eder 6.5 (dal 33' s.t. Soriano s.v.), Gabbiadini 5.5 (dal 37' s.t. Pozzi s.v.) - pubblicate già su SampNews24

Con questa vittoria, la Samp può guardare con ulteriore fiducia al futuro. Lo stesso Mustafi, a fine gara, ha dichiarato come questi tre punti possano aiutare i blucerchiati a stare più sereni; tuttavia, la serenità non deve far dimenticare il fatto che questa squadra sembra avere un'autonomia massima di 45', massimo 60'. Ci sono fasi della gara in cui scompare ed altre in cui sembra poter portare a casa la posta. Ci vorrà ben altro per sperare in quello che è l'obiettivo stagionale: una salvezza tranquilla.
Capitolo a parte per quanto riguarda Angelo Palombo. Autore di una prestazione che ritengo di poter annoverare tra le peggiori mai viste con la maglia della Samp, il numero 17 blucerchiato si è stizzito e ha zittito il pubblico. A fine gara, ha chiesto scusa, ma anche precisato come sperasse che il pubblico incitasse la squadra per tutti i 90' piuttosto che fischiare un gruppo così giovane durante la partita. Palombo ha bisogno di riguardarsi la gara: la maggior parte dei fischi erano rivolti a lui, alle sue incertezze a centrocampo e alla lentezza dimostrata nell'impostazione. All'ennesimo lancio nel vuoto, i tifosi hanno reagito. Poi il vice-capitano blucerchiato ha comunque ragione: si fischia a fine gara, c'è tempo. Ma non si pari dietro la storia del gruppo giovane, perché i fischi erano SOPRATUTTO per lui.
Se poi vogliamo buttare uno sguardo al futuro, c'è da esser fiduciosi: Costa e Mustafi sono due rocce e la difesa non ha subito gol per la prima volta. Regini si è ben disimpegnato a sinistra, anche se penso che contro avversari più forti soffrirà inevitabilmente: a tal proposito, qualcuno si riguardi la finale dell'Europeo U-21 (giocava in una difesa a quattro). Gentsoglou, appena entrato, si è fatto ben apprezzare: non sarà Pirlo ed è abbastanza lento, ma gioca con semplicità e fa valere il suo fisico. Pare già molto in questa Samp da salvezza risicata. Infine, complimenti ad Eder: nel secondo tempo è stato devastante, ma c'è bisogno che sia più continuo.
Ora ci sono due gare che decideranno se il campionato della Samp sarà di ulteriore sofferenza o se ci si potrà pian piano tirar fuori dai guai: la trasferta di Verona contro l'Hellas e la gara in casa contro il Sassuolo. Quando stava per iniziare il filotto di queste quattro partite (Livorno ed Atalanta comprese), speravo in nove-dieci punti. Mantengo quella speranza, a maggior ragione dopo queste due gare. Un pareggio a Verona sarebbe manna, visto che l'Hellas se l'è giocata anche ieri nella tana dell'Inter. Tuttavia, è un match da tripla. A Verona è difficile giocare bene, ma la Samp di questo periodo sembra essersi parzialmente ripresa. Qualunque risultato arriverà, l'importante è che si ottenga con merito: è l'unico segnale che può essere veramente di speranza per i tifosi.

Samp in festa dopo il gol di Shkodran Mustafi, 21 anni: sarà quello decisivo.

21 ottobre 2013

E l'ottavo giorno (o giornata) vinse.

E l'ottavo giorno, la Samp si ricordò come si vince: il 2-1 ottenuto all'"Ardenza" di Livorno è sofferto, tirato, ma alla fine liberatorio. Forse un pareggio sarebbe stato più giusto, visto l'andamento della gara, ma poco importa in questo momento ai tifosi blucerchiati. Ci si issa a quota sei e si attende l'Atalanta con più fiducia. Non solo: dopo 46 anni, il Doria torna a vincere in Toscana, contro una delle sue bestie nere. Meglio di così, difficilmente poteva andare.

Cesare Prandelli, 57 anni, a Livorno per visionare Gabbiadini, De Silvestri e Bardi.

I padroni di casa, reduci da un buon inizio di campionato, sono pronti a ricominciare da dove avevano lasciato prima della sconfitta di Verona contro l'Hellas. La Samp, dal canto suo, deve trovare il modo di sbloccarsi: sette giornate senza vittoria e penultimo posto in classifica, con appena tre punti. Gli ospiti si presentano con Barillà dal 1' e Bjarnason dietro la coppia Gabbiadini-Eder. Dall'altro parte, i quasi blucerchiati d'estate Emeghara e Paulinho compongono la pericolosa coppia d'attacco del 3-5-2 di Nicola.
Al 19', c'è l'episodio che sblocca la partita in favore del Doria: Krsticic si accende e lancia De Silvestri in profondità, con Duncan che lo stende. Sul fallo non ci sono dubbi; sul contatto, pare che esso ricordi quello tra Gervinho e Pereira in Inter-Roma, con il piede dell'esterno blucerchiato che appare leggermente fuori dall'area. Sul dischetto, Eder trasforma il rigore per il suo terzo gol in cinque partite di campionato. Il Livorno non tarda a reagire, per altro con veemenza. Tra le diverse occasioni, ne spiccano due pericolose: la traversa di Greco dalla distanza (con miracolo di Da Costa) e la doppia occasione firmata Emeghara-Paulinho, con il brasiliano che spara fuori da due passi. In mezzo, la Samp sembra intimidita: gol annullato a Gabbiadini a parte, non c'è molto da segnalare da parte degli ospiti.
Nella ripresa, il canovaccio cambia: la Samp si fa più propositiva e mette paura alla difesa dei labronici, più compassati dopo un primo tempo a tutta. Krsticic si accende per la seconda (ed ultima) volta nella gara e serve Eder con un "no-look" di 30 metri: il brasiliano, per tutta risposta, si mangia il possibile 2-0, sparacchiando debolmente a lato. Un'altra grande occasione è sprecata dal brasiliano, che arriva davanti a Bardi, ma tentenna, permettendo il rientro della difesa livornese. Si succedono molte sostituzioni: dentro Sansone, Pozzi e Regini per gli ospiti, mentre Siligardi, Piccini e Borja fanno il loro ingresso per i padroni di casa. Alla fine, il numero 12 blucerchiato non ripete le prestazioni precedente e delude nel suo ingresso in corsa. Meglio fa Siligardi, che è mobile e realizza l'1-1 al 91': nessuno lo marca e l'attaccante granata può esplodere il suo ottimo sinistro per il pareggio del Livorno. Il disastro sembra ormai fatto, ma la dea bendata (e le ingenuità dei toscani) ci mette una pezza: su un pallone spiovente in area dei padroni di casa, Luci atterra Regini in modo inutile e regala alla Samp il match-point. Pozzi, a secco da un anno, rompe il digiuno con un rigore non certo preciso, ma efficace quanto basta. Per il numero 9 blucerchiato, un vero cuore Samp, arriva un premio dopo quanto passato nell'ultimo anno; per il Doria, giunge la prima vittoria in campionato e si sale a quota sei. E pensare che Siligardi aveva quasi realizzato il 2-1 su un corner finale: strano il calcio.

Eder, 27 anni, batte Bardi dal dischetto per il momentaneo 1-0 del Doria.

Da Costa 6.5 - Salva la Samp in diverse situazioni.
Gastaldello 6 - Cattivo quanto basta.
Palombo 6.5 - Bene con la sua esperienza.
Costa 6.5 - Granitico quanto basta: l'ex Reggina continua nel suo buon momento.
De Silvestri 7 - Un treno. Ormai sembra aver trovato la sua consacrazione nel ruolo: soffre Duncan, ma offensivamente è una spina nel fianco sinistro del Livorno. Si guadagna anche il rigore dell'1-0.
Obiang 6 - Forse siamo in ripresa: lo spagnolo non è ancora precisa, ma in fase d'interdizione è un bulldozer. Si spera possa migliorare ancora.
Krsticic 5.5 - In fase d'interdizione, continua a mancare. Però, quando si accende, apre due varchi: sul primo lancia De Silvestri per guadagnarsi il rigore, sul secondo serve a Eder sul piede il 2-0.
Barillà 5 - Delusione per l'ex capitano della Reggina: non è mai sembrato in grado di impensierire. A tratti, Schiattarella sembra Garrincha.
Bjarnason 6 - L'esperimento da trequartista è andato meglio nel secondo tempo che nel primo.
Eder 6 - Gol a parte, è sembrato cincischiante e poco concreto: bisogna essere più cattivi in Serie A. Gli va dato il merito del terzo gol in cinque gare di campionato.
Gabbiadini 5.5 - Il problema non sono i gol che non segna, ma i pericoli che non crea. L'impressione è che si debba allontanare troppo dalla porta per cercare la palla. Rossi lo toglie (forse) prematuramente.

Sansone 5 - Deludente rispetto alle ultime gare: non punge contro la difesa livornese e tiene poco la palla.
Pozzi 6.5 - Decisivo, finalmente. Aveva avuto tanti buoni ingressi, ora segna e porta la Samp alla vittoria. Tanti cuori blucerchiati sono contenti con e per lui.
Regini 6 - Entra nel finale per contenere le offensive avversarie, ma trova il rigore della vittoria.

Adesso si attende l'Atalanta per cercare di proseguire nella striscia positiva. Una serie di risultati utili è necessaria alla Samp per non fermarsi ad un successo sofferto e maturato solo negli ultimi secondi. La squadra deve migliorare, ma qualche luce si è vista a Livorno: specie in difesa, dove - gol di Siligardi a parte - la retroguardia è sembrata più attenta di altre volte. Ma servirà ben altra grinta per portare a casa partite più difficili. E non ci saranno ottavi giorni che tengano: la settimana finisce la domenica. Nessuna seconda chance d'ora in poi.

Nicola Pozzi, 27 anni, firma il definitivo 2-1 per la Samp su rigore.

07 ottobre 2013

I Gervasoni ed i Mustafi.

Siamo al tragicomico. Anzi, forse al telefilm. Un episodio non può giustificare una partita, ma forse può aiutare a spiegare il corso della stagione che è stata sin qui e di quello che verrà. Minuto 47 del primo tempo di Sampdoria-Torino, con i blucerchiati in vantaggio di un gol. Palombo è pronto a battere la punizione dal limite che sarà l'ultima palla giocata della prima frazione; tiro respinto in mala maniera da Padelli e Pozzi la butta dentro di rapina. Tutto valido? Macché, fermi tutti. Ora arriva Gervasoni e vi spiega come si può rovinare un pomeriggio.

L'arbitro Gervasoni annulla la rete del 2-0 di Pozzi: sarà protagonista.

Un pomeriggio che poteva essere di gioia, che avrebbe potuto portare la prima vittoria blucerchiata dell'anno e che, invece, si è rivelato l'ennesima delusione. Che sarebbe potuta essere più pesante, se un altro errore di Gervasoni non avesse fatto arrabbiare anche il Torino, con il contatto Glik-Eder che ha portato l'assegnazione alla Samp di un rigore perlomeno generoso. Ognuno può valutare questo episodio a proprio modo, ma diciamo che mi sentirei arrabbiato se mi fischiassero contro un penalty del genere. E pensare che la Samp ha tirato fuori una delle migliori prestazioni stagionali, specie nei primi 45'. Nonostante le assenze di Costa e Krsticic per squalifica, Delio Rossi ci è andato pesante con un 3-4-3 offensivo e la prima presenza di Gentsoglou a centrocampo. Il greco non è dispiaciuto in cabina di regia, mentre il tridente Sansone-Gabbiadini-Pozzi ha retto per un'ora, salvo poi collassare dal punto di vista tattico e delle forze. Il Torino di Ventura, invece, si è rivelato il solito problema per la Samp, che trova quest'avversario molto ostico e non lo batte da quattro anni: evidentemente, affrontare colui che fu il tecnico blucerchiato all'inizio degli anni 2000 non è facile per il Doria.
E pensare che la Samp era anche riuscita ad andare in vantaggio, quando al 42' del primo tempo Sansone aveva battuto dai 25 metri l'ex blucerchiato Padelli. Gli ospiti sono sembrati impacciati nei primi 45', tanto che la Samp aveva già avuto una buona occasione sempre con Sansone; poi, il pata-trac con Gervasoni e l'incredibile epilogo del primo tempo, con i blucerchiati che avrebbero potuto chiudere la gara con quell'episodio. Quando poi Immobile ha riaperto la partita su assist involontario di Obiang da corner granata, il Torino si è ripreso e ha ricominciato a giocare. Specie con il suo giocatore più pericoloso: quell'Alessio Cerci che ha prima sprecato incredibilmente il 2-1 (grande parata di Da Costa) e poi ha trovato il raddoppio degli ospiti su calcio di rigore. Sull'assegnazione del penalty per i granata, c'era poco da contestare: l'intervento scoordinato di Palombo su D'Ambrosio dimostra due punti. Il primo: l'invenzione di Rossi di reinventarlo come libero sta pian piano affievolendo nei suoi effetti positivi. Il secondo: il filtro a centrocampo continua ad essere poco, altrimenti un terzino destro non si sarebbe presentato diverse volte nell'area blucerchiata durante il secondo tempo. Nel finale, poi, un altro strafalcione di Gervasoni ha portato la Samp al pareggio: il contatto tra Glik ed il neo-entrato Eder c'era, ma è sembrato come il brasiliano stesse cercando il fallo a tutti i costi. Ne è venuto fuori un contrasto debole, che però l'arbitro ha giudicato falloso. 2-2 e tutti a casa, con la consapevolezza di aver segnato i primi gol stagionali al "Ferraris", ma di essere sempre penultimi e senza alcuna vittoria in tasca.

Alessio Cerci, 26 anni, punta Shkodran Mustafi, 21: ancora in gol il granata.

Al di là delle valutazioni sulle prove dei singoli, quel che tiene banco su molti dei giornali e delle tv nazionali è lo svarione dell'arbitro di ieri pomeriggio. Un errore di buonsenso, una valutazione inutilmente rigida, che farebbe infuriare qualunque squadra, ma che forse avrebbe tenuto tutti attaccanti allo schermo se avesse riguardato una qualche compagine a strisce. Del resto, Galliani tiene sullo sfondo del telefonino il gol del Muntari; non mi risulta che i tifosi blucerchiati avranno come wallpaper del proprio cellulare l'esultanza strozzata di Pozzi. C'è chi poi, come Ventura, parla di «gol non esistito»: un gol che forse si trova sulla stessa isola dov'è sepolto il «giaguaro» che avrebbe dovuto smacchiare Bersani alle ultime elezioni o le anime di Elvis Presley e Marilyn Monroe. Leggende metropolitane. Peccato che il gol ci sia eccome e si aggiunge alla lista di angherie arbitrali subite dalla Samp in quest'inizio di stagione: il rigore negato a Sansone a Bologna, il gol annullato a Wszolek a Trieste ed ora anche questo. Francamente, in sette giornate, comincia ad essere un po' troppo da digerire.
Per carità, però, a far di questi errori i motivi per cui il Doria naviga in acque tempestose: la squadra non ha molta qualità ed i miracoli non riescono neanche ad un vecchio volpone come Delio Rossi, che comunque ha commesso qualche errore da agosto. Tuttavia, se sbagliare è umano, perseverare è diabolico ed il tecnico blucerchiato lo sa, tanto da aver cambiato molti uomini e diverse formazioni. Ieri, alla canna del gas, si è presentato con un offensivo 3-4-3, con De Silvestri e Gavazzi sulle fasce. Un chiaro segnale di voler smuovere le acque. C'è bisogno di qualche rinforzo nella prossima sessione di calciomercato. Gli obiettivi sono i soliti: un esterno sinistro vero (solo Gavazzi si è salvato sinora), un "10" e lo sfoltimento di un centrocampo che è quantitativamente strapieno. Sul portiere si vedrà: Da Costa ha fatto più bene che male sinora, sebbene le critiche siano sempre dietro l'angolo e l'ipotesi di vedere un giocatore-tifoso in porta - Fiorillo, uscito dalle giovanili Samp - stuzzica in più di un tifoso.
La verità è che i Gervasoni possono rovinare una battaglia, ma per vincere la guerra serve la grinta dei Mustafi. Già, proprio Shkodran: in una Samp disastrata come questa, senza qualità e assetata di punti come acqua nel deserto, l'esempio del tedesco dev'essere la stella maestra per chiunque vesta una maglia blucerchiata in questo momento. I Gervasoni possono sbagliare decisioni, ma se hai «undici Mustafi» in campo, difficilmente perdi. Lo si è visto l'anno scorso, quando tra gennaio e febbraio è arrivata la salvezza in anticipo; lo si può rivedere ancora. Il cuoco è lo stesso, basta metterci più cattiveria e concentrazione. Ieri, il giovane difensore si è improvvisato centrale di sinistra e l'ha fatto anche bene; in più, ha tirato fuori una serpentina degna del miglior Maradona, salvo perdersi nel finale. Se lui fa queste cose, anche gli altri devono dare il massimo. E solo così se ne uscirà, nonostante i Gervasoni del caso.

Gianluca Sansone, 26 anni, autore del primo gol casalingo della Samp di quest'anno.