30 gennaio 2013

Il fattore "S".

Dopo giorni di immobilismo, la Samp si è finalmente sbloccata: col Pescara non c'era, ma sarà in squadra dal prossimo match di Torino. Gianluca Sansone è finalmente un giocatore blucerchiato e ricordo poche trattative così penate, sebbene il nome dell'attaccante abruzzese non faccia sognare granché i fans. Tuttavia, va ricordato come serviva assolutamente coprire il buco nel ruolo di vice-Eder, perciò ritengo il colpo buono; anche perché il ragazzo, l'anno scorso, ha fatto impazzire mezza serie B. Se da una parte è un vantaggio, dall'altra potrebbe risultare anche uno svantaggio.

Con la maglia del Frosinone, Sansone si fa notare in Serie B.

Gianluca Sansone, classe 1987 di Teramo, è stato un vagabondo: non mi riferisco solamente alle squadre, ma anche al ruolo in campo, dato che è stato adattato molteplici volte. Negli anni in cui cresce tra l'Abruzzo e la Basilicata (nelle giovanili, ha giocato a Potenza), Sansone ha mantenuto solo il sinistro letale: quel mancino che lo fa notare al Pescina, quando segna 14 gol in due anni tra Serie D e Lega Pro. Il Siena è più veloce di tutti e lo compra per mezzo milione di euro; purtroppo, il ragazzo si rompe il perone subito ed è costretto ad un periodo poco positivo di pellegrinaggio in Lega Pro. Prima va a Gallipoli, poi alla Virtus Lanciano, dove perlomeno dimostra di essersi ripreso fisicamente.
La prima svolta arriva quando il Siena lo cede al Frosinone in comproprietà: l'attaccante, in Ciociaria, potrà finalmente esprimersi ad ottimi livelli, anche perché viene messo più vicino alla porta, in modo da scaricare il suo terribile sinistro. A fine campionato, i laziali retrocedono, ma Sansone ha messo in cascina una decina di reti, quante bastano per mantenere la categoria (almeno a livello personale). Il Siena si riprende il cartellino per 400mila euro e ne cede la metà stavolta al Sassuolo: nella formazione di Pea, il numero 12 neroverde è fondamentale e si prende più responsabilità rispetto al passato, come il calcio di punizioni e rigori. Inizia a giocare come esterno, poi il tecnico degli emiliani capisce che Sansone ha bisogno di avvicinarsi all'area di rigore: diventa così una seconda punta, se non addirittura il centravanti in alcune occasioni. La mossa è azzeccata: il ragazzo segna 20 reti, ma sopratutto è in grado di decidere le partite, sbloccandole con il suo mancino, che si tratti di un tiro da lontano o semplicemente di un calcio piazzato. Il Sassuolo non raggiunge la promozione e sbatte proprio contro la Samp nei play-off, con Sansone che manca nel momento decisivo: il rigore che Da Costa gli para sotto la Sud è uno dei momenti migliori della stagione blucerchiata, ma forse è anche il peggiore di quella di Sansone. Nonostante ciò, la Serie A attende il mancino terribile..

L'anno scorso, con il Sassuolo, Sansone esplode definitivamente: 22 gol per lui.

Il Sassuolo capisce comunque che può trarre vantaggio dalla situazione, così acquisisce anche l'altra metà del cartellino dell'attaccante. Genoa, Pescara e Chievo bussano alla porta degli emilani, ma, alla fine, Sansone decide di andare da chi era stato uno degli avversari principali nella stagione precedente: il Torino di Ventura compra la sua metà per ben un milione e mezzo. Cifra che sembra irrisoria, visto il talento dimostrato dall'abruzzese in Serie B; purtroppo, il problema si presenta quasi subito. Il ragazzo non riesce ad integrarsi nei rigidi schemi di Ventura: il 4-2-4 del tecnico granata sta stretto a Sansone e, difatti, l'allenatore gli preferisce spesso Sgrigna o Meggiorini, più dediti al sacrificio ed alla copertura, nonché più familiari con lo schema. Sansone ha accumulato 517' di gioco in 21 giornate: una media di quasi 25' sul campo ad ogni partita. Insomma, non è titolare come spera; in più, nelle occasioni giuste, difficilmente spicca. L'unico gol finora realizzato è un regalo di Aronica al "San Paolo", quando il Torino pareggiò in extremis grazie ad una disattenzione dell'ex difensore partenopeo, prontamente sfruttata dall'attaccante granata. Ci si attende di più da Sansone: è quello che spera anche la Samp, che ha rilevato la metà del Torino e lo riscatterà a fine stagione, sempre che le prestazioni siano buone. Di certo, i blucerchiati hanno fatto un buon affare: Sansone tapperà il buco nel ruolo di vice-Eder e metterà un po' di pressione al brasiliano, apparso ultimamente irritante. Inoltre, Sansone potrebbe esprimersi meglio nel modulo di Rossi, più elastico rispetto a quello di Ventura. Insomma, il fattore "S" è in campo: Sansone, Sassuolo, Sampdoria ed il suo sinistro. Ora sta a lui.

Gianluca Sansone, 25 anni, esulta al "San Paolo", dove ha 
realizzato l'unico gol finora segnato.

28 gennaio 2013

Nel nome del padre.

Non poteva andare meglio di così: è la frase che ogni buon sampdoriano avrà pensato al termine della gara di ieri contro il Pescara. La prima senza Riccardo Garrone è stato un degno omaggio alla memoria del presidente scomparso lunedì: un 6-0 senza appello ad un Pescara molto brutto, quasi irriconoscibile, nonostante gli abruzzesi si fossero distinti per un discreto rendimento fuori casa. Adesso, la classifica è sicuramente più tranquilla, ma sopratutto il gioiellino Mauro Icardi ha attirato ulteriore attenzione sui suoi progressi: dopo la doppietta allo "Juventus Stadium", ecco il poker agli adriatici. E pensare che ha solo 19 anni..

Pedro Obiang, 20 anni, ha realizzato la sua prima rete ufficiale con la Samp.

La Samp cambia pelle in vista della scontro-salvezza contro il Pescara: via il vecchio 4-4-2 mascherato, dentro un più realistico 3-5-2, con De Silvestri avanzato sulla linea dei centrocampisti e Poli lasciato libero dai compiti di fascia. Gli abruzzesi, invece, si presentano con un particolare 4-3-1-2, con Bjarnason vicino alle due punte Caraglio e Celik: da notare gli esordi di D'Agostino e dello stesso attaccante argentino. La cosa incredibile di questo match è che il Pescara non c'è praticamente mai: né un tiro svirgolato, né un'azione pericolosa. Gli ospiti lasciano il campo totalmente ai padroni di casa, che fanno fatica a carburare, ma alla fine spingono: è sopratutto Eder ad avere due gigantesche occasioni, sprecate da pochi passi e che dimostrano come il brasiliano non sia in forma come ad inizio stagione. Tuttavia, l'errore dei difensori avversari è dietro l'angolo: alla mezz'ora, angolo di Estigarribia, sul quale Gastaldello si libera per colpire, ma viene strattonato da Terlizzi. E' rigore netto: dal dischetto, Eder spiazza Perin per l'1-0. E' solo un lampo nel continuo monologo sampdoriano, dove prima un'incornata di Costa costringe Perin ad un miracolo, poi Icardi si mangia un gol clamoroso da 10 metri. Fortunatamente, prima dell'intervallo, l'argentino rimedia: passaggio di Obiang e, con un tocco a seguire, Icardi salta Capuano e si lancia verso la porta avversaria, dove fulmina Perin con un destro angolato. 2-0 e fine del primo tempo, anche se il Pescara reclama (giustamente) un rigore non assegnato per fallo di Gastaldello su Terlizzi.
La ripresa non porta cambiamenti: la Samp continua a spingere, il Pescara - imperterrito - continua a subire. E non ci vuole molto per il 3-0: Obiang conquista un pallone vagante e spara un bel piattone, che suggella il suo primo gol ufficiale con la maglia blucerchiata. La scritta "grazie" sulla maglietta sottostante è un omaggio a Garrone, che gli costa il giallo (sensibilità dell'arbitro pari a zero) e gli farà saltare la trasferta  di Torino. Tuttavia, ormai il mosaico è completato: padroni di casa in completo controllo del match, ospiti imbambolati. Tanto che Icardi trova il 4-0 al 53', saltando Perin e depositando a porta vuota, dopo grandissima giocata ancora di Obiang: insomma, un massacro, che però non conosce la parola fine. Infatti, passano due minuti ed il numero 98 trova la prima tripletta italiana: cross basso di Eder e Icardi è solissimo in area, che regala il 5-0 alla Samp. Le entrate di Soriano e Munari (per Eder e Poli) servono a spezzare il ritmo, mentre il Pescara trova il primo tiro dalle parti di Romero solo al 70'; giusto il tempo di rimettersi a posto ed Icardi trova persino il poker, realizzando dopo un bel recupero di Soriano. E' l'apoteosi: un giocatore della Samp non segnava un poker di reti da 51 anni, uno di vent'anni non lo faceva da 60. Insomma, tripudio assoluto quando l'argentino lascia il campo a Maxi Lopez, rientrato dall'infortunio: il finale è un lento scorrere verso il 90', mentre anche il bomber ex Catania vorrebbe partecipare alla festa. Ma Perin gli blocca la strada e, per oggi, può bastare così.

Mauro Icardi, 19 anni: ieri quattro gol, è a quota sette in campionato.

Romero 6; Costa 6.5, Palombo 7, Gastaldello 6.5; Estigarribia 6, Krsticic 6, Obiang 8, Poli 6.5, De Silvestri 7; Eder 6.5; Icardi 8 (Soriano 6.5, Munari 6, Maxi Lopez 6).

Doveva essere vittoria e vittoria è stata: meno male, perché se non fossero arrivati i tre punti, le acque avrebbero cominciato ad agitarsi. In questa giornata, infatti, le pericolanti hanno tutte mosso la classifica: ci sono stati sopratutto pareggi, ma Palermo, Cagliari e Genoa non hanno mancato di accumulare qualche punticino. Certo, adesso crescono i rimpianti per la prestazione di Siena, dato che la Samp - magari con una vittoria - avrebbe portato a +9 il vantaggio sul terz'ultimo posto, che invece rimane di sei punti. Adesso ci sarà la trasferta di Torino, da affrontare senza Obiang, ma con un Maxi Lopez pienamente recuperato: la squadra di Ventura ha mostrato un grande carattere a Milano e non sarà facile affrontarla in casa propria. Tuttavia, la Samp vista con il Pescara è sembrata in palla, pur sapendo che l'avversario è stato il più timido visto al "Ferraris" in questa stagione. Icardi è a quota sette in campionato e si sente odore di nazionale, viste le lodi di Prandelli: chissà che non si prenda la briga di confermare che è pronto.
Viene da concludere con un pensiero a Riccardo Garrone: ieri, i ragazzi hanno offerto il miglior ringraziamento (calcistico) che si potesse mai dare alla sua memoria. Il giro di campo a fine gara ha emozionato molti e non sarà dimenticato; insomma, speriamo che il futuro sia florido. Con Edoardo alla guida, visibilmente emozionato nel vedere l'affetto della gente allo stadio: continuiamo nel nome del padre.

Lo striscione di ringraziamento esposto dalla squadra a fine gara:
omaggio alla scomparsa di Riccardo Garrone.

23 gennaio 2013

Ferri da stiro, corde e bilanci (grazie, presidente).

(già pubblicato con SampNews24)

Nella vita, ci sono sempre momenti belli ed altri più difficili: « c'è un tempo per piangere, un tempo per ridere », ricordava il poeta Paolo Coelho. Non conta, quindi, quanto si possa stare bene o male in un determinato momento, ma bisogna sempre tener conto del quadro generale. Forse è questa la lezione più grande che Riccardo Garrone ha insegnato a tutti noi: nella serata di lunedì, il nostro presidente ci ha lasciato, all'età di 76 anni e dopo ben 11 alla guida della Sampdoria. Non era una prima volta, dato che Garrone aveva già intrattenuto rapporti con la società blucerchiata, quando lo sponsor "ERG" campeggiava sulla maglia della nostra amata ai tempi d'oro di Mantovani. Se ne è andato in silenzio, senza grossi clamori, mantenendo un profilo che aveva ormai adottato negli ultimi mesi: purtroppo, non ha resistito contro una malattia che combatteva da lungo tempo.

Garrone senior sotto la Sud dopo la qualificazione in Champions del 2010.

Non ho voglia di fare le veci di Wikipedia e raccontarvi la storia di Riccardo Garrone: molti sanno chi rappresenta, qualcuno sa il suo ruolo nel mondo del calcio, ma solo i tifosi della Samp hanno potuto apprezzarne le doti di gestione. Per carità, qualche errore c'è stato; ma come diceva Totò, « nessuno nasce imparato », perciò posso ricordare con piacere chi ha tentato di fare il meglio per Lei, sebbene non avesse dimestichezza con il mondo della palla rotonda. In quel lontano inverno del 2002, la Sampdoria navigava in acque turbolente, rischiando persino la C. Tuttavia, Garrone si prese - più che un impegno - una responsabilità: rimettere a posto ciò che non lo era. L'obiettivo non era solamente sopravvivere, bensì riportare i blucerchiati dove meritavano di stare; detto-fatto, la Samp torna in Serie A e vive stagioni anche straordinarie. Magari c'è stato qualche momento buio, ma si navigava bene. Poi, lo strappo tra molti tifosi ed il presidente, con il terribile 2011 ed i tanti errori di gestione. Errori in buona fede, dettati dalla difficoltà nell'avere a che fare con un mondo di cui - come ripeteva spesso Garrone - non era molto pratico. Insomma, citando sempre il grande poeta portoghese, « c'è stato un tempo per piantare, un tempo per sradicare la pianta. »

Antonio Cassano, 30 anni, ha avuto un grande rapporto con il presidente.

Tuttavia, a Garrone va riconosciuto un merito ben più importante: quello di averci riportato vicino, di averci nuovamente unito. Già, perché quanti erano in difficoltà - un decennio fa - vedendo lo stato in cui versava la Sampdoria? Quanti avevano rinunciato a tifare quei colori magnifici? Non bisogna essere riconoscenti a vita, ma "il tempo per rinascere" è stato possibile grazie a questo personaggio tutto d'un pezzo; a volte, lo era così tanto da sembrare addirittura spigoloso, ma in fondo voleva solo il meglio per i colori blucerchiati. Del resto, molti hanno puntato il dito (tra questi, per onestà intellettuale, si aggiunge colui che sta scrivendo..) al fatto che si guardasse troppo il bilancio: beh, dopo 11 anni di presidenza, il più importante dei bilanci è quello dei risultati ed è positivo. Guardando il quadro generale, la Samp può vantare due promozioni in A, una finale di Coppa Italia, quattro partecipazioni europee e tanti soddisfazioni lungo la via. Attimi di felicità che si possono chiamare Cassano o Pazzini, che erano datati 17 maggio 2003 o 14 maggio 2010, che possono coincidere con le invasioni blucerchiate a Brema, Milano o Roma. Insomma, se si guarda il "quadro generale", non si può che esser contenti. Senza dimenticare le battaglie condotte in Lega sulla divisione dei diritti tv o sulla legge per gli stadi italiani: cose che non riguardano solo la Sampdoria, ma anche l'intero movimento calcistico italiano. Parafrasando Coelho, « c'è un tempo per riflettere sul futuro, un tempo per ricordare il passato »: adesso, è giusto concentrarsi sul secondo. Mi sento di dirle: grazie, presidente. Forse, senza di lei, non saremmo qui a condividere tutti questi bei ricordi.

Riccardo Garrone, 76 anni, ci ha lasciato il 21 gennaio 2013.

21 gennaio 2013

Onore e vendette.

C'è un voluto un giorno intero per smaltire una delusione così grande: la Samp va a trovare l'ultima della classifica e riesce a regalare una partita al Siena, che veniva da una striscia di sei sconfitte consecutive. Dolce rivincita per Beppe Iachini, che così ottiene la prima vittoria sulla panchina toscana. Dall'altra parte, si piange per un'occasione persa: è l'ennesimo scontro diretto che la Samp regala agli avversari. Non è la prima volta che accade in stagione, ma questa cosa non doveva più avere luogo. Sopratutto se hai fatto quattro punti tra Milan e Juventus..

Eder, 26 anni, esce sconsolato: brutta la sua partita, senza alcun spunto.

La Samp arriva al "Franchi" di Siena con gli stessi undici che hanno fermato il Milan la settimana prima: 4-4-2 particolare, con Poli esterno sinistro e la coppia Eder-Icardi davanti. I padroni di casa, invece, optano per un 3-4-2-1 molto veloce, con Reginaldo e Rosina che dovrebbero innescare le ripartenze di un Paolucci in forma, a segno nelle ultime due gare. Chiaramente, i toscani sono quelli che dovrebbero gettarsi in avanti, visto la necessità di vincere; tuttavia, i primi 25' sono uno spot anti-calcio: nessun tiro in porta, poco o niente da raccontare, con la Samp ad aspettare i bianconeri di Iachini. L'unica emozione la regala Romero, quando si perde il pallone su un'uscita veloce e Palombo è costretto a disimpegnare.
La prima occasione arriva al 24': Rubin mette in mezzo, ma nessuno corregge sotto porta il cross dell'esterno sinistro. Le offensive senesi della prima frazione si chiudono con un destro di Reginaldo da fuori area, parato senza problemi da Romero. Dal canto suo, la Samp non riesce ad avvicinarsi alla porta e crea la miglior occasione della gara per caso: punizione di Estigarribia, Felipe respinge malissimo ed Icardi ha la porta spalancata per bucare la rete. Ma il numero 98, in giornata pessima, sparacchia fuori: un'occasione sprecata.
La ripresa non porta nessuna novità, né tra gli interpreti in campo, né sul copione della partita: il Siena ha il pallino del gioco, ma non riesce a concludere, mentre gli ospiti aspettano chissà quale grazia. Così, Iachini decide che è ora di portarsi a casa la prima vittoria in campionato, mettendo dentro Bogdani e Sestu per gli spenti Paolucci e Rosina. Neanche a farlo apposta, sono i due subentranti a cambiare la partita al minuto 71: accelerazione di Sestu, che brucia Costa e mette in mezzo, dove ad attenderlo c'è l'incornata di Bogdani. De Silvestri sovrastato e Romero può solo guardare il pallone che s'insacca: 1-0 per i toscani.
Rossi sistema poco, sia perché il materiale in panchina non è molto, sia perché tarda a cambiare la squadra: gli ingressi di Soriano, Munari e Savic portano a creare solo un paio di occasioni. A metà tempo, percussione di Costa e destro di Poli, che Pegolo respinge in angolo. Poi, Icardi si accende per l'unica volta in tutta la partita e mette in mezzo, ma Soriano sparacchia in rimessa laterale da due passi. Non solo: il Siena sfiora il raddoppio con Bogdani e Sestu spreca un buonissimo contropiede nel finale.
Il resto è rissa: al 76', l'ariete albanese centra con un calcione lo stomaco di Romero e si becca solo il giallo (decisione da ufficio indagini). Poi, nel finale, i raccattapalle senesi fanno perdere tempo alla Samp, gettando palloni in campo: Gastaldello s'infuria e se la prende con Iachini. Inoltre, il portiere blucerchiato tenta di vendicarsi su Bogdani, scatenando anche un parapiglia con il vice-allenatore del Siena (che avrebbe bisogno di una visita, a giudicare dalla faccia rabbiosa che mette in campo nella rissa finale). Insomma, tante botte e poche occasioni: una Samp inguardabile, che non meritava di vincere, ma che forse non doveva neanche uscire sconfitta dal campo del "Franchi".

Erjon Bogdani, 31 anni, match-winner della partita di ieri.

Romero 5.5 | Onestamente non ha molto da fare. Chiude bene su Bogdani nel finale, si prende un calcione, ma sopratutto sul gol non sembra irreprensibile.
De Silvestri 5.5 | Ci siamo sperticati in lodi durante queste settimane, poi Rubin se lo mangia a Siena: misteri.
Gastaldello 6 | Benino. Anche lui ha qualche colpa sul gol, dato che avrebbe dovuto marcare lui Bogdani; nel finale, non si trattiene e finisce nel mischione finale.
Palombo 6.5 | Il migliore per distacco: sui lanci lunghi c'è ancora strada da fare, ma Paolucci non vede un pallone.
Costa 5.5 | Se in fase offensiva regala qualche spunto, in fase difensiva lascia strada a Sestu.
Krsticic 6 | Si fa un mazzo così e non esita ad entrare duro.
Obiang 5 | Pessima partita del bambino prodigio: peccato, ma non sempre si può essere efficaci.
Poli 6 | Raddoppia spesso su Angelo e l'unico tiro della gara nella porta senese è suo.
Estigarribia 4.5 | Non si capisce esattamente cosa si debba fare con lui: è stato provato in tante posizioni, ma ieri a Siena ha toccato il punto più basso della sua avventura blucerchiata.
Eder 5 | Male anche lui: sostituito a metà tempo, guarda il campo con un'espressione a metà tra l'imbronciato ed il malinconico: sapesse come l'abbiamo guardato noi nell'ora in cui è stato sul terreno di gioco..
Icardi 4.5 | La peggior partita della sua carriera con la maglia della Samp. Neto se lo mangia, a conferma di due teoremi: a) il difensore portoghese è veramente bravo; b) ne deve mangiare di pastasciutta prima di chiedere aumenti o ritocchi.

Soriano 5 | Nel finale si divora un'occasione, sparacchiando in rimessa laterale.
Savic 6 | Il voto è di stima: si muove nella baraonda dell'ultimo quarto d'ora e cerca spazi.
Munari s.v. | Entra per confermare il fatto che non c'era materiale per cambiare la partita in panchina.

Questa è una grave sconfitta, ma oggi è già ieri e quindi c'è bisogno di pensare al futuro: il trittico Siena-Pescara-Torino andava cominciato meglio, anche perché era lecito aspettarsi 6/7 punti da queste partite. Ora, la gara di domenica contro gli abruzzesi è decisiva, perché c'è un bisogno disperato di staccarsi dalle pericolanti: non si può stare tutto il campionato così. Ieri si è perso l'onore, giocando in maniera nauseabonda; Iachini, inoltre, si è anche "vendicato" di chi non c'è più e lo ha cacciato. Non è il caso di stare a commiserarci, ma di reagire, visto che la fortuna (vedi risultati delle altre) sembra averci graziato.. per ora.

Sergio Romero, 25 anni, scatenato a fine gara: neanche sei persone riescono a fermarlo.

14 gennaio 2013

Tempo, gioco e sangue nelle vene.

Le pressioni erano notevoli, dopo la vittoria allo "Juventus Stadium", ma la Samp non si è lasciata travolgere e coglie così un buon punto sul proprio campo, contro quel Milan di cui violò lo stadio nella prima giornata di campionato. Allora c'era Ciro Ferrara e l'entusiasmo fu incontenibile; stavolta, c'è solo soddisfazione ed un filo di rammarico, visto che la squadra di Delio Rossi è andata più volte vicina al vantaggio. Diciamo che, ai punti, i blucerchiati possono recriminare qualcosa. Tuttavia, quattro punti tra Juventus e Milan non li avrebbe prospettati neanche il più ottimista dei tifosi.

Pedro Obiang, 20 anni, e Kevin-Prince Boateng, 25, lottano a centrocampo.

La Samp scende in campo con lo stesso 3-5-2 con cui era partita a Torino, ma c'è qualche novità di formazione: Berardi, squalificato, viene sostituito da De Silvestri, mentre vengono confermati gli altri. Nel Milan, invece, c'è spazio dal 1' per M'Baye Niang, classe '94, alla prima da titolare in Serie A con la maglia rossonera; con lui, in attacco, ci sono Bojan ed il temibile El Shaarawy, che torna a Genova dopo i suoi trascorsi con i "cugini". Dietro, il Milan rivede Abbiati, nuovamente in difesa della porta del Diavolo.
I padroni di casa partono con il piglio arrembante di "ferrariana" memoria e mettono subito in difficoltà gli ospiti. Al 5', De Silvestri vince un rimpallo e s'invola verso l'area avversaria: il suo destro dal limite costringe Abbiati ad una parata a terra. Due minuti ed il portiere rossonero è costretto a ripetersi, respingendo un bel destro a giro di Poli, così come deve superarsi sulla botta di Eder su calcio da fermo al minuto 11. Il campionario di occasioni iniziali della Samp si chiude con un colpo di testa di Gastaldello, che finisce alto su corner calciato da Estigarribia.
Insomma, il Milan fa fatica e si fa vedere solo con tiri dalla distanza: Bojan e Montolivo cercano di centrare la porta da lontano, ma riescono raramente ad impensierire Romero. Si va così al riposo, nell'attesa che qualcosa smuova gli ospiti, mentre la Samp può dirsi soddisfatta della sua prima frazione.
Pronti, via e Niang accende subito i fuochi nella ripresa, saltando Costa ed impegnando Romero ad una deviazione volante in angolo. Tuttavia, la Samp replica immediatamente con un sinistro di Estigarribia, il quale trova la deviazione di Zapata e mette in pericolo la porta rossonera. Al 61', infine, arriva la più clamorosa (e forse unica) occasione degli ospiti: bel lavoro di Niang sulla fascia, che mette in mezzo per Bojan; lo spagnolo tenta di girarsi e rimette in mezzo, dove Boateng cerca il colpo del k.o. Tuttavia, l'arquero sampdoriano ferma il pallone sulla linea e consente alla Samp di respirare sul più grande pericolo corso in tutta la gara. Da lì in poi, la partita scende di ritmo: il Milan sparisce dal campo, mentre la Samp ha due ultimi sussulti per tentare di impensierire i rossoneri. Prima Estigarribia cerca di sorprendere Abbiati dalla distanza, trovando la pronta risposta del portiere avversario; poi, Mexes regala palla ad Eder ed il brasiliano lancia Icardi, che sparacchia fuori all'interno dell'area di rigore del Milan. Il finale propone solo due gialli (Niang e Gastaldello), molti contrasti, un Palombo molto incisivo, ma poco altro: finisce 0-0 e alla Samp, in fondo, va bene così. E' un altro punto, che porta a +4 il distacco dal terz'ultimo posto, occupato dai cugini rossoblu.

Angelo Palombo, 31 anni, e M'Baye Niang, 18: duello agli antipodi (d'età).

Romero 6.5; De Silvestri 6,5, Palombo 6.5, Gastaldello 6.5, Costa 5.5; Obiang 6, Krsticic 6, Estigarribia 6, Poli 7; Eder 6, Icardi 6 (Soriano 6, Tissone s.v., Mustafi s.v.)

Il peggio, intanto, è passato e si può pensare al futuro sotto una nuova luce. Il girone di ritorno è appena iniziato, ma sappiamo bene cosa la Samp debba fare nelle prossime 18 partite: vincere gli scontri diretti. Chiaro, le giornate come quella della settimana scorsa fanno sempre piacere, ma è fondamentale concentrarsi e battere le concorrenti per la salvezza. A cominciare dal 20 gennaio, quando andremo a trovare il Siena al "Franchi" e incontreremo colui che ci ha riportato in Serie A, per un giorno, da avversari; poi, nel turno successivo, a Genova arriverà il Pescara di Bergodi ed anche lì sarà importantissimo vincere, in modo da allontanare una pericolante come noi. Insomma, è giusto continuare così, perché giocando in questa maniera potremo arrivare al nostro obiettivo più facilmente di quanto sembrasse nel 2012. Parafrasando Jovanotti, ci vuole solo tempo, gioco e sangue nelle vene.

Delio Rossi, 52 anni, sta trascinando la Samp: quattro punti in tre match.

06 gennaio 2013

Un racconto d'altri tempi.

Difficile anche commentare una giornata così. Una di quelle partite da raccontare ai nipotini quando sei più vecchio. Sì, questi tre punti non vuol dire che siamo più vicini alla salvezza; ma vincere in casa dei campioni d'Italia, per giunta con un uomo in meno.. vengono i brividi solo a sognarlo, figuriamoci quando l'evento poi accade veramente. La Samp passa allo "Juventus Stadium" con un 2-1 largo di manica, ma tutto sommato premiante l'impegno blucerchiato, nonostante l'espulsione di Berardi e lo svantaggio. E mentre l'allenatore dei campioni d'Italia si lamenta a mezzo stampa di un arbitraggio quasi perfetto, i tifosi possono tornare a casa convinti di aver assistito ad un match straordinario. Che, prima di tutto, potrebbe voler dire una mezza rinascita per la traballante stagione del Doria.

Andrea Poli, 23 anni, ed Andrea Pirlo, 34: duro duello a centrocampo.

Per la prima volta nel nuovo impianto bianconero, la Samp si presenta con un modulo di atzoriana memoria: il 3-5-2 scelto da Rossi prevede il recupero in extremis di Romero, Estigarribia di nuovo in campo, ma sopratutto il reintegro assoluto di Angelo Palombo. Infatti, il numero 17 riassapora il campo dopo la convocazione ottenuta nello scorso match con la Lazio. Per la Juve, le assenze non sono poche: fuori Chiellini, Bendtner, Lichsteiner, Pepe e Asamoah, Conte deve fare quel che può, ma la rosa è lunga ed i padroni di casa, seppur non brillantissimi, non sembrano risentirne.
Infatti, la Juventus ha qualche difficoltà, ma impegna Romero diverse volte nei primi 20': prima Giovinco sfiora la traversa con un destro alto di poco, poi è sempre l'ex Parma a costringere l'argentino ad una bella respinta ad una mano. La Samp, ahimé, può contare solo un sinistro centrale di Poli. La partita nervosa (quattro gialli solo nella prima frazione), poi, gioca un brutto scherzo a Berardi, che stende in area Marchisio nettamente. Il rigore è sacrosanto e Giovinco lo trasforma per il vantaggio bianconero. Nonostante una Juve non arrembante, è ancora Berardi a complicare la vita alla squadra blucerchiata, beccandosi un giusto secondo giallo e finendo anzitempo negli spogliatoi. A quel punto, i padroni di casa gestiscono e gli ospiti mettono paura solo su una punizione di Estigarribia, finita a lato di poco.
In 10 e con un gol di svantaggio, molti sarebbero stati uccisi. Ma non la Samp di questa Befana, che rientra in campo con De Silvestri al posto del paraguaiano e passa al 4-3-2. Eder rimane in campo ed è la scelta giusta. Alla prima azione buona, i blucerchiati pareggiano: grandissimo lancio di Krsticic, destro di prima intenzione di Icardi e papera di Buffon, che regala il pareggio al Doria. A quel punto, ci si aspetta l'assalto bianconero, che però è contratto, nonostante gli ingressi di Vucinic e Quagliarella. Non solo: la Samp impensierisce ancora la Juve, con Poli che spreca una buona occasione ed Eder che non conclude a dovere.
E' il preludio all'incredibile ribaltone. Minuto 68: bel recupero di Poli, Obiang sale e serve Icardi in un corridoio di spazio. Lo spazio per tirare c'è, ma è molto complicato trovare la rete; tuttavia, l'argentino non spreca tempo e "secca" Buffon con un destro potente sotto la traversa. 2-1 e tifosi blucerchiati in estasi. I campioni d'Italia spingono con rabbia e hanno due occasioni clamorose, entrambe sui piedi di Vucinic. Il montenegrino prima coglie la traversa con un destro rabbioso, poi spreca a due passi su sponda di Quagliarella: insomma, il momento giusto per rivedere il Vucinic sprecone ammirato nei suoi ultimi mesi con la Roma.
Sprecate queste due chance, la Juve si spegne lentamente, nonostante l'ingresso di Giaccherini per un confusionario Pogba. La Samp mette dentro Munari e Tissone per Eder e Krsticic, il finale è sofferenza pura, ma di occasioni neanche l'ombra. Così, i blucerchiati tornano a vincere a Torino dopo otto anni, chiudono a venti punti il girone d'andata e diventano la seconda squadra a passare allo "Juventus Stadium": più che cioccolato, nella calza della Befana c'era oro puro.

Mauro Icardi, 19 anni: meglio la Juve dell'U-20 albiceleste?

Romero 7 | La Juve è spuntata, ma non manca di far lavorare adeguatamente l'arquero argentino: lui risponde presente e si esalta nelle grandi occasioni.
Gastaldello 7 | Dei tre di difesa, è quello che figura meglio.
Palombo 6.5 | Non era semplice rientrare da centrale di difesa, per giunta contro la Juve. Se nel primo tempo è in balia dei bianconeri, nel secondo riprende le redini. Tuttavia, non bruciamo la crescita di Rossini e Mustafi per un giocatore fuori ruolo.. bentornato.
Costa 6 | Nei primi 45' fatica, nei secondi migliora, ma copre poco le avanzate di Padoin e non aiuta Poli.
Estigarribia 5 | Rendimento deficitario anche da ex: sfiora il gol su punizione, poi fa spazio a De Silvestri.
Obiang 7.5 | Un mostro: nei secondi 45' si trasforma e si mangia il campo. Suo l'assist ad Icardi per il 2-1.
Krsticic 7.5 | Ecco un altro che si trasforma nella ripresa: combatte, imposta, si scontra contro un asso come Pirlo ed un top-player come Marchisio, ma non tira mai indietro la gamba. Il lancio per Icardi dell'1-1 è straordinario.
Poli 6.5 | La prestazione sarebbe da sette, dato il mazzo fattosi ed i continui recuperi.. ma in Serie A non si può sbagliare ciò che si mangia sull'1-1, con un tiraccio in acrobazia.
Berardi 4 | Due errori che meriterebbero la multa della società ed un'esclusione lunga.
Eder 6.5 | Nel primo tempo non si vede, sembra che le vacanze lo abbiano appesantito. Poi ha due spunti straordinari e ci ricorda perché è sempre utile.
Icardi 8 | Più "hombre del partido" di così si muore: come ha detto Rossi a fine partita, una doppietta allo "Juventus Stadium" è una vetrina migliore delle qualificazioni sudamericane con l'U-20.

De Silvestri 6 | Entrato per sostituire Berardi, soffre a destra i continui inserimenti di Peluso e Giaccherini. Tuttavia, la sua spinta offensiva aiuta a tenere alta la Samp nei momenti difficili.
Munari s.v. | Entra per Eder per garantire maggior copertura.
Tissone s.v. | Dovrebbe impostare le ripartenze, ma non ne arriva neanche una.

Questa è una singola partita e non è contro la Juventus che si cercano i punti-salvezza. Tuttavia, questa vittoria peserà molto a fine campionato, se la Samp farà il suo dovere negli scontri diretti, cosa che è mancata parecchio in questo girone d'andata. Ventuno punti vanno bene, il trend dovrà essere leggermente superiore come quota punti e meno traumatico come andamento. Oggi, godiamoci il presente: Juve-Samp 1-2 del 6 gennaio 2013 sarà un racconto d'altri tempi, dettato da tante cose. Dai cori poveri dei tifosi juventini all'espulsione di Berardi, dal fatto che si giocava contro i campioni d'Italia alla tenacia ed alla fortuna necessaria per portarla a casa, fino alla doppietta di Icardi. Speriamo che la nostra stagione abbia subito una svolta decisiva oggi.

Delio Rossi, 52 anni, raggiante per l'impresa con i suoi ragazzi a fine gara.