28 febbraio 2012

Lascia o raddoppia?

Giuseppe Iachini è un combattente: su questo non ci piove. Lo è sempre stato, da giocatore prima e da allenatore adesso, con quella vena di rabbia ed agonismo che l'ha sempre contraddistinto e che non ferma mai le proprie manifestazioni (non ultima, l'espulsione di Torino). Si diceva - nel post-Atzori - che alla Samp servisse una persona di questo genere, un vero sergente di ferro, capace di abbinare ai risultati mancanti una determinazione fuori dal comune, che avrebbe condotto la squadra verso lidi più tranquilli. Ma ci è veramente riuscito Iachini? Un giudizio definitivo non si può dare, mancano 14 giornate (che diventano 15, se si conta il recupero da giocare con l'Empoli), ma una prima idea ce la si può fare. Magari dividendo l'analisi in tre parti ben distinte fra loro, che hanno fortemente latitato nella nostra benamata per tutto l'anno solare 2011: gioco, determinazione e risultati.

Il gioco è un mito: in realtà, non sappiamo cosa effettivamente il tifoso possa volere in termini di gioco. A Genova, c'è ancora chi ricorda lo scintillante gioco di Mazzarri nei due anni in cui è stato l'allenatore della Sampdoria; dall'altra parte, c'è chi invece ricorda con piacere l'organizzazione tattica di Delneri, che poteva essere considerato un "gioco entusiasmante" in quanto solido e capace di tenere la squadra unita anche in momenti difficilissimi (vedi Roma-Samp 1-2 o Samp-Milan 2-1), seppur non fosse prettamente spettacolare. Per quanto mi riguarda, preferisco la seconda versione, sopratutto in Serie B, dove il gioco-spettacolo lo fa solo Zeman e dobbiamo vedere con quali risultati; per il resto, rimanendo nel nostro giardino di casa, il Torino sta vincendo questo campionato con uno spirito di squadra ed un gioco semplice, ma non spettacolare (segnano pochissimo), il Sassuolo è la squadra più pragmatica dell'intera categoria e lo stesso Verona non sembra capace di un gioco spettacolare, bensì di colpi speciali da parte dei singoli.
Perciò, il "gioco", per come lo intendiamo nel Barcellona di oggi o nel Pescara di Zeman, non lo vedremo mai; il problema è che non si vedeva neanche una squadra ben organizzata finché c'era Atzori. Iachini ha parzialmente sistemato quest'aspetto: la squadra crea occasioni, ha una mentalità fortemente difensiva (i terzini salgono pochissimo e di inserimenti dei centrocampisti neanche l'ombra) e cerca di essere più solida che spettacolare. Si spera di non scadere troppo in questa mentalità, poiché il cambio che solitamente Iachini fa verso la fine (fuori attaccante, dentro centrocampista o addirittura difensore) non porta chissà quali vantaggi.
Insomma, nulla di entusiasmante.

Sul piano della determinazione, si possono registrare i progressi migliori: i ragazzi, con Atzori, erano mollissimi. Con Iachini non sembrano dei fulmini di guerra, ma almeno danno l'impressione di esserci con la testa in campo. Non è sempre stato così: la squadra, anche nel primo periodo sotto Iachini, aveva una mentalità rinunciataria.. ma Iachini ha chiesto, all'inizio della sua avventura, due mesi per portare la squadra su certi binari. A tre mesi dal suo avvento, questo si può vedere, con la squadra che lotta per quel che può, con rare eccezioni (vedi ultima partita a Torino).

Infine, se uno guarda ai risultati, per Iachini si può dare un giudizio parzialmente negativo: per lui, la media è di 1.25 punti a partita, con 15 punti in 12 scontri sui campi della Serie Bwin. Per l'ex allenatore Gianluca Atzori, la media è stata di 1.47 punti a partita, con 22 punti conquistati in 15 incontri sulla panchina sampdoriana.
Tutto ciò nonostante l'allenatore di Ascoli Piceno sia un ottimo allenatore per la categoria ed abbia in dote due promozioni, ottenute alla guida di Brescia e Chievo (quest'ultima, coronata con la vittoria del campionato): ciò cosa dimostra effettivamente? Che la squadra non sia esaltante o che neanche Iachini può risolvere l'apparente stato di stallo nella situazione della nostra compagine?

Forse dimostra semplicemente una cosa: è stato scelto - per l'ennesima volta - l'uomo sbagliato per far parte di un ingranaggio che fa ancora una fatica tremenda a girare. L'ingranaggio è stato in generale costruito male, ma di certo l'ex tecnico del Brescia non si sta rivelando la panacea di tutti i mali che molti speravano: l'unica cosa che per cui si è fortemente fatto amare e distinguere è il continuo riferirsi ai concittadini, sebbene non ne condividiamo più la stessa categoria.
Ecco, per questo esiste il tifoso, per esercitare lo sfottò, sacrissima arte a Genova; ma Iachini non è un tifoso della Sampdoria, seppure i tifosi del Genoa lo abbiano sempre "puntato" per questa sua presunta colpa (la potremmo chiamare veramente così, anche fosse vero?). E' l'allenatore di una squadra che ha bisogno della sua competenza tecnica, non certo del suo unirsi ai tifosi nell'insultare i dirimpettai del Marassi.

E quindi? Quale sarà il destino di Iachini a fine anno? Maggio non è lontanissimo, ma è ancora difficile dirlo. Come esempio potrei prendere il Padova: la squadra patavina riuscì, l'anno scorso, in una rimonta straordinaria. A Marzo era molto vicino alla zona retrocessione, ma - con l'esonero di Calori ed il subentro di Dal Canto - intraprese una serie positiva dal 15 Marzo al 29 Maggio, che portò in dote 25 punti in 11 partite. Se la Samp sarà possibile di un'impresa del genere, centrerà i playoff e ne parleremo.
Personalmente, spero che Iachini non sia riconfermato l'anno prossimo, poiché il suo gioco non mi entusiasma e non credo che sia la persona giusta per questo lavoro. Ma, se riuscisse l'impresa, sarò qui a scrivere questo blog e mi renderò protagonista di un mea culpa infinito. Quindi, che si fa, Beppe: niente play-off oppure si guadagna la riconferma a colpi di risultati positivi? Insomma, lascia o raddoppia?

Giuseppe Iachini, 47 anni, allenatore della Sampdoria da Novembre.

20 febbraio 2012

Game over.

Niente da fare. Torino sembra una maledizione: eh sì, sulla sponda granata arriva l'ennesima sconfitta della storia degli ultimi anni. Salvo nel 2009 (anno della retrocessione granata, quando si vinse 3-1), Torino è sempre un campo difficile per i colori blucerchiati: non è da meno stavolta, con una sconfitta maturata negli ultimi minuti. Un pareggio non sarebbe stato rubato, ma fare due tiri in porta in 90' non è certo la mentalità di una squadra che dovrebbe recuperare sette punti alla sesta in classifica; il Torino non era in una delle sue giornate migliori, ma quest'anno - giocando da squadra - si sta prendendo tutta la fortuna che gli era mancata nei due anni precedenti.

La Samp si presenta all'Olimpico di Torino con due cambi fra gli undici di partenza: fuori Laczko e Juan Antonio, dentro Costa e Foggia. Mossa un po' a sorpresa la prima, dato che l'ungherese era stato protagonista di un'ottima gara contro l'Albinoleffe e ci si aspettava la sua riconferma; Iachini, invece, preferisce (aggiungo io "come al solito") non prenderle e butta dentro Costa, per bloccare sostanzialmente le avanzate del tremendo Stevanovic, che all'andata rivoltò Castellini come un calzino. Per il resto tutti confermati.
Il Torino si presenta con il solito 4-2-4, con le ali offensive e la coppia Antenucci-Bianchi, che non segna tanto, ma fa pesare parecchio i suoi gol. Nei primi 45', la Samp è tutta in un tiro di Renan verso la fine del primo tempo, con la respinta su cui Bertani svirgola in maniera goffa: un po' poco per pensare di vincere a Torino. Il Torino, come detto, non è in forma splendida, ma se fai gol come quello di Antenucci dell'1-0, vuol dire che è il tuo anno buono: Costa si fa saltare da Stevanovic (chi l'avrebbe mai detto..), il serbo crossa in mezzo, Antenucci tira una prima volta su Bianchi, poi la mette dentro. I granata trovano anche una traversa su Bianchi, lasciato stranamente solo da capitan Gastaldello: determinante Romero, che tocca quel che basta la palla perché finisca sulla traversa e non entri in porta.
Nel secondo tempo, la Samp non sembra aver cambiato atteggiamento; ma ancora una volta è decisivo l'eterno dualismo Foggia-Juan Antonio, dato che l'uscita del primo per l'entrata del secondo genera il gol dell'1-1: l'argentino prende palla, salta Di Cesare al limite dell'area e piazza un destro imparabile per Benussi. Con due tiri in porta, stavamo portando a casa un pareggio niente male, per rimanere perlomeno in scia del Varese.
Invece, Ventura ne inventa un'altra: inserisce Sgrigna e Meggiorini per uno spento Oduamadi e per un Bianchi che non vede più la porta neanche fosse grande 100 metri. Al minuto 41 del secondo tempo, Sgrigna va via ad un Berardi distratto, palla in mezzo e, tra una selva di gambe, Meggiorini segna da terra, un gol che probabilmente non farà più nella sua vita. Il resto è solo un continuo perdere palla dei nostri nel tentativo anche solo di creare un'occasione da gol: 2-1 per i granata e tutti a casa.

Romero 6.5 | Deve fare una parata, quella su Bianchi, ed evita il secondo gol. Inoltre, regala un dribbling da folle per rientrare in area, ma che mi ha fatto anche pensare: "Ora entra Da Costa e Romero va a fare il terzino sinistro o l'attaccante".
Berardi 5+ | Oduamadi non gli crea particolari problemi, ma non sale mai e Sgrigna gli va via sul secondo gol.
Gastaldello 6- | Bianchi in generale non crea problemi, però ogni tanto se lo perde.
Rossini 5.5 | Antenucci segna in modo fortunoso, per il resto non gli scappa praticamente mai; peccato che si perda Meggiorini sul secondo gol.
Costa 5 | Se servisse ancora una dimostrazione che il ragazzo non vada schierato terzino sinistro, ecco la prova: tiene in gioco tutti sul gol di Antenucci, Stevanovic lo salta regolarmente.. sarà il caso di giocare la carta Laczko anche in questi casi?
Obiang 6+ | Il più convincente a centrocampo, lotta e si mangia Iori. Peccato che non basti.
Munari 6 | Non malaccio anche lui, dinamico, attivo; non che sia particolarmente aiutato.
Renan 4.5 | Partita pessima, mai me lo sarei aspettato. Tantissimi falli, solo sulle punizioni si è vista la differenza tra lui e il Dessena che c'era qui fino a Dicembre 2011.
Foggia 5- | Inguardabile. Purtroppo bisogna familiarizzare con due concetti: a) non ha i 90' nelle gambe e, se gioca dall'inizio, risulta essere per lo più dannoso, troppe finte e troppi tunnel cercati; b) non è un trequartista, non ho visto un passaggio filtrante manco a pagarlo.
Bertani 4.5 | Altra prova impalpabile: il dubbio viene.. perché è sempre in campo? Quale sarà il suo segreto?
Pozzi 5.5 | S'impegna e si sbatte come un bufalo, ma non basta, anche perché Ogbonna lo sorveglia bene.

Juan Antonio 6.5 | Un po' discontinuo, però s'inventa un gol che è una magia.
Laczko 6 | Fa il suo, è vero che ha davanti Surraco e non Stevanovic, però qualche avanzata timida la compie.
Fornaroli s.v. | Perdonatemi il francesismo, ma la sua ennesima entrata in campo a 5' dalla fine è una presa per il culo per tutti i tifosi.

Che lezione si può trarre da questa partita? Innanzitutto che - almeno per la promozione diretta - siamo al game over: chi mai ancora c'avesse riposto qualche speranza, la lasci dov'è, non è un sogno realizzabile. In generale, le prime quattro posizioni della classifica sono inarrivabili, toccherà fare la corsa su un Padova che va a rilento e su un Varese che ha fatto gli acquisti giusti e si gode un sesto posto meritatissimo; almeno in questo siamo tutti d'accordo.
Non do mai un voto all'allenatore, ma Iachini si meriterebbe la cacciata seduta stante: questa partita è stata decisa dagli episodi, probabilmente senza il gesto volante di Meggiorini staremmo parlando di un punto tutto sommato soddisfacente, poiché di solito sono gli altri a fare 3 tiri in porta e a farci due gol.. ma, veramente, è questo il piano (di gioco) per i play-off? Andare a Torino a difendersi, schierare ancora Costa terzino (ruolo per cui si è dimostrato ampiamente inadeguato), mettere in campo un Bertani impalpabile per l'ennesima volta? E sopratutto: la quadratura del cerchio c'è (il 4-3-1-2 è il modulo giusto per questi uomini), ma il gioco dov'è?

La verità - e qui c'è solo da chinare la testa - è che le quattro squadre che comandano questo campionato sono delle vere squadre, dei collettivi ben amalgamati sia negli schemi che negli uomini. Noi? Non lo siamo neanche lontanamente: fossimo a Ottobre sarei fiducioso sul resto del campionato, ma non posso esserlo a Febbraio inoltrato. Sono rimaste 15 partite, i play-off sono possibili, ma la percentuale è sempre più bassa e, personalmente, sono stanco: speriamo che arrivi la famosa piazza pulita a Giugno, promessa ma mai attuata. Un mito lontano. Un po' come la storia della Samp che ammazza il campionato, non è vero?

Sergio Romero, 25 anni, incassa il primo gol del Torino da Mirko Antenucci.

17 febbraio 2012

Gli intoccabili.

C'era chi, nel calcio, affermava che ci volesse uno che para ed uno che segna, se si vuole arrivare a qualsiasi risultato che ci si prefigge. E' una frase che gira da parecchio nel mondo del calcio, magari è molto esemplificativa, molto riduttiva nella costruzione di una squadra, ma di certo fa capire quanto ci siano dei ruoli fondamentali, in cui bisogna avere delle pedine di prim'ordine; nel calcio, questa frase l'hanno detta in tanti. L'ultimo a pronunciarla dalle nostre parti fu Gianluca Atzori, allenatore della Samp dal Giugno al Novembre 2011, che - nelle prime interviste - affermò che "nel calcio serve uno che para ed uno che segna"
Se Atzori ha fallito in molti dei suoi obiettivi, possiamo segnalare questa come una delle sue massime più azzeccate invece.. l'ex tecnico aveva individuato nel ruolo del portiere e del centravanti quelli più importanti. Non che fosse così difficile da capire, ma forse mai come in questo momento la Samp può beneficiare della massima dell'ex-tecnico: in queste ultime partite, in cui la Samp pare aver ripreso una marcia accettabile, Sergio Romero e Nicola Pozzi sembrano essere fondamentali. Se l'argentino ha avuto un ottimo ruolino di rendimento finora, altrettanto si può dire per il centravanti, che rispetto all'argentino ha vissuto però alcune giornate a vuoto, alternate con infortuni che hanno sempre caratterizzato la sua permanenza alla Samp.
Non so se la promozione (via playoff o diretta) sia possibile, di certo la Samp - con questi due giocatori - si sta finalmente riprendendo una strada che le appartiene: quella di possibile partecipante alla contesa per l'obiettivo principale della stagione.

E' giusto fare una distinzione tra i due: se Romero è il portiere della nazionale argentina, ha giocato in Champions League, vinto un campionato olandese con l'AZ di Alkmaar e visto la ribalta internazionale attraverso la partecipazione ad un mondiale, ad una Coppa America e la vittoria di un oro olimpico (tutte manifestazioni disputate da titolare), Nicola Pozzi è il ragazzo di provincia che doveva fare da "tappabuchi" ai gemelli del gol sampdoriani, Cassano e Pazzini, che, finché c'erano, chiudevano ogni spazio al ragazzo di Santarcangelo. Ma entrambi, in modi diversi, si sono guadagnati l'appellativo di "fondamentali" e farne una piccola cronistoria della loro importanza dentro la Samp non pare sbagliato.

Sergio Romero, nato il 22 Febbraio 1987, è stato sempre una sorta di predestinato. Nel 2006-2007, fa appena 5 presenze nel Racing di Avellaneda, ma l'AZ (squadra olandese, terra ideale per i giovani promettenti) ritiene che il ragazzo abbia le qualità per imporsi e decide di acquistarlo per la cifra di un milione e mezzo di euro. Parte con i galloni di terzo portiere, ma le sue qualità gli permettono di conquistare lo status di titolare durante l'anno, con 12 presenze nella prima stagione e 28 nella seconda, nella quale conquista il campionato, la Supercoppa d'Olanda e stabilisce un record importante, come quello di 957' di imbattibilità della sua porta. Partecipa così alla Champions League ed arriva a 90 presenze con gli olandesi; intanto, le cose vanno ottimamente anche in nazionale, dove vince i Mondiali Under-20 nel 2007 e poi porta a casa anche un oro olimpico a Pechino nel 2008, condividendo la nazionale con Messi, Aguero e tanti altri giovani talenti. 
In seguito, arrivano le convocazioni per la nazionale maggiore e la capacità di conquistare il posto da titolare per le competizioni internazionali; Romero, tutt'ora, è un punto fermo della nazionale.
Il resto è storia nota: la voglia di cambiare, la stanchezza di militare nell'Eredivisie, il desiderio di tentare una nuova esperienza, il legame tra Sabatini (d.s. della Roma) e Sensibile, con i romanisti che si buttano su Stekelenburg e lasciano campo libero alla Samp per la trattativa con l'argentino, l'accordo ed il grande stupore. Sì, perché molti si chiedono: che ci fa il portiere della nazionale argentina in Serie B?
La verità è che neanche io, pur facendomi spesso questa domanda, vi saprei rispondere. Ma una cosa la so: Sergio Romero è stato fondamentale finora, poiché probabilmente la Samp, senza di lui, navigherebbe in acque meno tranquille; Da Costa ha fatto spesso il suo dovere ed è un buon portiere per la B, ma Romero ha 25 anni, notevoli margini di miglioramento e sopratutto una fame innata, una voglia di spaccare il mondo che gli permetterà di arrivare ovunque. Se poi guardiamo il campo, sicuramente la difesa aiuta, ma l'argentino ha preso 14 gol in 17 partite di campionato: pochissimi. Più fondamentale di così, si muore.

Nicola Pozzi, nato invece il 30 Giugno 1986 a Santarcangelo di Romagna, non ha avuto la considerazione di cui ha goduto Romero: come capita ai giovani ragazzi che giocano a calcio in Italia, senza una ribalta affidabile come quella dell'Under 21 (per cui Nick ha 8 presenze e un gol), ha dovuto sgomitare per avere una certa considerazione. Figlio della nidiata cesenate, esordisce in prima squadra a 16 anni, in C1; l'anno dopo colleziona ben 4 gol in 17 presenze, notevole risultato per un minorenne. Così lo nota il Milan, che lo compra. Di lui, si ricorda un'apparizione al Trofeo TIM, in cui segna anche un gol alla Juve; ma nelle squadre dove viene prestato non ha fortuna, non riesce ad imporsi a causa degli infortuni e di una capacità realizzativa che non sembra sbocciare: tra Napoli e Pescara, in due anni fa 7 presenze ed un gol. Poco.
Ma l'Empoli crede nel ragazzo e lo preleva dal Milan in comproprietà: in 4 anni (3 di A ed uno di B), Nick colleziona  71 presenze e 16 reti in A, 5 presenze e 4 reti in Coppa Italia, 2 presenze nella vecchia Coppa UEFA (raggiunta clamorosamente dall'Empoli) e fa 12 gol nelle 32 presenze dell'unico anno in B trascorso con la maglia dei toscani addosso. Insomma, sembra un ragazzo promettente, ma non sembra convincere troppo come centravanti-goleador, nonostante alcuni momenti esaltanti (i 4 gol in una partita contro il Cagliari ed i 3 gol rifilati alla Juve in due turni di Coppa Italia).
Arriva quindi l'approdo alla Samp: prestito con diritto di riscatto a 5 milioni e compito di far rifiatare, quando serve, Pazzini e Cassano. Poi ci furono le conseguenze del caso-Cassano, l'esclusione temporanea del giocatori ed il quasi-trasferimento alla Fiorentina: nel frattempo, Pozzi (causa anche la partenza del grande Claudio Bellucci e la mancanza di seconde punte) viene messo in campo, modificando la sua posizione, non più di centravanti, ma di seconda punta tuttofare, che corre e disturba l'avversario, sullo stile di Marco Delvecchio quando giocava nella Roma. Il risultato è sorprendente: la Samp, dopo una serie negativa, ricomincia a correre, infila quattro vittorie consecutive, nelle quali Pozzi contribuisce con due gol (contro Udinese e Siena) e rende possibile la qualificazione alla Champions League da parte del Doria.
A riscatto avvenuto, il ragazzo viene fatto giocare di più (causa anche la partecipazione all'Europa League, in cui colleziona 2 presenze e l'esclusione definitiva di Cassano), ma fatica a trovare la via del gol, nonostante una doppietta nel Settembre 2010 in casa della Juventus. Cominciano le critiche, anche per i numerosi infortuni che rendono il giocatore raramente disponibile; nel finale di campionato, rientra e prova a salvare la squadra, con 4 gol nelle ultime 7 partite, che gli danno la riconferma per l'anno successivo.
Il seguito è conosciuto: Pozzi decide di restare, seppur sempre al centro del mercato (sia nell'estate 2011 che nell'inverno scorso), continua ad essere ogni tanto infortunato, ma fornisce un buon contributo alla causa con 9 gol in 17 partite. La cosa che colpisce di Nick è lo sbattimento che ci mette, a volte tanto da renderlo antipatico ai tifosi avversari. Un ultimo dato fa riflettere: se Nick segna, la Samp non perde mai. I suoi 9 gol sono distribuiti tra 7 partite, nelle quali la Samp ha portato a casa 15 dei 21 punti realizzati, una media di poco più di due punti a partita.

Insomma, il succo è: qualunque sarà il nostro destino, A o B che sia, ricordiamo di questi due. Che siano parte della squadra del futuro, che siano parte di quello che saremo, visto che sono fondamentali. Anzi, probabilmente intoccabili. 


Sergio Romero, 25 anni, portiere della Samp dall'Agosto 2011: per lui, solo 14 gol subiti in 17 partite.

11 febbraio 2012

Croce e delizia.

Incredibile, ma vero: la Samp riporta finalmente a casa i 3 punti contro un modesto Albinoleffe, per giunta in crisi nera di risultati, dopo tre mesi e la vittoria dei giovani contro il Crotone del 1° Novembre 2011. Mai avremmo detto che le vittorie in casa, a questo punto della stagione, sarebbero state così poche (3), ma ci prendiamo ciò che di buono il campo ha avuto da offrire oggi: una squadra che ha sofferto in alcuni momenti della partita, nonostante avversari decisamente non eccelsi, ma che ha creato più palle gol nella partita odierna che nelle ultime tre gare.

La vigilia sembrava confermare la squadra che aveva battuto il Grosseto con fatica, escludendo le squalifiche di Costa e Rispoli, che portavano così in dote il recupero di Berardi e sopratutto una chance per Laczko dal 1' come terzino sinistro, ruolo in cui non gli è stata mai data la giusta fiducia. All'ultimo, Iachini decide di non rischiare Eder (che ancora aveva i postumi dell'infortunio patito nel finale della trasferta in Maremma) e mette dentro il sempre-presente Bertani, alla presenza numero 26 in 26 partite. Per il resto, tutto confermato, sia i 3 di centrocampo che J. Antonio, nonostante la prodezza di Foggia a Grosseto che sembrava aver lasciato qualche spazio per il numero 10 dall'inizio.
Nel primo tempo, la Samp ha messo la giusta intensità nella partita, pur rischiando clamorosamente due volte su Salvi (Romero ci salva ancora una volta, la seconda in maniera clamorosa); la squadra è sembrata in grado di sfondare più o meno quando voleva e sopratutto ha confermato che, se si mette la giusta cattiveria, in qualunque partita ce la si può perlomeno giocare con l'avversario per i 3 punti. Nessuno insufficiente, giusto la coppia di centrali ha fatto correre qualche brivido sulla schiena nei primi 45', ma quando J. Antonio ha messo dentro per Pozzi la palla che il centravanti ha trasformato per l'1-0, tutto è diventato più facile. Altre tre buone occasioni (rispettivamente per Bertani, Gastaldello e Munari) hanno rischiato di far aumentare il passivo sui bergamaschi, ordinati ma ben poco ambiziosi, contenti del pareggio che è sempre un punto a Marassi.
Nel secondo tempo, la squadra ha un po' mollato nei primi 20', non creando più di tanto, se non un guizzo di Bertani che ha rischiato di trasformarsi in uno di quei gol che vedevamo quando c'era quel "pazzo" di Quagliarella con la maglia blucerchiata addosso; nel complesso, l'Albinoleffe non ha creato grossi problemi, se non con un calcio piazzato di Regonesi su cui vanno a vuoto tutti, tranne il Sergione nazionale che la toglie dalla porta. Poi l'espulsione di Luoni, causa un doppio giallo, ha messo la partita teoricamente in discesa. Vero, visto che si sono create almeno due-tre palle gol che avrebbero potuto incrementare il passivo, ma sul campo i bergamaschi c'hanno messo più impegno nel finale e hanno avuto un'enorme occasione con Cocco. La traversa finale di Pozzi e il cincischio di Bertani hanno messo fine poi ad una partita complessivamente positiva.
A Iachini c'è sempre da rimproverare la solita cosa: le sostituzioni. Usate male, tardi e mai completamente: mosse così tardive (2 sostituzioni su 3 sempre effettuate negli ultimi 10', quando i giocatori non possono dimostrare granché) e così inutili e da "anti-calcio" (la terza sostituzione è ciclicamente un difensore/centrocampista per un attaccante, mai cambiato un pari ruolo nel finale) stancano anche dopo un certo periodo di tempo. Non pretendiamo il Barcellona, ma non si arriverà in A a somme di 1-0 e risultati stirati (almeno nel punteggio per quanto riguarda oggi).

Romero 8 | C'è sempre. Ovunque e dovunque. Rischia la presa sul terreno ghiacciato un paio di volte, ma per il resto ci salva più volte: una garanzia.
Berardi 6,5 | Non soffre mai dalle sue parti il tanto citato Foglio e si concede anche di sfidare le leggi della fisica verso il finale, con una rovesciata incredibile ad un centimetro da terra.
Gastaldello & Rossini 6+ | Partita normale, ma non eccezionale la loro: quando lasciano spazio a Cocco nel finale, i tifosi perdono due-tre anni di vita. Inoltre, il secondo pare aver perso un po' dell'intraprendenza che lo aveva reso così ben voluto dai tifosi.
Laczko 7 | Bella partita dell'ungherese: dimostra di poter essere utile alla causa e di poter giocare da terzino, sopratutto in queste sfide contro le piccole, in cui tocca spingere. Ripeto: mi ricorda Reto Ziegler. Ci si può lavorare, può diventare un buon terzino. Certo, ci vorranno anche test più probanti di un Albinoleffe a pezzi.
Obiang 7,5 | Partitona del ragazzo spagnolo, che imposta e regala due-tre passaggi filtranti degni di uno Xabi Alonso. Costringe anche Luoni al secondo fallo ed all'espulsione.
Munari 6,5 | Convincente anche oggi, spreca a fine tempo, ma glielo si può perdonare, visto il dinamismo che ci mette in campo.
Renan 6+ | Meglio di Grosseto, ma non ancora entusiasmante. Sicuramente gli si può riconoscere tanta abnegazione e la capacità di mettere il pallone su calcio piazzato dove vuole, ma gli manca ancora qualcosa.
J. Antonio 6,5 | Mezzo voto in più per la caparbietà che ci mette per realizzare la serpentina che porta all'assist dell'1-0; per il resto, una partita abbastanza normale, senza eccessivi spunti. Meglio comunque di Grosseto.
Bertani 6 | Il "peggiore", se proprio ne dobbiamo scegliere uno. Per poco, non realizza un gol da paura all'inizio del 2°T. Mezzo voto in meno per la "flemma" con cui approfitta dell'occasione dopo la traversa di Pozzi: chi vuole veramente segnare, in quelle occasioni si mangia il portiere e la palla..
Pozzi 7+ | Altra bella partita del ragazzo di Santarcangelo di Romagna: il 25enne centravanti è in netta maturazione. Anche oggi gol, il 9° in 16 partite e la media, continuando così, è destinata solo a migliorare. Inoltre, tanto lavoro sporco e, se avesse un po' più di fortuna, la media-gol sarebbe ancora più sensazionale: si trova davanti un grande Offredi e l'ennesima traversa.

Foggia 6,5 | Entra bene, dimostrando che l'ultima mezz'ora è la sua zona temporale preferita.
Soriano s.v. | Scende in campo giusto per beccarsi il giallo e fare una sceneggiata inutile.
Kristicic s.v. | Neanche fa in tempo a sudare, visto che gioca 30 secondi di gioco effettivo.

37 punti in classifica in 26 partite, la media è da salvezza anticipata, il -7 dal Varese è rimasto (biancorossi vittoriosi 1-0 con il Gubbio) e non mi sembra di vedere molte speranze di salire ancora di più. Indubbiamente, la mano di Iachini (purtroppo per il gioco e per fortuna nei risultati) comincia a vedersi: nel girone di ritorno abbiamo fatto 11 punti in 5 partite e dobbiamo recuperare la partita con l'Empoli a Marassi (anche oggi sconfitto ed in crisi tremenda). Ora arrivano tre partite tremende (inframezzate proprio dal recupero con i toscani): Torino, Hellas e Sassuolo. La prima sarà la visita ai granata, memori della grande illusione dell'andata e della brusca realtà dei gol realizzati all'epoca da Suciu e Bianchi: riusciremo nell'impresa di violare l'Olimpico di Torino? Lo scopriremo solo vivendo.



Nicola Pozzi, 25 anni, segna il gol dell'1-0 contro l'Albinoleffe (La Presse)

05 febbraio 2012

Colpo vincente.

Grosseto-Sampdoria, 04 Febbraio 2012: è in momenti come questi che ti ricordi che sei (o dovresti essere) la "corazzata della B": non tanto per la rosa ben fornita o per la presunta superiorità che dovresti esercitare nei confronti dei tuoi avversari, bensì perché hai - nel tuo mazzo di carte - quell'asso vincente che ogni tanto riesci a giocarti. In Maremma, ieri è successo proprio questo: un blitz calcistico di Pasquale Foggia, sottoforma di staffilata dai 20 metri, ci ha consentito di portare a casa una brutta vittoria. Brutta, ma son sempre 3 punti e si sa bene che in periodi di magra non si butta mai nulla; perciò, portiamoci via questo risultato per quello che è, tre punti che non avvicinano la zona play-off, ma che perlomeno allontanano quella play-out e fanno dormire sonni tranquilli anche al più accanito dei disfattisti.

Ma guai a guardare il bicchiere mezzo pieno: sono tutt'altro che soddisfatto. Iachini arrivò due mesi con la convinzione di creare una squadra: in questo ha miseramente fallito. Son ben poche le giocate di "squadra" che ho visto, sopratutto in occasione dei gol; anche oggi è stato un singolo - seppur dopo una bella azione - a risolvere con un suo colpo da genio, non certo la squadra nell'insieme a convincere. Così come ha fatto Bertani a Padova (seppur la prestazione fosse stata migliore), viviamo di episodi di estemporanei e, quando giochi contro una squadra che sta in crisi peggio di te come il Grosseto, è facile vincere la partita una volta che l'hai sbloccata. Anzi, si è rischiato comunque di perdere i tre punti nel finale, ma l'arbitro ci ha visto male ed eccoci qui festanti e parzialmente soddisfatti. Ma andiamo con ordine.

La Samp arriva a Grosseto dopo 9 punti in 9 partite (un ruolino di marcia da brivido) sotto la gestione Iachini, colui che in teoria dovrebbe portarci perlomeno ai play-off; per una volta, si è trovato un avversario ridotto peggio di noi, come il Grosseto, una squadra che aveva avuto un buon rendimento nelle prime giornate di campionato proprio sotto la guida di Ugolotti, richiamato dopo gli avvicendamenti prima con Giannini e poi Viviani. Lo stesso allenatore grossetano, che era sulla panchina dei biancorossi nell'andata giocata a Genova, mi aveva impressionato: il Grosseto, a Marassi, non aveva giocato un grande calcio, ma era stato bravissimo nell'imbrigliarci quando ancora si poteva pensare a noi come favorita della Serie B, quando ancora il nostro "nome" pesava più del nostro gioco. Anzi, aveva rischiato di vincere la partita, se a Romero non fosse riuscita la paratona su Caridi a fine secondo tempo.
Il Grosseto si ripresenta, 21 giornate dopo, con una classifica deficitaria, con un patron (Camilli) spazientito da quella che per lui è una squadra da play-off e con il 3° cambio in panchina, nonché con un paio di giocatori (Jadid e Sciacca) completamente nuovi; da noi, del cambio d'allenatore non se ne parla, ma almeno le facce nuove ci sono, come Renan e Munari, alla prima apparizione con la maglia blucerchiata, nel solito 4-3-1-2 che sembra il modulo più credibile per questa squadra, il vestito che meglio le si addice dopo la rivoluzione nel mercato invernale.
Primo tempo abbastanza brutto, azzerderei che il calcio si è sentito offeso da quello che si è visto in campo, ovvero nulla: una mezza girata di Pozzi, un destro "scivolato" di Eder, un colpo di testa innocuo del Grosseto che finisce nelle mani del Sergione blucerchiato. La sensazione è la solita: apatia.
Fortunatamente, nel 2° tempo, Iachini si gioca l'unica sostituzione sensata di tutta la partita: Foggia dentro, fuori Juan Antonio, ancora tanto fumo e poco arrosto per l'argentino ex-Brescia. L'ex-laziale, invece, seppur discontinuo, entra bene in partita, con il piglio rivoluzionato rispetto a quello delle sue ultime apparizioni, sopratutto quella di Gubbio, in cui non aveva combinato nulla di buono. Minuto numero 22 del secondo tempo: Munari recupera palla, indietro per Obiang, lo spagnolo verticalizza per Pozzi, il centravanti (come sempre utile nei momenti decisivi) la tocca di tacco e permette a Foggia di sparare un missile verso l'incrocio dei pali di Narciso: 1-0 ed il numero 10 s'inventa un'esultanza di cui ancora fatico a comprendere il significato.
Il finale è il tipico iachiniano: tutti indietro, l'unico tiro in porta della Samp dopo il vantaggio è un colpo di testa senza pretese di Munari. Non che il Grosseto faccia meglio: principalmente tante sceneggiate, molte liti, maree di ammonizioni (più per noi che per loro), un'espulsione per Rispoli (vedendo la sua prestazione, non posso dirmi scontento a riguardo), un gol annullato ai biancorossi (che sembra più regolare che irregolare..) e la fine della partita che sancisce che la Samp, quando deve giocare in trasferta e non fare la partita, è più a suo agio.
L'ultimo complimento lo riservo a Iachini, ma è ironia: possibile che né lui, né il suo predecessore sulla panchina blucerchiata comprendano il significato delle sostituzioni? Se ne gioca al massimo una.. e meno male che questa volta è quella giusta.

Romero 6,5 | Quando mai ci delude. Sempre attento.
Rispoli 4,5 | La buona notizia è che non lo vedremo nel prossimo turno con l'Albinoleffe. La cattiva notizia è che mancano altri 4 mesi prima del suo ritorno a Parma. Continua a sbagliare cose elementari, davvero non comprendo come sia arrivato in Serie A.
Gastaldello 6- | Bene su Sforzini, ma è nervosissimo.
Rossini 6 | Non ha molto da fare.
Costa 6- | Commette un errore a partita, ma per il resto è sempre preciso, purtroppo quell'errore - delle volte - ti può far perdere la partita (vedi Samp-Torino).
Obiang 6+ | Deve prendere un po' la mano con il ruolo di regista, però siamo sulla buona strada.
Renan 5+ | Non mi è piaciuto per niente: il guaio di Renan è uno soltanto. Ha i piedi e il fisico da mezz'ala, ma ha la lentezza di un regista.. spero veramente di sbagliarmi, però sulle punizioni è veramente bravo.
Munari 6,5 | Nota positiva: corre, si sbatte, cose che alla Samp non vedevamo da tempo. Se ripenso a Bentivoglio e Dessena nei primi tre mesi, Munari appare Iniesta in confronto a loro. Se trova anche la capacità d'inserimento, rischia di rivelarsi un buon acquisto.
J. Antonio 5- | Male. Senza appello: troppo, troppo poco concreto. Non ricordo una giocata buona a favore della squadra.
Eder 6 | Gli manca il gol, ma gli spunti, la grinta, la voglia ci sono tutti. Arriverà anche la rete.
Pozzi 6,5 | Molti continuano a criticarlo: lui si sbatte e, con quell'assist, costruisce mezza vittoria.

Foggia 7 | Era decisamente in palla. Avrebbe meritato l'insufficienza per l'esultanza, ma la rete che ci dà la vittoria è bella e sicuramente importante. Bravo. Anche se da trequartista non si può vedere.
Bertani 5 | Riesce nell'impresa di sprecare un paio d'occasioni ghiotte. Tra l'altro, pare ingrassatissimo.
Laczko s.v. | Fa il suo nella baraonda finale.

Ora aspettiamo l'Albinoleffe in casa: si spera in un'altra vittoria, anche perché poi avremo un trittico da brividi: trasferta a Torino, in casa contro il Verona e visita al Sassuolo di Fulvio Pea. Non è che la veda benissimo: proprio per questo, la partita di sabato prossimo ed il recupero con l'Empoli diventano fondamentali per affrontare al meglio queste tre partite e mettersi alle spalle l'incubo dei play-out, da molti paventato, ma che ora è a -11.


Pasquale Foggia, 28 anni, vede insaccarsi il suo tiro per l'1-0 della Samp sul Grosseto.

03 febbraio 2012

You'll never walk alone.

31 Gennaio 2012: forse non ci dimenticheremo mai questa data. Non la dimenticheranno i suoi detrattori (un partito in salita di consensi nell'ultimo anno), né chi lo amava senza sé e senza ma (ancora tanti, forse anche loro in aumento dopo la partenza). Angelo Palombo lascia la Sampdoria: non a titolo definitivo, perché la formula dell'addio - prestito con diritto di riscatto - lascia qualche speranza di ritorno, ma per molti è stato troppo da digerire, dopo un anno solare (quello del 2011) in cui sono partiti tutti quelli che potevano un minimo di gloria, speranza e futuro a questa società, a questa squadra, ad un ambiente che pare svuotato di significato dopo la partenza del numero 17.

Andiamo con ordine: la storia di Palombo la conosciamo tutti. Arrivato da Firenze dopo il fallimento della Viola, viene a Genova con lo spirito di fare esperienza, preso da un Marotta di cui ancora non conoscevano le capacità straordinarie; dovrebbe fare la riserva di Bolano ed invece.. il colombiano si fa male ed il ragazzino allora sconosciuto scende in campo con la nostra gloriosa maglia. Sarà una scommessa vinta, un trionfo: quell'anno - la magica annata della promozione e del 3 su 3 nei derby - l'Angelo blucerchiato collezionerà 32 presenze ed un gol, nella pioggia pesante di Messina, che rimarrà nella memoria di tutti. In particolare nella mia, poiché fu il gol che mi fece ri-innamorare della Samp in maniera pesantissima e non lo dimenticherò mai.
Negli anni successivi, il ragazzo viene messo alla prova da Novellino, che chiede ed ottiene dal Milan vari centrocampisti centrali che possano affiancare capitan Volpi e mettere alla prova il ragazzo di Ferentino: ma è un'ecatombe. Massimo Donati, Marco Donadel,  Samuele Dalla Bona: tutti ricordati come meteore, contano pochi gettoni con la maglia blucerchiata (rispettivamente 23, 8, 38, con il secondo rispedito al mittente a Gennaio 2005), mentre il mediano di Ferentino ne colleziona ben 106 totali in 3 anni. Ormai la sua maturità è arrivata ed il posto in squadra è suo, non glielo toglie nessuno, tanto da cominciare a scalare le gerarchie dei capitani, diventando il vice dell'indimenticabile Sergione Volpi.
Nel 2006-2007, in una stagione anonima, ci sono i segni di una grande maturazione, impara i trucchi del mestiere e da medianaccio recupera-palloni si comincia a delineare la figura di un "regista atipico", che - nella stagione successiva - mister Walter Mazzarri saprà sfruttare al meglio, tanto da mettere da parte un mostro sacro come l'ex-capitano Volpi e relegarlo alla panchina pur di lasciare le chiavi della regia al nuovo capitano blucerchiato: sì, perché Angelo nel frattempo si è guadagnato i galloni di condottiero ed è diventato l'idolo incontrastato della Sud.
Da quel momento in poi, con la cessione di Volpi al Bologna, Palombo guida la manovra blucerchiata come "regista" (aggiungeremmo noi adattato, dato che non nasce in quel ruolo) e se la cava discretamente, tanto da contribuire in maniera decisiva alla cavalcata che ci porta in Champions League nel 2009-2010. 
Il resto è storia, lo conoscete: il ridimensionamento, le richieste di Palombo e le risposte (stizzite) della società, il calo di contributo del capitano, i suoi guai fisici (l'infortunio con il Cesena su tutti), la volontà di restare per tornare in Serie A, il gol al Padova ed un ultimo periodo con più ombre che luci. Ma l'amore di quella gradinata non se ne è mai andato, perché lui è Angelo Palombo, il legame sul campo, l'unico rimasto, tra ciò che eravamo (una società che rischiava la C ed il fallimento nel lontano 2002) e ciò che siamo, ahimé, ora (una squadra che è arrivata in Europa e si trova impantanata nella metà classifica della B). Indubbiamente, a noi tifosi ricorda ciò che siamo stati e che speriamo di poter ancora essere, nonostante il presente non ci sorrida.
Di lui cosa ci resterà? Le 361 presenze in blucerchiato in tutte le competizioni italiane e in Europa, condite da 13 gol (su tutti quello contro il Cagliari nel 2006-2007) e tanta grinta, tanto carisma, che magari ultimamente non si faceva sentire troppo, ma che nella mente dei tifosi è sempre stato presente.



Ma, facendo così, sembra di fare un elogio funebre. Angelo Palombo non è certo passato a miglior vita, o quanto meno non in quel senso. E' andato all'Inter, giocherà con grandi campioni e, probabilmente, darà il suo contributo, come si è visto nell'ultima di campionato (Inter-Palermo 4-4), quando è entrato e ha fatto quello che sa fare meglio: contrastare bene, occupare intelligentemente il campo, smistare il gioco come meglio gli riesce, come nell'occasione del 4° gol interista, quando dà inizio all'azione con un lancio non fenomenale, ma buono, di quelli che non gli si vedeva fare da tempo alla Samp. 
E allora viene da chiedersi: come si è arrivati a questo punto? Perché Palombo, per alcuni (tra cui anche me, almeno dal punto di vista tecnico), si è rivelato un peso negli ultimi 12 mesi e molti sembrano essersi scordati ciò che rappresenta per la Sampdoria? E cosa ha spinto nei suoi sostenitori più stoici a non volerlo veder partire neanche sotto tortura?
Non saremmo seri se non facessimo un'analisi pacata e razionale della situazione che ha portato a tutto questo. Sarebbe giusto farla dividendola in due scomparti, molto diversi tra loro ma ugualmente importanti: quello tecnico, sul campo, e quello emozionale, sugli spalti e nei rapporti con la dirigenza.

Angelo Palombo è, dal punto di vista tecnico, un discreto giocatore. E' sicuramente migliorato rispetto al ragazzo che era quando arrivò in B con Novellino: allora era un medianaccio senza arte né parte, buon recuperatore di palloni, instancabile, ma di certo il piede che ha oggi - probabilmente - se lo sognava. Avere accanto uno come Sergio Volpi lo aiutato: l'ex-capitano non ha fatto la storia del calcio, ha 2 presenze con la Nazionale, ma se è stato cercato anche dal Real Madrid all'epoca di Arrigo Sacchi come d.t. dei blancos, un motivo c'era.. ed era la capacità straordinaria d'essere, a quel tempo, uno dei pochi registi puri rimasti in circolazione. Lui (insieme a Corini) era un regista con i fiocchi, con ottima visione di gioco, tempi giusti e anche più grinta del palermitano: credo fosse un grandissimo vantaggio per Angelo giocare con lui, perché ha imparato trucchi che ormai sanno in pochi. Ci guardiamo intorno e vediamo quanti registi puri in giro? Quasi nessuno. A livello di grande nome sono rimasti i vari Xabi Alonso e Xavi, a livello più basso due nomi che mi vengono in mente sono Milanetto e Marcolini, che però non giocano più a grandi livelli (e mai c'hanno giocato..). Perciò Angelo in questo è avvantaggiato: però, se nasci tondo, non morirai certo quadrato. Angelo Palombo non è un regista. Questo è un mito che va sfatato: è bravo ad impostare il gioco, ma non è - per l'appunto - come Volpi. Questo probabilmente non l'ha accettato e neanche i suoi ultimi allenatori sono stati bravi a farglielo capire: se ci aggiungiamo i problemi fisici che lo hanno seguito in quest'ultimo anno e le poche motivazioni che aveva da una situazione in cui si sentiva separato in casa, beh, ecco spiegato il calo del suo rendimento. Ciò non toglie che è rimasto un'intoccabile anche in partite obiettivamente inguardabili e questo ha solo creato problemi alla Sampdoria. Insomma, dal punto di vista tecnico, la perdita di un Angelo Palombo senza stimoli e con parecchi guai fisici non sembra incolmabile, affatto. A preoccuparci di più potrebbe essere chi lo sostituirà: negli ultimi 12 mesi, in questo senso, non si è lavorato certo bene..

Poi c'è l'emozione, la passione. Angelo è e probabilmente sarà sempre un simbolo blucerchiato. Su questo non c'è nulla da fare, non si può cambiare 10 anni di storia con un'operazione di mercato. In società, invece, non sono d'accordo su questo punto di vista: abbiamo assistito ad una vera caduta di stile.
La società forse ha sempre avuto le idee chiare: da Giugno a Dicembre dell'anno appena passato si è cambiato idee miliardi di volte, asserendo prima che Palombo sarebbe stato un uomo-chiave nel progetto di risalita, aspettando poi di vedere se il capitano volesse andare via (e sperandoci), cedendolo poi praticamente alla Fiorentina il 31 di Agosto per 7.5 mln. (adesso sembra una cifra enorme) e vedendo il rifiuto dell'Angelo blucerchiato, determinato nel tentare la scalata alla A con la maglia di una vita. 
Ma il vero (mi viene da aggiungere l'ennesimo) fallimento di Sensibile sta in una dichiarazione rilasciata dopo Sampdoria-Varese, conclusasi con la sconfitta dei blucerchiati, nella quale afferma che "comprare un centrocampista di qualità sarebbe un autogol, perché noi abbiamo Angelo Palombo ed il capitano va aspettato, perché sta vivendo una situazione delicata". Ed il 31 Gennaio lo troviamo ceduto: la balla dell' "opportunità che capita una sola volta nella vita" non la possiamo credere vera per Palombo. Insomma, la società ha completamente toppato sul capitano, assumendo un atteggiamento da né carne, né pesce che ha solo innervosito l'ambiente ancora di più: cedendolo subito a Luglio o aspettando la fine dell'anno si sarebbe fatta una figura migliore.
Ed il ritiro della maglia 17 a data da destinarsi è solo un ridicolo tentativo di essere romantici a riguardo.
Qualcosina lo si può rimproverare allo stesso capitano, perché il 20 Giugno 2011 dichiara di voler chiudere la carriera con la maglia della Sampdoria, anche a costo di rifiutare offerte importanti. Non voglio farne un rimprovero al capitano, ma la nave non s'abbandona a metà campionato, avrei capito un addio a fine anno, ma così è sembrato ancora più doloroso e un poco meno onorevole da parte sua.
Dal punto di vista emozionale, una fine del genere è stata una pugnalata della società nei confronti di Palombo e sopratutto nei nostri confronti, che ancora una volta siamo di fronte all'incapacità della dirigenza di avere un'idea chiara ed una strategia ben determinata, agendo come se non esistesse un domani.. o almeno, uno buono.

Insomma, per i suoi detrattori, è un peso morto di cui si spera di essersi liberati.
Per i suoi sostenitori più accaniti, 10 anni di storia presi a calci in culo.
Per me, rimane sopratutto la colpa della società di aver gestito con poco stile ed un tempismo orrendo la vicenda di uno dei giocatori più significativi della storia doriana: fosse andato via a fine anno, a titolo definitivo (chissà, la formula odierna della cessione apre possibilità anche al suo ritorno..), con le lacrime agli occhi ed il giro di campo sotto la Sud.. non sarebbe stato meglio?
Comunque vada, gli auguro di rimanere all'Inter e di avere un buon finale di carriera, di lottare meglio di come ha fatto negli ultimi mesi e di ricordarsi che non camminerà mai da solo, i tifosi doriani avranno per lui sempre un ricordo buono.
Grazie, Angelo.
Grazie di tutto, comunque.


Angelo Palombo, 30 anni, in una gara della Serie Bwin 2011/2012 con la maglia della Samp.

01 febbraio 2012

Difficilmente migliorabile.

Ed eccoci qui. Il tanto temuto 31 Gennaio è passato (non nel migliore dei modi, a dir la verità), ma finalmente si può analizzare con più calma la situazione, le entrate, le uscite, tutto quello che ha caratterizzato il modo di operare della società blucerchiata in sede di mercato: con la consapevolezza che qualcosa è stato fatto. L'immobilismo tanto paventato non c'è stato, almeno su questo credo che si potrà esser d'accordo; certo, poi conta anche come ti muovi e forse proprio su questo c'è da fare qualche rimprovero. Andiamo però con ordine, vedendo (con l'elenco riportato qui sotto) i movimenti della Samp in entrata e in uscita:

MOVIMENTI IN ENTRATA:
Mustafi (d, Everton - parametro zero), Berardi (d) e J. Antonio (c, Brescia - titolo definitivo per 5 mln.), Gentsoglou (c, AEK Atene - parametro zero), Munari (c, Fiorentina - titolo definitivo per 1 mln.), Renan Garcia (d/c, CFR Cluj - prestito a 1 mln. con diritto di riscatto a 3.2 mln.), Eder (a, Cesena - titolo temporaneo), Pellé (a, Parma - titolo temporaneo con diritto di riscatto della metà fissato a 2 mln.)

MOVIMENTI IN USCITA:
Accardi (d, Brescia - cifre sconosciute), Foti (a, Brescia, prestito con diritto di riscatto), Dessena (c, Cagliari - modalità da definire), Bentivoglio (c, Padova - titolo definitivo), Maccarone (a, Empoli - titolo temporaneo), Koman (c, Monaco - titolo definitivo), Signori (c, Modena - titolo temporaneo con diritto di riscatto della metà), Piovaccari (a, Brescia - titolo temporaneo), Palombo (c, Inter - titolo temporaneo per 1 mln. con diritto di riscatto a 3 mln.).

Anticipo il fatto che parlerò di Palombo in un articolo a parte, non si può mettere il capitano in un trafiletto dedicato al calcio mercato, merita certamente uno spazio tutto suo per parlare della sua storia..

Movimenti in entrata - voto 5
Analizziamoli per bene. Cosa ci serviva assolutamente? Terzini (Rispoli e sopratutto Castellini hanno fallito miseramente) e un regista (dato che i nostri centrocampisti giovani sono bravi, ma non tutti hanno il dono dell'impostazione, il Volpi della situazione ci manca). Sono arrivati? No. Sicuramente gli acquisti fatti in questa sede di calciomercato invernale potrebbero essere utili e lungi da me sparare sul loro conto ancor prima di averli visti in campo, però rimane il fatto che il regista non è arrivato e, Berardi a parte, di terzini neanche l'ombra.
Mustafi è un colpo per il futuro, malaccio non dev'essere, ma va testato. 
Gentsoglou è un onesto medianaccio, è una scommessa a 160.000 d'ingaggio: se ci va bene, abbiamo svoltato; se ci andasse male, ce ne faremmo una ragione. Comunque questo tipo di scommesse alla Samp mancavano, perciò benvengano.
Eder è un buonissimo giocatore per la B (per la A, attendiamo tempi migliori), ne è stato capocannoniere due stagioni fa e ha il suo perché; può giocare da prima e seconda punta - meglio la seconda soluzione - ed è stato utile a qualunque squadra che se ne sia fregiato in questa categoria. Anche la formula è buona, perché nel caso fallissimo l'assalto alla Serie A - come credo avverrà.. - bisognerà vedere se il ragazzo ha il desiderio di rimanere. Noi speriamo di sì, mi pare che un riscatto fittizio sia fissato a 2.8 mln., con Maccarone ad Empoli sicuramente limeremo la cosa.
Renan Garcia può essere tutto o niente: ho visto la sua carriera su Wikipedia, veramente nulla di esaltante.. di lui hanno detto che è "un brasiliano con la testa da europeo", lo spero perché i giochetti non ci servono. Ha un buon sinistro, finalmente tirerà le punizioni qualcuno che è in grado di farlo: detto questo, non ci conto tantissimo ed il riscatto mi pare esagerato. Speriamo comunque possa rendersi utile.
E veniamo quindi alle note dolenti o quantomeno chiaroscure. Se ci riferiamo alle seconde, parliamo di J. Antonio e Berardi. Dopo un mese, possiamo dire che i ragazzi hanno dato parziali soddisfazioni: J. Antonio va a folate, quand'è in giornata - tipo Padova - è utilissimo alla manovra, ha lo spunto, sa smistare molti palloni, ma sembra essere troppo innamorato della palla; Berardi è un buonissimo giocatore per le squadre di Iachini, uno che ama giocare di rimessa, ma quando si tratta di fare la partita (es. Livorno) abbiamo visto che saliva meno e faticava di più anche in difesa.. vedremo, 5 milioni mi sono sembrati comunque troppi.
Le note dolenti sono Pellé e Munari, per motivi molto diversi. Il primo ha avuto come massimo score 10 gol al Cesena in B 5 anni fa.. fidarsi di uno così, anche per fare la riserva di Pozzi, fa onestamente rimpiangere Piovaccari, che - con tutto lo scazzo incorporato - credo possa fare meglio del buon Graziano; il secondo è un ottimo giocatore per la B e anche in A non ha sfigurato, ma dov'è la prospettiva nell'acquisto a titolo definitivo di un 28enne che ha sfiorato la A giusto l'anno scorso? Nessuna. Ecco perché mi dispiace. Poi magari fa 8 gol e tutti contenti, ma a pensare Soriano in panca per Munari.. non so voi, mi vengono i brividi, altro che progetto.
Il regista manca, si punterà su Obiang, buon giocatore che ricorda un po' Vieira, ma l'ex-capitano dell'Arsenal non mi risulta fosse un regista.. il terzino manca almeno a sinistra, la speranza è che si punti su Laczko, visto che ormai è rimasto e sembra poter fare lo stesso percorso di Ziegler, lavorandoci su.. vedremo. Sta a Iachini (aiuto).

Movimenti in uscita - voto 8
In uscita cosa cercavamo invece? Via tutti quelli che, per motivi d'ambiente, di mancanze tecniche, di spazio, non erano adatti alla causa blucerchiata. Caso Palombo a parte, mi sembra che in questo settore si sia fatto molto bene e parecchio velocemente: voglio ricordare che, a 10 giorni dalla fine del mercato, molta gente era ancora qui. Perciò un plauso a Sensibile ogni tanto facciamolo e ricordiamoci che ad inizio Gennaio ci si lamentava del fatto che molti erano rimasti..
Partiamo dalle note positive, che in uscita sono state parecchie: Accardi, a scadenza di contratto, passa al Brescia a titolo definitivo, non lasciando molti rimpianti, dato il suo poco utilizzo negli ultimi anni ed il largo uso che se ne è fatto quest'anno, con notevoli danni (vedi Nocerina - Sampdoria come esempio pratico ed esplicativo). Bentivoglio, oggetto di notevoli contestazioni, è andato a Padova, dove probabilmente si rigenererà, ma a noi frega onestamente poco, per un semplice motivo: il ragazzo è probabilmente uno dei giocatori con meno personalità che abbia mai visto non con la maglia della Sampdoria, ma in generale nel calcio. Mai una giocata in verticale, mai uno spunto, sempre passaggi indietro o in orizzontale.. le doti tecniche (non esaltanti) ci sono, altrimenti negli anni precedenti non avrebbe fatto quello che ha fatto. Di certo, non lo rimpiangeremo.
Dessena è andato a Cagliari, facendosi subito notare per buoni prestazioni: nonostante questo, anche lui non sarà rimpianto, alla Samp (dato il suo costo: 4.5 mln. per la sua metà dal Parma nel 2008) non ha mai dato la sensazione di poter essere utile in maniera continuativa. Foti è andato a Brescia in prestito, ambiente adatto per lui, dove cercherà di farsi spazio: giusto così, è la sua chance per esplodere definitivamente e non credo che alla Samp ci sarà mai il giusto spazio per lui.. un peccato, ripensando a quel Samp-Messina del 2006, nel quale veniva santificato come il nuovo che avanza.
Piovaccari è finito, dopo le ultime convulse ore di mercato, anch'egli al Brescia, nell'ambito di un'operazione di prestito che non vede diritto di riscatto: geniale. Il ragazzo, palesemente scazzato ed in rotta con l'ambiente, qui non ha più credito ed il fatto di giocare con un'indolenza pari a quella di Cristiano Ronaldo non gli ha giocato a favore. In realtà, non è mai sembrato interessato alla causa blucerchiata ed il prestito ai lombardi può solo revitalizzare il suo valore, per poi rivenderlo quest'estate e farci un importo simile a quello pagato quest'estate, che grida ancora vendetta.
Con lo stesso intento è stata portata a termine l'operazione che porta Maccarone per 6 mesi ad Empoli: anche qui, colpo di genio, nel senso che il ragazzo ha chiaramente chiuso con noi (le esclusioni degli ultimi tempi dai convocati l'hanno fatto comprendere) e farlo tornare nel posto dove è esploso può renderlo appetibile per qualcuno o, male che vada, può essere pedina di scambio in un eventuale passaggio a titolo definitivo di Eder alla Samp, dato che la squadra proprietaria del cartellino del brasiliano è proprio l'Empoli. Anche per lui nessun rimpianto: con tutto il rispetto che può derivare dai problemi personali che ha vissuto, nessuno gli obbligava di giocare in quelle condizioni. Ha segnato tutti gol a risultato già deciso, inutili per le sorti della squadra ed è stato trattato molto meglio di chi ha giocato meno e combinato di più.
La nota chiaroscura è per Koman, passato al Monaco nelle ultime fasi di mercato: che l'operazione fosse da portare a termine e a titolo definitivo era chiaro. Il ragazzo si era bruciato nell'ambiente con l'episodio della contestazione a Bogliasco, lo sputo ricevuto e la risposta anche incazzosa riferita ai tifosi; inoltre, non era ben visto neanche da tecnici. Il dubbio mi rimarrà sempre: era un giocatore da Samp o meno? Difficile dirlo, poiché se si scorre la classifica dei minuti/delle presenze in campo, Koman risulta essere agli ultimi posti, ma questo non dice molto sulla sua capacità di incidere per la Samp in campo (altrimenti Henry non doveva essere comprato dall'Arsenal o bisognava dare dei pazzi ai romanisti che presero Mancini dal Venezia e lo misero accanto a Totti nell'anno del quasi scudetto..). La verità è che il ragazzo è solo il simbolo di un progetto naufragato miseramente (anche) per colpa dei tifosi: il progetto giovani. La squadra del 2008 che fece il Triplete a livello Primavera si è rivelata una delusione, un po' per mancanza di doti o personalità (es. Fiorillo nei suoi due periodi in prestito), un po' perché noi tifosi non siamo stati pazienti (mi viene da pensare ai fischi rivolti a Marilungo che, anche con zero gol, ci metteva molto più impegno dei vari Piovaccari o Foggia.. o alle critiche spesso preventive a Signori e Soriano quest'anno su Internet). E' un peccato che si sia fatta questa fine, capisco che il ragazzo sia bruciato qui, ma nessuno mi toglierà il dubbio che non potesse essere utile alla causa.
Infine, nota negativa per Signori: c'era veramente bisogno di Munari e Gentsoglou? Con Signori in casa? Altro prodotto di quella primavera, con buon rendimento già provato in B, non è stato mai usato, mai in campo, bisfrattato da gente che non l'aveva neanche visto giocare e bollato come "pippa" anche prima di metter piede sul terreno di gioco. Ora è a Modena, si spera di rivederlo l'anno prossimo, ma capiremmo benissimo se il ragazzo non volesse tornare..
Su Palombo, dico solo che non mi è piaciuta la formula: il capitano si vende o si tiene, non si lascia in questo limbo. E se poi tornasse a Giugno, perché l'Inter non ha intenzione di riscattarlo?
Detto questo, operazione Palombo a parte, gli obiettivi sono stati raggiunti: se uno volesse fare il pignolo, potrebbe dire che Semioli è ancora qui fino a Giugno e che Fiorillo non è stato prestato, ma sono dettagli. Per me, in uscita si è fatto (quasi) tutto bene.


E ora? Ora ci si rituffa nel campionato, senza il numero 17, ma con la consapevolezza che la squadra è nuova, più adatta a ciò che chiede il tecnico, che - per me - nelle prossime 3 gare si gioca tutto: Grosseto, Albinoleffe e Torino diranno che campionato aspetta la Samp. Ripeto, l'anonimato è sul ciglio della nostra porta, ma se si perdessero due di queste tre gare.. siamo sicuri che saremmo tranquilli?

Un ultimo pensiero va al nostro d.s., Pasquale Sensibile, che è stato autore di un epic fail clamoroso: Foggia è in panchina, Piovaccari dopo 6 mesi è andato, Bertani è in panchina per Eder, Castellini messo ai margini, Rispoli sostituito da Berardi e Costa ripreso per i capelli solo perché non c'è un terzino degno di questo nome. Insomma, un mercato estivo CANCELLATO. Ma, come disse lui a Novembre, questa squadra è difficilmente migliorabile.




Pasquale Sensibile, 40 anni, d.s. della Sampdoria dal Giugno del 2011.