05 giugno 2018

Sulla riva del fiume.

Si ride, si scherza e si sogna. Oddio, sognare fa male: in questo biennio (soprattutto nella stagione appena conclusa), abbiamo visto come volare vicino al sole ci riduce come un novello Icaro del calcio contemporaneo. Però è giusto che la Sampdoria si faccia una domanda: quali sono le prospettive del prossimo futuro? Perché in questi giorni c'è un filo di confusione.

Dawid Kownacki, 21 anni, un giocatore su cui impostare il futuro.

Partiamo da quello che c'è stato, da una verità inconfutabile. Non fatevi ingannare dalla vittoria contro la Juventus, dalla partenza monstre di questo campionato o dalle strisce positive di quello passato: la nostra realtà è questa, quella di chi deve combattere per sopravvivere e può permettersi al massimo la parte sinistra della classifica.
Se l'anno scorso è stato una discreta indicazione in tal senso, quest'anno l'ha confermato. Paradossalmente, ero più preoccupato quest'anno, dopo aver perso diversi giocatori, piuttosto che nell'estate 2016, quando il fallimento del "progetto" Montella aveva generato un vuoto di panchina e un grosso punto interrogativo sul futuro.
Viene anche da chiedersi quale debba essere il giudizio sull'operato di Marco Giampaolo e sui suoi due anni alla guida del Doria. La risposta è semplice: nonostante il difetto dell'integralismo (un giorno qualcuno morirà di 4-3-1-2 e fantasia), l'allenatore abruzzese ha fatto un buon lavoro, portando la squadra due volte al 10° posto.
Non che manchino i difetti, eh. Il rendimento lunatico della squadra fa parte di un gruppo con un'età-media bassa (soprattutto al primo anno), ma dev'essere anche superato a lungo andare. Non possiamo permetterci il luna park emozionale, perché se ti dicesse bene è il 16 maggio 2010... ma se ti dicesse male, è il 15 maggio 2011.
Non ero così spaventato dall'eventuale partenza di Giampaolo. Ho sempre pensato che una novità ci avrebbe fatto bene, specie in una Serie A così livellata verso il basso, dove rischiare la retrocessione è un'impresa. Persino il Chievo più brutto degli ultimi anni e un Cagliari inguardabile sono riusciti a confermarsi nel campionato appena concluso.
E poi c'è la valorizzazione del parco tecnico, che conduce alla politica di player trading intrapresa negli ultimi anni. Politica verso cui sono favorevole, perché non c'è alternativa: la classe media non esiste più - a meno che non ti chiami Atalanta e il tuo progetto tecnico sia a prova di bomba - e bisogna pur sopravvivere in una qualche maniera.
Guardiamo ai lati positivi: siamo partiti dal luglio 2014, quando due giocatori di proprietà della Sampdoria hanno presenziato alla finale del Mondiale (Shkodran Mustafi da una parte, Sergio Romero dall'altra) e ci ritroviamo quattro anni più tardi con ben cinque giocatori che andranno a giocarsi Russia 2018 (e tre che forse l'avrebbero meritato e sono rimasti esclusi). Non è poco in questo mare di incognite.

La partita non contava nulla, ma le parole di Giampaolo nel post-gara non lasciano intravedere nulla di buono.

E poi? E poi ci sono comunque i dubbi, che permangono sulle nostre teste. Perché la dirigenza è in ristrutturazione, perché Daniele Pradè si sta per accasare all'Udinese e perché la possibile partenza di Riccardo Pecini - vero asso nella manica della Sampdoria dei tempi recenti - in direzione Empoli rischia di essere una botta dalla quale sarebbe difficile riprendersi.
Già, perché l'iper-lodato d.s. Carlo Osti è sempre lo stesso che ha condotto campagne acquisti con poca prospettiva senza un attento lavoro di scouting a sostenerlo. Ricordiamoci che la sua prima campagna acquisti ha annoverato l'acquisto di Fornasier, De Vitis, Gianluca Sansone, Barillà e il primo Petagna: non brillantissimo, ecco. 
Quindi attenzione, perché il mercato è il campo in cui ci giochiamo una serena sopravvivenza e non bisogna lavorarvi a cuor leggero. Lo stesso mercato da cui arriveranno delle necessità, perché la lista dei partenti rischia di esser lunga, a partire da quel Lucas Torreira che sembra non solo incamminato verso una grande carriera, ma che è già lontano da Genova.
A lui potrebbero aggiungersi Dennis Praet (la clausola da 26 milioni è una sicurezza, ma il mercato è gonfiato e qualcuno ci proverà), Emiliano Viviano (Sporting Lisbona, Parma e Bologna han già bussato), Bartosz Bereszynski (in un'epoca senza terzini, il polacco vale oro) e persino Gianluca Caprari (che ha deluso e dovrebbe ripartire altrove).
E cosa serve di preciso a questo club, qualora tutte queste pedine si muovessero? Beh, non servono solo i sostituti, i cui nomi potrebbero far piacere e produrre ulteriori plusvalenze: se arrivassero Skorupski, Zajc, Sensi, Widmer e un Bruno Petković (quest'ultimo per dare più spazio a Kownacki), sarei più che contento.
Poi ci sono anche le necessità immediate. Un vero terzino sinistro, visto che l'unico buono ha firmato per il Milan a costo zero e gli altri tre di questa stagione - Murru, Regini e Dodô - non ne facevano uno buono ASSIEME. Un regista, che non può esser come Torreira, ma deve andare in quella direzione, giocando sul corto.
Prioritaria è la dismissione di asset dannosi dal punto di vista tecnico, come Sala, Álvarez e soprattutto Regini, magari scegliendo anche un capitano più prestante. O di quelli economicamente pesanti a lungo termine: Barreto e Silvestre possono rimanere se accettano un ruolo minore, altrimenti è giusto che partano.

P.S. Una chiusura finale la voglio dedicare all'ipotesi De Zerbi, circolata per un mesetto alle voci di un Giampaolo verso Napoli (e che mi avrebbe fatto piacere vedere al "Ferraris"). Oggi l'ex tecnico del Benevento riparte da Sassuolo, una buona piazza per mettere in piedi un laboratorio tattico, nonostante Iachini abbia garantito loro un altro anno in A. Vedremo nell'estate 2019 che valutazioni faremo.

Lucas Torreira, 22 anni, probabilmente saluterà: è stato comunque bellissimo.