15 giugno 2019

Separazione necessaria.

Siamo arrivati ai titoli di coda, visto che è arrivata anche l'ufficialità, ma Marco Giampaolo è ai saluti con la Sampdoria, dopo tre anni che hanno rilanciato la sua carriera (affermandolo come uno dei tecnici più interessanti del campionato italiano) e hanno permesso alla società di valorizzare molti profili (ricavandone anche discrete plusvalenze in sede di calciomercato).

Per capire come sarà il futuro, è meglio guardarsi indietro e capire cosa lascia questo triennio, capendo a fondo com'è andato il rapporto tra il tecnico e la società blucerchiata (interrotto nonostante un contratto fino al giugno 2020).

Giampaolo e il suo inizio alla Sampdoria: un'avventura che ha regalato diverse soddisfazioni.

Ci sono stati tanti momenti positivi di questo triennio. Se teniamo a mente come la Sampdoria sia nona nella classifica perpetua della Serie A, il tecnico abruzzese non ha fatto altro che rispettare queste aspettative. La Sampdoria si è piazzata decima nel 2016-17, nona nel 2017-18 (a pari merito con il Torino) e nona nel 2018-19.
A questo, vanno aggiunte le plusvalenze: la Sampdoria è oggi diventata come l'Udinese e vive di player trading, pratica necessaria per la sopravvivenza nel calcio d'oggi. I nomi sono tanti, ma le operazioni Torreira e Škriniar sono fiori all'occhiello per la società. La speranza è di trovare qualcuno in grado di applicare lo stesso sviluppo nei giocatori.
Nel farlo, Giampaolo ha permesso alla Sampdoria di essere una delle squadre più interessanti del panorama italiano. Tra Sarri, De Zerbi e compagnia cantante, l'ormai ex tecnico blucerchiato si è ritagliato un profilo edonistico, affascinante, quasi da contro-altare rispetto al pragmatismo che si è impossessato del nostro calcio negli ultimi anni.
Per carità, il pragmatismo non è facile da gestire e bisogna essere camaleontici per saperlo gestire (es. Allegri), ma quando alleni una squadra di metà classifica, è obbligatorio metterci qualcosa in più, anche a costo di scalare qualche posizione in graduatoria. La Sampdoria non ha nemmeno dovuto subire questa sorte, perché tutto ha funzionato abbastanza bene in questi anni.
Oltre ai profili valorizzati, io voglio sottolineare un lavoro più sottile da parte di Giampaolo, ma molto più complicato: i giocatori recuperati. Jacopo Sala sembrava ormai un giocatore da buttare e quest'anno ha invece disputato una discreta stagione; Nicola Murru sembrava un'operazione gestita malissimo e quest'anno ha giocato la miglior annata della sua carriera.
Secondo alcuni, Grégoire Defrel era da buttare dopo l'annata a Roma e quest'anno è andato in doppia cifra; Manolo Gabbiadini era inservibile dopo Southampton e invece promette bene in vista della prossima stagione; infine, Gianluca Caprari era pronto a lasciare Genova per Udine ad agosto e invece, nonostante un brutto infortunio, ha avuto il suo momento di gloria. 
Infine, c'è un dettaglio non da poco per i tifosi di Genova: i derby. Personalmente me n'è fregato sempre il giusto, ma Giampaolo ha giocato sei derby, non perdendone nemmeno uno e vincendone quattro. Ha scritto il suo nome sulla stracittadina e nella storia della società.

L'ultima recita contro la Juventus al "Ferraris", non così lontana dall'impronta vista con il suo Empoli a Torino contro la Juventus nel 2015-16.

Ovviamente non bisogna nascondersi dietro un dito per i tratti negativi. Se posso fare un paio di rimproveri al tecnico, sono alcune lunghe strisce di risultati negativi che hanno caratterizzato le prime due stagioni (nel finale della prima, la squadra rimase senza vittorie per ? gare) e la pessima gestione della seconda parte del 2017-18, dopo aver raccolto un gruzzolo di vantaggio per tornare in Europa.
Non dimentichiamo anche l'integralismo tattico a cui è stata soggetta la Sampdoria: il 4-3-1-2 ha fornito un'identità e delle volte è stato leggermente piegato (alternando una seconda punta al "10" classico che sarebbe servito), ma il modulo è rimasto in piedi per tutta la durata di questi tre anni. Un piano-B non si è mai veramente visto.
Inoltre, alcune uscite non sono state delle migliori. Alcune me l'hanno fatto inevitabilmente amare, anche per inclinazione personale («Ministro io? Non abbiamo poltrone da occupare, siamo all'opposizione»), ma frasi come quelle di Torino dopo il mancato 2-2 contro la Juventus sono da cancellare e forse segnalano un limite per il quale Giampaolo non è mai arrivato a certi livelli.
E qui casca l'asino. Chi ci perde in quest'addio? Forse più la Sampdoria che il tecnico. Non sarà facile trovare un altro valorizzatore del genere, capace di insegnare calcio con una certa sagacia. Anche Giampaolo rischia: il possibile sì alla proposta del Milan è per me fuori da ogni logica, vista l'attuale situazione rossonera e le difficoltà economiche che inevitabilmente interverranno sulla realtà del club nel 2019-20.
Tuttavia, il manager abruzzese sentiva che l'asticella fosse stata bloccata e che non si potesse crescere più di così. E sono d'accordo, ma è inevitabilmente così. Come può crescere la Sampdoria in questo scenario, in questa Serie A, con questa proprietà? Pensare altrimenti è fuorviante, visto che c'è un limite che non si può superare, se non con una super-stagione.

E ora? Giampaolo è probabile che si accordi con i rossoneri, mentre il nome più forte di queste ore per la Sampdoria è Eusebio Di Francesco. IMHO meno maestro di calcio rispetto a Giampaolo, ma su quella via. L'unica cosa che mi turba è la proposta di un triennale: se le cose non dovessero andar bene, tale accordo diventerebbe un peso enorme. E preferirei un nome in salita piuttosto che qualcuno in cerca di riscatto dopo un passo falso nella propria carriera.
La Sampdoria, invece? Un paio di cessioni ci saranno come al solito e le indiscrezioni sulla cessione del club continuano. Intanto, qualche colpo - Thorsby, Chabot e Maroni - è già stato messo in atto, in modo da tutelarsi. Aspettiamo la nuova stagione e prendiamo quest'addio per quel che è: una separazione necessaria.

Grazie, mister.

Marco Giampaolo, 51 anni, lascia la Sampdoria dopo tre stagioni.