06 dicembre 2011

Non è una squadra per giovani.

Maggio 2011: la Sampdoria, dopo un girone d'andata in cui era in una posizione discreta (se non addirittura allettante, visto che ci si era arrivati senza Cassano, ormai separato in casa), riesce nell'impresa di cambiare due allenatori, il direttore sportivo, i giocatori e sopratutto di 10 punti in 12 partite e filare in Serie B, a discapito di un Lecce non trascendentale e di un altro paio di squadre inferiori - solo tecnicamente e, purtroppo, solo in teoria - ai blucerchiati.
In quell'occasione, il nuovo "vice-presidente vicario" (pare un boia, a definirlo così) Edoardo Garrone promette una rapida ed immediata risalita, attraverso un progetto vincente e di lunga durata, da far passare attraverso una nuova dirigenza, un cambio tecnico alla guida della squadra ed una piazza pulita senza precedenti.

Dicembre 2011: stessa storia, stesso posto, stesso bar. La Sampdoria è al di fuori addirittura della zona play-off (oltre ogni peggiore previsione al ribasso), imbambolata, sulle gambe ed in palese confusione mentale, nonché con una condizione che sembra da fine campionato, quando invece di giornate sul calendario della serie cadetta ne mancano ben 24. Inutile dire che siamo un po' tutti delusi dal nuovo corso e le colpe si possono ben distribuire tra tutti i protagonisti. Da Garrone jr., che ha messo i soldi, ma probabilmente si è dimostrato un po' meno accorto nel scegliere i suoi collaboratori, a Sensibile, autore di una campagna acquisti fatta di parecchi soldi spesi, ma ben poche idee futuribili; da Atzori, colpevole di una squadra palesemente inadatta per la risalita immediata in quanto a gioco ed idee, ai giocatori stessi (chi più, chi meno), incapaci di scrollarsi dei fantasmi del passato e di ricominciare da capo a mettere un mattoncino per volta per il ritorno nella massima serie, nonostante abbiano alle spalle una tifoseria che - per abnegazione ed attaccamento alla maglia - sembra aver recepito il messaggio di "risalita" molto meglio di coloro che mettono piede in campo.



Detto questo, un dato oggi mi salta all'occhio. Veramente, l'avevo già notato, ma volevo farlo notare anche a chi magari è stato meno attento: il passaggio che più sembra aver deluso e che, sopratutto, sembra aver portato più velocemente a questo stato di cose è la famosa "piazza pulita" mai arrivata. Ripercorriamo queste operazioni di mercato: a Giugno se ne vanno Curci e Guberti (tutti e due o nessuno sembra esser la condizione della Roma e noi, costretti dalle fregature della comproprietà, li diamo via per un tozzo di pane), più Mannini (uno dei meno negativi nel 2010-2011, inspiegabilmente regalato al Napoli che comunque non lo voleva e difatti lo darà al Siena). Macheda torna a Manchester dopo un'annata da dimenticare, Ziegler va da svincolato alla Juve solo per poi scoprire che Conte non se lo fila, Zauri torna fortunatamente alla Lazio e Biabiany va al Parma. L'operazione, in sé per sé anche sensata (si cerca di rientrare dei 7 milioni spesi), non rimane tanto sensata se poi ti prendi in prestito Castellini (che alla Roma fa solo 12 presenze, per lo più nei minuti finali) e Rispoli (autore di una stagione disastrosa che per poco non manda il Lecce in B al posto nostro).
Le operazioni di cessione - a vario titolo - di Lucchini, Stankevicius, Cacciatore, Poli e Tissone definiscono l'organico che oggi viaggia a metà classifica in Serie B. Cosa salta all'occhio? Che componenti molto più gravi dell'incredibile retrocessione dell'ultima stagione calcistica (e forse di tutta la storia della Serie A) sono ancora qui, a guadagnarsi il proprio stipendio, nonostante prestazioni di ieri e di oggi non sufficienti, se non da brivido.

Stupisce come la nostra società punti alla risalita grazie a giocatori stanchi, poveri di motivazione e magari anche a ciclo finito con la nostra maglia. Sia che essi siano stati parte del disastro nella massima serie, sia che siano arrivati dopo. E' indubbio che Palombo e Gastaldello siano patrimonio di questa società. Ma è anche indubbio che i soldi te li devi guadagnare con prestazioni perlomeno decenti: ragionamento che vale per qualsiasi lavoro, ancor più per chi ha la fortuna di far coincidere la propria passione con la propria professione.



Se un occhio ben attento guarda la rosa di quest'anno, noterà che ci sono ben 14 giocatori già presenti l'anno scorso. Io capisco che, per il d.s. Sensibile, sia difficile fare molti affari in uscita, in un mercato in cui non ci sono molti soldi in giro e forse neanche troppe proposte per i nostri giocatori. Ma veramente era necessario tenere molti di coloro che si sono resi protagonisti l'anno scorso di cotanto disastro?

Di quei 14, aguzzo la lente d'ingrandimento su chi ha speso più tempo sul campo o su chi, negli ultimi anni, ha dimostrato ampiamente di non essere più utile alla causa blucerchiata: riferendoci ai primi, i nomi di Gastaldello, Palombo, Maccarone; citando i secondi, i vari Accardi, Dessena, Padalino, Semioli (quest'ultimo per infortuni) hanno la precedenza.

Nomino anche gli altri 7, ma per loro ci sono almeno delle scusanti generiche, come il fatto di aver giocato poco (Da Costa, Laczko), di avere avuto chance per lo più fuori ruolo e di poco minutaggio (Koman, Fornaroli) o magari di essere almeno giovani e quindi di avere altre possibilità con la maglia blucerchiata addosso (Volta, Obiang). Su Pozzi, faccio un discorso semplice: in A i gol li ha fatti, in B per ora è in media decente, certo abbassarsi l'ingaggio sarebbe cosa buona e giusta.



Tutto questo preambolo per dire cosa? Un concetto molto semplice: se vogliamo evitare di fare la fine del Torino - almeno a livello finanziario - toccherebbe cambiare filosofia. Garrone dice di puntare al modello Udinese.. allora perché, quando si è trattato di prendere qualche uomo di fantasia, si è andati a prendere un ragazzo di 28 anni, con gli ultimi 2 anni passati per lo più in panchina, invece di un giocatore del mercato estero (che magari sarebbe costato anche meno: riscatto di Foggia a quattro milioni, ricordiamolo..) dalle prospettive più ampie?

Che strada bisogna percorrere? Quella dei giovani. Io ho visto i dati sulle presenze: i giocatori con più gettoni in campo quest'anno sono Bertani (18), Palombo e Castellini (16), Semioli (14), Bentivoglio e Piovaccari (13). Tutti giocatori che hanno dato poco (Bertani, Semioli) o niente rispetto al nome che hanno (Palombo, Castellini, Bentivoglio, Piovaccari). Non sarebbe (stato?) il caso - visto che per ora il mercato è chiuso - a giocatori che non hanno questo gran nome (i sopra citati), ma che per lo meno hanno voglia? A cui aggiungo Signori, Soriano, Rossini, tutta gente che perlomeno morderebbe l'erba il sabato.

Che il cielo ce ne scampi, ma se rimanessimo in B, che si fa? Ti sei tenuto un anno in più giocatori che hanno dato un contributo misero. E che hai stra-pagato un altro anno, dopo quello della retrocessione. Alla famosa covata d'oro che vinse lo scudetto, la Coppa Italia, e la Supercoppa Italiana non è stata una vera possibilità, salvo alcuni (Marilungo). Veramente una formazione del genere..

Romero

X - Rossini - Volta - Laczko/X

Signori/Poli - Obiang - Soriano

Koman/Krsticic

Fornaroli - X/Pozzi

..potrebbe regalare uno spettacolo peggiore di quello visto? Con al posto delle X dei giocatori-scommesse prese però da FUORI (il Dortmund che prende Kagawa a 400.000 euro dal Cerezo Osaka o Zamparini che spende un milione per Ilicic dal Maribor sono degli esempi), si potrebbe almeno tornare allo stadio senza morire d'attacco di bile ogni volta. Insomma, il modo migliore per affrontare il futuro sarebbe (forse) quello di guardare il passato recente, che ha portato le sue soddisfazioni e che forse ha, nei giovani, l'unico rimasuglio di lavoro risalente a Beppe Marotta ancora presente nell'ambiente della Sampdoria.

Purtroppo, la Sampdoria "non è una squadra per giovani". Abituiamoci a questi concetti: probabilmente sono gli stessi che ci terranno in B più di quello che pensavamo.

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