28 febbraio 2012

Lascia o raddoppia?

Giuseppe Iachini è un combattente: su questo non ci piove. Lo è sempre stato, da giocatore prima e da allenatore adesso, con quella vena di rabbia ed agonismo che l'ha sempre contraddistinto e che non ferma mai le proprie manifestazioni (non ultima, l'espulsione di Torino). Si diceva - nel post-Atzori - che alla Samp servisse una persona di questo genere, un vero sergente di ferro, capace di abbinare ai risultati mancanti una determinazione fuori dal comune, che avrebbe condotto la squadra verso lidi più tranquilli. Ma ci è veramente riuscito Iachini? Un giudizio definitivo non si può dare, mancano 14 giornate (che diventano 15, se si conta il recupero da giocare con l'Empoli), ma una prima idea ce la si può fare. Magari dividendo l'analisi in tre parti ben distinte fra loro, che hanno fortemente latitato nella nostra benamata per tutto l'anno solare 2011: gioco, determinazione e risultati.

Il gioco è un mito: in realtà, non sappiamo cosa effettivamente il tifoso possa volere in termini di gioco. A Genova, c'è ancora chi ricorda lo scintillante gioco di Mazzarri nei due anni in cui è stato l'allenatore della Sampdoria; dall'altra parte, c'è chi invece ricorda con piacere l'organizzazione tattica di Delneri, che poteva essere considerato un "gioco entusiasmante" in quanto solido e capace di tenere la squadra unita anche in momenti difficilissimi (vedi Roma-Samp 1-2 o Samp-Milan 2-1), seppur non fosse prettamente spettacolare. Per quanto mi riguarda, preferisco la seconda versione, sopratutto in Serie B, dove il gioco-spettacolo lo fa solo Zeman e dobbiamo vedere con quali risultati; per il resto, rimanendo nel nostro giardino di casa, il Torino sta vincendo questo campionato con uno spirito di squadra ed un gioco semplice, ma non spettacolare (segnano pochissimo), il Sassuolo è la squadra più pragmatica dell'intera categoria e lo stesso Verona non sembra capace di un gioco spettacolare, bensì di colpi speciali da parte dei singoli.
Perciò, il "gioco", per come lo intendiamo nel Barcellona di oggi o nel Pescara di Zeman, non lo vedremo mai; il problema è che non si vedeva neanche una squadra ben organizzata finché c'era Atzori. Iachini ha parzialmente sistemato quest'aspetto: la squadra crea occasioni, ha una mentalità fortemente difensiva (i terzini salgono pochissimo e di inserimenti dei centrocampisti neanche l'ombra) e cerca di essere più solida che spettacolare. Si spera di non scadere troppo in questa mentalità, poiché il cambio che solitamente Iachini fa verso la fine (fuori attaccante, dentro centrocampista o addirittura difensore) non porta chissà quali vantaggi.
Insomma, nulla di entusiasmante.

Sul piano della determinazione, si possono registrare i progressi migliori: i ragazzi, con Atzori, erano mollissimi. Con Iachini non sembrano dei fulmini di guerra, ma almeno danno l'impressione di esserci con la testa in campo. Non è sempre stato così: la squadra, anche nel primo periodo sotto Iachini, aveva una mentalità rinunciataria.. ma Iachini ha chiesto, all'inizio della sua avventura, due mesi per portare la squadra su certi binari. A tre mesi dal suo avvento, questo si può vedere, con la squadra che lotta per quel che può, con rare eccezioni (vedi ultima partita a Torino).

Infine, se uno guarda ai risultati, per Iachini si può dare un giudizio parzialmente negativo: per lui, la media è di 1.25 punti a partita, con 15 punti in 12 scontri sui campi della Serie Bwin. Per l'ex allenatore Gianluca Atzori, la media è stata di 1.47 punti a partita, con 22 punti conquistati in 15 incontri sulla panchina sampdoriana.
Tutto ciò nonostante l'allenatore di Ascoli Piceno sia un ottimo allenatore per la categoria ed abbia in dote due promozioni, ottenute alla guida di Brescia e Chievo (quest'ultima, coronata con la vittoria del campionato): ciò cosa dimostra effettivamente? Che la squadra non sia esaltante o che neanche Iachini può risolvere l'apparente stato di stallo nella situazione della nostra compagine?

Forse dimostra semplicemente una cosa: è stato scelto - per l'ennesima volta - l'uomo sbagliato per far parte di un ingranaggio che fa ancora una fatica tremenda a girare. L'ingranaggio è stato in generale costruito male, ma di certo l'ex tecnico del Brescia non si sta rivelando la panacea di tutti i mali che molti speravano: l'unica cosa che per cui si è fortemente fatto amare e distinguere è il continuo riferirsi ai concittadini, sebbene non ne condividiamo più la stessa categoria.
Ecco, per questo esiste il tifoso, per esercitare lo sfottò, sacrissima arte a Genova; ma Iachini non è un tifoso della Sampdoria, seppure i tifosi del Genoa lo abbiano sempre "puntato" per questa sua presunta colpa (la potremmo chiamare veramente così, anche fosse vero?). E' l'allenatore di una squadra che ha bisogno della sua competenza tecnica, non certo del suo unirsi ai tifosi nell'insultare i dirimpettai del Marassi.

E quindi? Quale sarà il destino di Iachini a fine anno? Maggio non è lontanissimo, ma è ancora difficile dirlo. Come esempio potrei prendere il Padova: la squadra patavina riuscì, l'anno scorso, in una rimonta straordinaria. A Marzo era molto vicino alla zona retrocessione, ma - con l'esonero di Calori ed il subentro di Dal Canto - intraprese una serie positiva dal 15 Marzo al 29 Maggio, che portò in dote 25 punti in 11 partite. Se la Samp sarà possibile di un'impresa del genere, centrerà i playoff e ne parleremo.
Personalmente, spero che Iachini non sia riconfermato l'anno prossimo, poiché il suo gioco non mi entusiasma e non credo che sia la persona giusta per questo lavoro. Ma, se riuscisse l'impresa, sarò qui a scrivere questo blog e mi renderò protagonista di un mea culpa infinito. Quindi, che si fa, Beppe: niente play-off oppure si guadagna la riconferma a colpi di risultati positivi? Insomma, lascia o raddoppia?

Giuseppe Iachini, 47 anni, allenatore della Sampdoria da Novembre.

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