03 febbraio 2012

You'll never walk alone.

31 Gennaio 2012: forse non ci dimenticheremo mai questa data. Non la dimenticheranno i suoi detrattori (un partito in salita di consensi nell'ultimo anno), né chi lo amava senza sé e senza ma (ancora tanti, forse anche loro in aumento dopo la partenza). Angelo Palombo lascia la Sampdoria: non a titolo definitivo, perché la formula dell'addio - prestito con diritto di riscatto - lascia qualche speranza di ritorno, ma per molti è stato troppo da digerire, dopo un anno solare (quello del 2011) in cui sono partiti tutti quelli che potevano un minimo di gloria, speranza e futuro a questa società, a questa squadra, ad un ambiente che pare svuotato di significato dopo la partenza del numero 17.

Andiamo con ordine: la storia di Palombo la conosciamo tutti. Arrivato da Firenze dopo il fallimento della Viola, viene a Genova con lo spirito di fare esperienza, preso da un Marotta di cui ancora non conoscevano le capacità straordinarie; dovrebbe fare la riserva di Bolano ed invece.. il colombiano si fa male ed il ragazzino allora sconosciuto scende in campo con la nostra gloriosa maglia. Sarà una scommessa vinta, un trionfo: quell'anno - la magica annata della promozione e del 3 su 3 nei derby - l'Angelo blucerchiato collezionerà 32 presenze ed un gol, nella pioggia pesante di Messina, che rimarrà nella memoria di tutti. In particolare nella mia, poiché fu il gol che mi fece ri-innamorare della Samp in maniera pesantissima e non lo dimenticherò mai.
Negli anni successivi, il ragazzo viene messo alla prova da Novellino, che chiede ed ottiene dal Milan vari centrocampisti centrali che possano affiancare capitan Volpi e mettere alla prova il ragazzo di Ferentino: ma è un'ecatombe. Massimo Donati, Marco Donadel,  Samuele Dalla Bona: tutti ricordati come meteore, contano pochi gettoni con la maglia blucerchiata (rispettivamente 23, 8, 38, con il secondo rispedito al mittente a Gennaio 2005), mentre il mediano di Ferentino ne colleziona ben 106 totali in 3 anni. Ormai la sua maturità è arrivata ed il posto in squadra è suo, non glielo toglie nessuno, tanto da cominciare a scalare le gerarchie dei capitani, diventando il vice dell'indimenticabile Sergione Volpi.
Nel 2006-2007, in una stagione anonima, ci sono i segni di una grande maturazione, impara i trucchi del mestiere e da medianaccio recupera-palloni si comincia a delineare la figura di un "regista atipico", che - nella stagione successiva - mister Walter Mazzarri saprà sfruttare al meglio, tanto da mettere da parte un mostro sacro come l'ex-capitano Volpi e relegarlo alla panchina pur di lasciare le chiavi della regia al nuovo capitano blucerchiato: sì, perché Angelo nel frattempo si è guadagnato i galloni di condottiero ed è diventato l'idolo incontrastato della Sud.
Da quel momento in poi, con la cessione di Volpi al Bologna, Palombo guida la manovra blucerchiata come "regista" (aggiungeremmo noi adattato, dato che non nasce in quel ruolo) e se la cava discretamente, tanto da contribuire in maniera decisiva alla cavalcata che ci porta in Champions League nel 2009-2010. 
Il resto è storia, lo conoscete: il ridimensionamento, le richieste di Palombo e le risposte (stizzite) della società, il calo di contributo del capitano, i suoi guai fisici (l'infortunio con il Cesena su tutti), la volontà di restare per tornare in Serie A, il gol al Padova ed un ultimo periodo con più ombre che luci. Ma l'amore di quella gradinata non se ne è mai andato, perché lui è Angelo Palombo, il legame sul campo, l'unico rimasto, tra ciò che eravamo (una società che rischiava la C ed il fallimento nel lontano 2002) e ciò che siamo, ahimé, ora (una squadra che è arrivata in Europa e si trova impantanata nella metà classifica della B). Indubbiamente, a noi tifosi ricorda ciò che siamo stati e che speriamo di poter ancora essere, nonostante il presente non ci sorrida.
Di lui cosa ci resterà? Le 361 presenze in blucerchiato in tutte le competizioni italiane e in Europa, condite da 13 gol (su tutti quello contro il Cagliari nel 2006-2007) e tanta grinta, tanto carisma, che magari ultimamente non si faceva sentire troppo, ma che nella mente dei tifosi è sempre stato presente.



Ma, facendo così, sembra di fare un elogio funebre. Angelo Palombo non è certo passato a miglior vita, o quanto meno non in quel senso. E' andato all'Inter, giocherà con grandi campioni e, probabilmente, darà il suo contributo, come si è visto nell'ultima di campionato (Inter-Palermo 4-4), quando è entrato e ha fatto quello che sa fare meglio: contrastare bene, occupare intelligentemente il campo, smistare il gioco come meglio gli riesce, come nell'occasione del 4° gol interista, quando dà inizio all'azione con un lancio non fenomenale, ma buono, di quelli che non gli si vedeva fare da tempo alla Samp. 
E allora viene da chiedersi: come si è arrivati a questo punto? Perché Palombo, per alcuni (tra cui anche me, almeno dal punto di vista tecnico), si è rivelato un peso negli ultimi 12 mesi e molti sembrano essersi scordati ciò che rappresenta per la Sampdoria? E cosa ha spinto nei suoi sostenitori più stoici a non volerlo veder partire neanche sotto tortura?
Non saremmo seri se non facessimo un'analisi pacata e razionale della situazione che ha portato a tutto questo. Sarebbe giusto farla dividendola in due scomparti, molto diversi tra loro ma ugualmente importanti: quello tecnico, sul campo, e quello emozionale, sugli spalti e nei rapporti con la dirigenza.

Angelo Palombo è, dal punto di vista tecnico, un discreto giocatore. E' sicuramente migliorato rispetto al ragazzo che era quando arrivò in B con Novellino: allora era un medianaccio senza arte né parte, buon recuperatore di palloni, instancabile, ma di certo il piede che ha oggi - probabilmente - se lo sognava. Avere accanto uno come Sergio Volpi lo aiutato: l'ex-capitano non ha fatto la storia del calcio, ha 2 presenze con la Nazionale, ma se è stato cercato anche dal Real Madrid all'epoca di Arrigo Sacchi come d.t. dei blancos, un motivo c'era.. ed era la capacità straordinaria d'essere, a quel tempo, uno dei pochi registi puri rimasti in circolazione. Lui (insieme a Corini) era un regista con i fiocchi, con ottima visione di gioco, tempi giusti e anche più grinta del palermitano: credo fosse un grandissimo vantaggio per Angelo giocare con lui, perché ha imparato trucchi che ormai sanno in pochi. Ci guardiamo intorno e vediamo quanti registi puri in giro? Quasi nessuno. A livello di grande nome sono rimasti i vari Xabi Alonso e Xavi, a livello più basso due nomi che mi vengono in mente sono Milanetto e Marcolini, che però non giocano più a grandi livelli (e mai c'hanno giocato..). Perciò Angelo in questo è avvantaggiato: però, se nasci tondo, non morirai certo quadrato. Angelo Palombo non è un regista. Questo è un mito che va sfatato: è bravo ad impostare il gioco, ma non è - per l'appunto - come Volpi. Questo probabilmente non l'ha accettato e neanche i suoi ultimi allenatori sono stati bravi a farglielo capire: se ci aggiungiamo i problemi fisici che lo hanno seguito in quest'ultimo anno e le poche motivazioni che aveva da una situazione in cui si sentiva separato in casa, beh, ecco spiegato il calo del suo rendimento. Ciò non toglie che è rimasto un'intoccabile anche in partite obiettivamente inguardabili e questo ha solo creato problemi alla Sampdoria. Insomma, dal punto di vista tecnico, la perdita di un Angelo Palombo senza stimoli e con parecchi guai fisici non sembra incolmabile, affatto. A preoccuparci di più potrebbe essere chi lo sostituirà: negli ultimi 12 mesi, in questo senso, non si è lavorato certo bene..

Poi c'è l'emozione, la passione. Angelo è e probabilmente sarà sempre un simbolo blucerchiato. Su questo non c'è nulla da fare, non si può cambiare 10 anni di storia con un'operazione di mercato. In società, invece, non sono d'accordo su questo punto di vista: abbiamo assistito ad una vera caduta di stile.
La società forse ha sempre avuto le idee chiare: da Giugno a Dicembre dell'anno appena passato si è cambiato idee miliardi di volte, asserendo prima che Palombo sarebbe stato un uomo-chiave nel progetto di risalita, aspettando poi di vedere se il capitano volesse andare via (e sperandoci), cedendolo poi praticamente alla Fiorentina il 31 di Agosto per 7.5 mln. (adesso sembra una cifra enorme) e vedendo il rifiuto dell'Angelo blucerchiato, determinato nel tentare la scalata alla A con la maglia di una vita. 
Ma il vero (mi viene da aggiungere l'ennesimo) fallimento di Sensibile sta in una dichiarazione rilasciata dopo Sampdoria-Varese, conclusasi con la sconfitta dei blucerchiati, nella quale afferma che "comprare un centrocampista di qualità sarebbe un autogol, perché noi abbiamo Angelo Palombo ed il capitano va aspettato, perché sta vivendo una situazione delicata". Ed il 31 Gennaio lo troviamo ceduto: la balla dell' "opportunità che capita una sola volta nella vita" non la possiamo credere vera per Palombo. Insomma, la società ha completamente toppato sul capitano, assumendo un atteggiamento da né carne, né pesce che ha solo innervosito l'ambiente ancora di più: cedendolo subito a Luglio o aspettando la fine dell'anno si sarebbe fatta una figura migliore.
Ed il ritiro della maglia 17 a data da destinarsi è solo un ridicolo tentativo di essere romantici a riguardo.
Qualcosina lo si può rimproverare allo stesso capitano, perché il 20 Giugno 2011 dichiara di voler chiudere la carriera con la maglia della Sampdoria, anche a costo di rifiutare offerte importanti. Non voglio farne un rimprovero al capitano, ma la nave non s'abbandona a metà campionato, avrei capito un addio a fine anno, ma così è sembrato ancora più doloroso e un poco meno onorevole da parte sua.
Dal punto di vista emozionale, una fine del genere è stata una pugnalata della società nei confronti di Palombo e sopratutto nei nostri confronti, che ancora una volta siamo di fronte all'incapacità della dirigenza di avere un'idea chiara ed una strategia ben determinata, agendo come se non esistesse un domani.. o almeno, uno buono.

Insomma, per i suoi detrattori, è un peso morto di cui si spera di essersi liberati.
Per i suoi sostenitori più accaniti, 10 anni di storia presi a calci in culo.
Per me, rimane sopratutto la colpa della società di aver gestito con poco stile ed un tempismo orrendo la vicenda di uno dei giocatori più significativi della storia doriana: fosse andato via a fine anno, a titolo definitivo (chissà, la formula odierna della cessione apre possibilità anche al suo ritorno..), con le lacrime agli occhi ed il giro di campo sotto la Sud.. non sarebbe stato meglio?
Comunque vada, gli auguro di rimanere all'Inter e di avere un buon finale di carriera, di lottare meglio di come ha fatto negli ultimi mesi e di ricordarsi che non camminerà mai da solo, i tifosi doriani avranno per lui sempre un ricordo buono.
Grazie, Angelo.
Grazie di tutto, comunque.


Angelo Palombo, 30 anni, in una gara della Serie Bwin 2011/2012 con la maglia della Samp.

2 commenti:

  1. "Qualcosina lo si può rimproverare allo stesso capitano, perché il 20 Giugno 2011 dichiara di voler chiudere la carriera con la maglia della Sampdoria, anche a costo di rifiutare offerte importanti. Non voglio farne un rimprovero al capitano, ma la nave non s'abbandona a metà campionato, avrei capito un addio a fine anno, ma così è sembrato ancora più doloroso e un poco meno onorevole da parte sua."
    Sapete che certe persone dentro a società OBBLIGANO a lasciare proprio all'ultimo?
    Angelo era tranquillo in ritiro preparandosi per la partita con l'Empoli, qualcuno però ha fatto la checca isterica al telefono ( vero CENTOCAPELLI!!!) magari ha subito la minaccia più grande di rovinargli la carriera... Voi cos'avreste fatto? Avreste buttato al cesso la Vostra carriera?
    Certe cose bisogna capirle e basta ed Angelo vi assicuro, starebbe volentieri alla Samp a vita

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  2. Non lo metto in dubbio, però ho visto nella mia vita Emerson rimanere nella Roma pur di farsi scadere il contratto e firmare con la Juve a fine stagione 2003-2004 senza far spendere un euro alla società bianconera. Non gli rimprovero l'idea di volersene andare, ma il fatto di volerlo fare a metà stagione. Tutto qui.
    Sappiamo entrambi che, anche con eventuali minacce, Palombo non avrebbe perso nessuna carriera per sei mesi ;)

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