27 giugno 2012

Provaci ancora, Rafa.

Ormai è una telenovela, quasi come quelle migliori. Neanche in "Beautiful" si era mai arrivati a questi livelli, seppure con costanti aggiornamenti a tutta la tifoseria doriana. Non si respirava questo clima di attesa dalla presunta trattativa per portare Andriy Shevchenko a Genova: allora c'erano di mezzo il centro medico Baluardo, Beppe Marotta e Cassano a spingere per nuovi fuoriclasse in maglia blucerchiata. E' cambiato molto: ora, al comando, c'è Edoardo Garrone e Pasquale Sensibile a spingere per un colpo che di vantaggioso ha molto. C'è poco da perdere nell'attendere Rafael Benitez, allenatore spagnolo di 52 anni. Un fuoriclasse della panchina: basta vedere la sua storia.

Nato a Madrid il 16 Aprile del 1960, Rafael Benitez ha giocato con la squadra "B" del Real Madrid, per poi finire a giocare terza divisione spagnola durante tutta la sua carriera. Giocava da libero e, probabilmente, questo lo ha aiutato nel vedere meglio ciò che accadeva in campo. Lo ha aiutato così tanto da fargli scegliere il mestiere di "entrenador" dopo la fine della sua carriera da calciatore, conclusasi a soli 26 anni a causa di un serio infortunio. Entra nello staff degli allenatori che gestisce la "cantera" del Real Madrid: con essa vince tre titoli tra il 1987 ed il 1990, tanto da meritarsi la promozione ad allenatore del Real Madrid B nel 1993, lui che ne è stato un fedele servitore già da giocatore. Lo allenerà per due anni, conditi da una breve interruzione per collaborare come vice di Vicente Del Bosque nella prima squadra blanca. Sarà capace di portare la squadra ad un sesto ed un ottavo posto.
Buoni risultati per essere alla prima esperienza da allenatore. Talmente buoni da fargli decidere di provare a volare in "solitaria"; così Rafa prepara i bagagli e comincia a girare la Spagna, cercando la consacrazione in giro per il paese.
Ci sono ombre e luci sul suo cammino: male a Valladolid (dove viene esonerato dopo 23 giornate nella Liga e due vittorie..), male ad Osasuna (in Segunda), benissimo invece con l'Extremadura, che riporta subito in Liga, ma non riesce a salvare l'anno dopo. L'esperienza è comunque positiva: Benitez, però, decide di fermarsi un anno e studiare calcio in Italia ed in Inghilterra. Dopo questo rinnovamento delle conoscenze, prende in corsa il Tenerife nella stagione 2000/2001 e lo riporta in Liga, battendo addirittura il più blasonato Atletico Madrid.





Ed è qui che arriva la svolta: quest'impresa lo porta all'attenzione dei dirigenti del Valencia, squadra rivelazione degli ultimi anni. La compagine della Comunidad Valenciana è arrivata a due finali di Champions negli ultimi due anni e deve rimpiazzare Hector Cuper, sbarcato a Milano sulla sponda nerazzurra. I dirigenti avevano cercato altri pezzi grossi del mercato degli allenatori, come Irureta e Aragonés, ma entrambi avevano rifiutato; così si è puntato su Benitez. Mai ripiego fu più giusto: il Valencia, nella stagione 2001/2002, si riprende il titolo della Liga dopo trent'anni di attesa, giocando un calcio pragmatico e capace di rendere il centrocampista Baraja il miglior realizzatore della squadra; due anni dopo, al Valencia riuscirà addirittura il "doblete", con la vittoria del campionato (+5 sul Barca) che verrà accoppiata al cammino trionfante in Coppa UEFA. Il 2-0 ai danni dell'Olympique Marsiglia di Didier Drogba sarà la ciliegina sulla torta di un ottimo lavoro svolto da Benitez con i bianconeri, ai quali è stato capace di dare un gioco anche più spettacolare man mano che lavorava in quel di Valencia. Nonostante questi successi, i problemi con il presidente del club, Jesus Maria Pitarch, fecero prendere a Benitez una decisione dolorosa, ma necessaria: quella di andarsene.





Un aereo lo portò in Inghilterra e gli fece conoscere quella che sarebbe stata la sua casa per sei anni: Anfield, la Kop, insomma Liverpool. Quel mondo magico da cui nacquero i Beatles e, nel suo caso, l'impresa più grande che il mondo del calcio abbia potuto raccontare negli ultimi anni: Istanbul 2005 e la finale di Champions che sembrava persa all'intervallo, i balli di Dudek e quella parata miracolosa su Shevchenko al 120'. Ma prima di quei grandi momenti, la situazione sembrava tutt'altro che rosea all'inizio della stagione: Benitez cercò di convincere Steven Gerrard e Micheal Owen a rimanere a Liverpool. Ma se nel primo caso riuscì nel suo intento, nel secondo dovette rimetterci, con Owen venduto al Real Madrid. Fortunatamente, con i soldi della sua cessione, si riuscì ad arrivare a diversi giocatori della Liga, tra cui Luis Garcia e Xabi Alonso, diventati subito idoli della Kop; Benitez riuscì anche a valorizzare Jamie Carragher, titolare fisso sotto la sua gestione.
Al primo anno, Benitez riuscì a vincere la Champions League nella finale contro il Milan: sotto 3-0 alla fine del primo tempo, in dieci minuti i Reds rimontarono lo svantaggio e portarono la partita ai rigori, dove ebbero la meglio rispetto ad un Milan stanco e deluso. Fu la quinta Champions conquistata dal Liverpool e Benitez fu il terzo manager nella storia (dopo Paisley e Mourinho) a realizzare la doppietta Coppa UEFA-Champions League in stagioni consecutive. Nei primi tre anni sono concentrati i successi maggiori alla guida del Liverpool: una Champions, un'altra finale (stavolta persa, sempre contro il Milan), una F.A. Cup, una Community Shield ed una Supercoppa Europea. Non male, per una squadra che aveva smarrito le vittorie dopo i cinque trofei del 2001.
Il Liverpool ha dimostrato poi una forte vocazione europea: sotto Benitez, ci sono due finali di Champions League, una semifinale ed un quarto di finale. L'unico peccato rimane la Premier: è il 2008/2009 l'anno in cui il manager di Madrid ci va più vicino. Ma, nonostante 6 punti su 6 contro il Manchester United di Sir Alex Ferguson (2-1 ad Anfield, 4-1 all'Old Trafford), una serie di pareggi in casa all'inizio della stagione bloccano i sogni di gloria.
Alla fine della stagione 2009/2010, a causa di numerosi disguidi con i nuovi proprietari americani Gillett e Hicks, decide di andare via, portandosi dietro l'ammirazione di molti tifosi, che ancora adesso rimpiangono la dipartita del manager spagnolo da Liverpool.





L'ultimo capitolo è probabilmente il più doloroso della sua gloriosa carriera: a Giugno del 2010, viene scelto come l'uomo che dovrà curare il post-Mourinho all'Inter, volato a Madrid per risollevare le sorti del Real. Nonostante due trofei vinti - la Supercoppa Italiana ed il Mondiale per Club - Benitez era insoddisfatto per i pochi acquisti compiuti nel mercato estivo e, perciò, chiese di nuovo aiuto al presidente Moratti, che glielo negò. Questo fu motivo sufficiente affinché il manager decidesse di lasciare l'Inter nel Dicembre del 2010, sostituito da Leonardo.





Adesso cosa succederà? Il tormentone Benitez sta proseguendo da due settimane e si spera che, per la fine di questa settimana, si possa sapere se questo matrimonio si possa fare. Io spero personalmente di sì e per molte ragioni: Benitez è un ottimo allenatore, il suo curriculum parla da solo, è un tattico d'altri tempi, capace di lavorare con i giovani e su un progetto che possa durare più anni. Insomma, speriamo che firmi. Del resto, chi ha detto che la colpa della crisi dell'Inter fosse sua: quest'anno non pare essere andata meglio. Perciò, provaci ancora, Rafa. Dai, che magari insieme ci divertiremo..



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